EMIRATI ARABI UNITI
(App. IV, I, p. 687)
Nel corso degli ultimi vent'anni gli E.A.U. hanno avuto una particolare evoluzione demografica: infatti, i 179.000 ab. censiti nel 1968 erano saliti a 1.622.393 alla rilevazione censuaria del 1985. Stime anagrafiche del 1990 attribuivano al paese una popolazione di 1,85 milioni di abitanti. Quest'incremento straordinariamente rapido della popolazione è dovuto a una massiccia immigrazione di lavoratori, attirati dalla ricchezza del paese: si calcola che circa il 90% della forza lavoro operante negli E.A.U. sia costituita da stranieri.
Condizioni economiche. - Con un reddito pro capite di quasi 20.000 dollari all'anno (1990, secondo le stime effettuate dalla Banca mondiale), gli E.A.U. si collocano ai primi posti nella graduatoria dei paesi più ricchi del mondo, anche se nella seconda metà degli anni Ottanta l'economia del paese ha subito alcuni rallentamenti. Questo è dipeso dalla caduta dei prezzi petroliferi sui mercati internazionali, che ha determinato una contrazione della produzione di petrolio, passata da 98.712.000 t nel 1977 a 75.430.000 t nel 1988. Il governo, in seguito al minore gettito delle vendite petrolifere (che da sole finanziano il 90% del bilancio federale), ha deciso di ridimensionare molti ambiziosi progetti di sviluppo e abolire la gratuità di alcuni servizi sociali.
Nel corso del 1990 si sono verificati bruschi rincari nei prezzi dei prodotti petroliferi (sono state nuovamente superate, sia pure per brevi intervalli di tempo, le quotazioni di 35 dollari per barile) che hanno ripristinato sensibili margini di profitto nei paesi produttori. La situazione di crisi conseguente all'invasione del Kuwait da parte delle forze armate dell''Irāq ha però compromesso, alle regioni della penisola arabica, il pieno godimento di questi surplus.
I due emirati a più alto tasso di sviluppo industriale sono quelli di Abū Ẓabī e di Dubai. Il primo, agli inizi degli anni Ottanta, ha realizzato un vasto complesso industriale a Ruweis − che è dotato di un porto ad alti fondali −, dove sono attive una fabbrica di fertilizzanti e una raffineria di petrolio. Il secondo emirato, quello di Dubai, ha impiantato una nuova zona industriale a Ǧabal ῾Alī, centro urbano di recente realizzazione sorto a 30 km dalla capitale dell'emirato; vi sono localizzati un'acciaieria, una raffineria di alluminio e una di petrolio, un impianto di liquefazione del gas e anche impianti di dissalazione dell'acqua di mare.
Gli emirati del Nord (Ra's al-H̱ayma, al-Fuǧayra, Umm al-Kaywayn e ῾Aǧmān) sono quelli che hanno avuto minor successo sul piano economico. L'emirato di ῾Aǧmān, il più piccolo, non ha altre risorse che un piccolo bacino di carenaggio; quello di Ra's al-H̱ayma possiede tre cementifici, ma tuttora fonda la propria economia sul settore agricolo (produce ortaggi e li esporta negli altri emirati), mentre l'emirato di al-Fuǧayra aggiunge ai proventi agricoli quelli della pesca. La recente costruzione di un grande albergo della catena Hilton favorisce il turismo dagli altri emirati. Umm al-Kaywayn, infine, dispone di importanti riserve di gas naturale.
Per quanto riguarda l'agricoltura, occorre notare come questa sia fortemente condizionata dalla mancanza d'acqua, dalla salinità dei terreni e dall'esodo rurale; tuttavia, in questi ultimi anni, anche nel tentativo di diversificare la produzione, il paese ha impiantato stazioni sperimentali di agricoltura e ha cercato di valorizzare al massimo il potenziale di alcuni emirati, utilizzando le riserve d'acqua sotterranee e ricorrendo a tecniche colturali d'avanguardia.
Storia. - I contrasti tra le tendenze favorevoli a uno sviluppo del processo di centralizzazione (portate avanti specialmente dall'Abū Ẓabī) e quelle sostenitrici di una linea maggiormente autonomistica (di cui fu portavoce il Dubai) segnarono buona parte degli anni Settanta rendendo, tra l'altro, impossibile l'approvazione della Costituzione definitiva. Anche il calo nelle vendite petrolifere intorno al 1984, per quanto incise poco sulla solidità globale della federazione, accentuò le differenze tra l'uno e l'altro componente: consolidamento dell'Abū Ẓabī, sviluppo e intraprendenza del Dubai, difficoltà di Ra's al-H̱ayma con il fallimento della Banca della Costa araba, dinamismo del al-Fuǧayra.
Tuttavia i problemi e i timori insorti con la rivoluzione islamica iraniana e poi i pericoli di coinvolgimento determinati dal conflitto Iran-'Irāq indussero gli E.A.U. a un maggiore coordinamento, contrassegnato, per un verso, dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche con l'URSS (13 dicembre 1985) e, per un altro, dall'incremento delle spese militari che raggiunsero nel 1986 i 2,2 miliardi di dollari, pari al 35,3% del reddito nazionale. Con la fine della guerra fra Iran e 'Irāq gli E.A.U. tornarono a impegnarsi per l'integrazione delle iniziative economiche cercando di superare quei contrasti che avevano decretato il fallimento del piano quinquennale 1981-85. Fu altresì ridimensionata la presenza di mano d'opera straniera e gli E.A.U. puntarono ad assumere una propria funzione tra il gigante Arabia Saudita e gli stati minori (Baḥrein, Qaṭar) della penisola.
Le speranze in un'evoluzione politico-economica più propizia vennero però dissipate dal precipitare della crisi tra Stati Uniti e 'Irāq dopo l'invasione del Kuwait nell'agosto 1990. Coinvolti direttamente anche per il timore di agitazioni pro-irachene da parte della mano d'opera araba immigrata, finanziariamente impegnati a sostenere tramite gli investimenti bancari e i petrodollari il campo occidentale e il governo in esilio del Kuwait, gli E.A.U. non solo hanno considerato positivo l'intervento militare americano nella regione, ma ne hanno auspicato il protrarsi con basi e presidi pure a guerra conclusa nella primavera 1991, anche in funzione di sicurezza nei confronti dell'Iran.
Nell'aprile 1992 l'occupazione, da parte delle forze iraniane, dell'isola di Abū Mūsā riacutizzava una controversia, apertasi fin dal 1971, relativa al possesso della stessa isola e di altre due isolette situate a ovest dello stretto di Ormuz.
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