CARRÈRE, Emmanuel
Scrittore, sceneggiatore e regista francese, nato a Parigi il 9 dicembre 1957. Figlio di Louis Carrère e di Hélène Carrère d’Encausse, immigrata georgiana, storica della Russia e prima donna a essere eletta all’Académie française. Laureato in scienze politiche, ha cominciato la sua carriera di scrittore come giornalista e critico cinematografico e questi due filoni professionali hanno prodotto esiti importanti nella sua opera. Il suo primo libro era infatti una monografia dedicata a Werner Herzog (1982), e in seguito C. ha portato sullo schermo come sceneggiatore alcuni dei suoi romanzi come La classe de neige (del 1995, trad. it. La settimana bianca, 1996; il film omonimo è del 1998, diretto da Claude Miller) e L’adversaire (del 2000, trad. it. L’avversario, 2000; il film omonimo è del 2002, diretto da Nicole Garcia) fino alla realizzazione nel 2005, come regista, del film tratto dal suo romanzo del 1986 La moustache (trad. it. Baffi, 1987; il film è uscito in Italia nel 2006 con il titolo L’amore sospetto). Nel 2003 ha realizzato un interessante documentario, Retour à Kotelnitch, nel quale si assiste a un’appassionata ricerca delle proprie origini che troverà poi un’eco profonda nel Roman russe del 2007 (trad. it. La vita come un romanzo russo, 2009). In forza della sua esperienza cinematografica è stato chiamato nel 2010 a far parte della giuria del Festival di Cannes presieduta da Tim Burton.
La produzione narrativa degli anni Ottanta e Novanta (che oltre ai romanzi già citati comprende: L’amie du jaguar, 1983; Bravoure, 1984, trad. it. Bravura, 1991; Hors d’atteinte?, 1988, trad. it. Fuori tiro, 1989) è tutta centrata sui temi della ricerca dell’identità, del riconoscimento dell’individuo nel rapporto con l’altro (tema che emerge nello stesso periodo nella biografia romanzata di Philip K. Dick, Je suis vivant et vous êtes morts, 1993, trad. it. Io sono vivo e voi siete morti: Philip H. Dick, 1928-1982. Una biografia, 1995) e soprattutto del rapporto tra realtà e finzione, in particolare per quanto riguarda lo spazio e il tempo. Lo stesso problema era stato trattato in un originalissimo saggio del 1986, Le détroit de Behring. Introduction à l’uchronie.
Con il volgere del secolo si è verificato un profondo cambiamento nella produzione di C., che ha convinto il pubblico e ha consentito allo scrittore di raggiungere il successo internazionale. È nato così per la critica, tanto per quella ‘militante’ quanto per quella accademica, il problema della definizione di genere delle sue opere, non più classificate come romanzi, ma come récits. Ciò che questi testi mettono in discussione, infatti, è il proprio statuto finzionale, e in due modi diversi. Da una parte con un’insistita e forte presenza della prima persona, non solo in chiave autobiografica, ma spesso con funzione di commento. Dall’altra parte con l’irruzione nelle sue storie della cronaca, della vita reale soprattutto delle persone anonime e comuni. Tutto sembra avere origine dal drammatico confronto tra
C. e Jean-Claude Romand nell’Adversaire. Inviato dal «Nouvel Observateur» a seguire il processo a Romand, un uomo che per un ventennio aveva condotto una doppia vita e che, sul punto di essere scoperto, compie un’orribile strage familiare, C. ne rimane in qualche modo affascinato, decide di raccontarne la storia e avvia un rapporto epistolare di cui dà conto nel libro, insieme alla sua acuta e profonda riflessione sul male che alberga in ognuno di noi. In D’autres vies que la mienne del 2009 (trad. it. Vite che non sono la mia, 2011) sono appunto le vite degli altri, di persone comuni che l’autore incontra, a essere raccontate con tutti i loro dolorosi risvolti legati alla malattia, all’handicap o al lutto. Attraverso le vite degli altri l’autore ha potuto trattare i temi più disparati come lo tsunami del 2004 o la battaglia giudiziaria sul sovraindebitamento. Limonov (2011; trad. it. 2012), grande successo internazionale, non solo è una biografia del discusso, e per certi versi oscuro, personaggio russo, ma è anche una lucida analisi della letteratura russa contemporanea, accompagnata da una riflessione storica sulla Russia sovietica e postsovietica. Anche in Le Royaume (2014; trad. it. Il Regno, 2015), ultimo ponderoso volume in ordine di tempo, si mescolano registri e generi, storia e filosofia, autobiografia e romanzo. Si tratta del racconto della nascita del cristianesimo attraverso l’analisi delle figure dell’apostolo Paolo e del suo seguace Luca. L’avvincente trama è preceduta dal racconto della propria conversione e del difficile rapporto con la fede cristiana, poi definitivamente abbandonata.
Bibliografia: Emmanuel Carrère, Paris 2007; «Roman 20-50», juin 2014, 57, nr. monografico: Emmanuel Carrère. Un roman russe, D’autres vies que la mienne et Limonov.