MORPURGO, Emilio
– Nacque a Padova il 23 ottobre 1836 da Isacco Vita e da Fiorina (Flora) Treves de Bonfili.
Il padre era un ricco possidente di Padova, mentre il nonno materno, Raffaele Vita Treves, fu insignito nello stesso 1836 da Ferdinando I d’Austria del titolo di nobile cavaliere dell’Impero con il predicato «de Bonfili».
Cresciuto in una famiglia ebraica di ampia cultura, Morpurgo studiò canto e diverse lingue straniere. Nel 1851 accompagnò il padre in un viaggio all’esposizione universale di Londra, lungo il quale fece tappa a Parigi, Berlino e Vienna. Presa la licenza liceale a Padova nel 1854, si iscrisse a giurisprudenza nell’Ateneo cittadino e si laureò nel dicembre 1859 con una tesi dal titolo Il proletariato e le società di mutuo soccorso. Nel 1860 sposò Ida Montalti, sorella del patriota garibaldino Luciano Montalti e figlia di Arnaldo, amico e commilitone del padre tra gli ufficiali della guardia nazionale nel 1848.
In quegli stessi anni iniziò a frequentare il Gabinetto di lettura e la Società di incoraggiamento di agricoltura industria e commercio, all’interno della quale entrò in contatto con i principali esponenti del liberalesimo moderato padovano, dal conte Andrea Cittadella Vigodarzere al marchese Pietro Selvatico. Dal 1863 collaborò al periodico della società, Il Raccoglitore, pubblicandovi due interventi sul progetto di istituire a Padova alcune società di mutuo soccorso, che poté essere realizzato soltanto nel settembre 1867, quando egli divenne presidente della Società di mutuo soccorso degli artigiani, negozianti e professionisti di Padova.
Gli studi su questi temi gli offrirono l’occasione per entrare in contatto con i coetanei Fedele Lampertico e Luigi Luzzatti, entrambi come lui impegnati nella promozione delle istituzioni mutualistiche e del credito popolare, nonché per rinsaldare i rapporti con Angelo Messedaglia, che aveva conosciuto come docente di economia politica all’università. Nel 1864, assieme ai colleghi di studi Antonio Tolomei ed Enrico Salvagnini dette vita al periodico di ispirazione autonomistica Il Comune. Il gruppo di giovani collaboratori della rivista si ritrovò compatto, assieme con i liberali della generazione precedente, anche tra gli autori del volume pubblicato per il secentenario della nascita di Dante Alighieri, che nel contesto della dominazione austriaca assumeva un evidente significato irredentista (Dante e Padova, Padova 1865). In questo periodo, Morpurgo pubblicò inoltre alcuni interventi anonimi nella pubblicistica liberale italiana, che in seguito raccolse con altri lavori nel volume Saggi statistici ed economici sul Veneto, Padova 1868.
Dopo l’unificazione delle provincie venete al Regno d’Italia, con le elezioni amministrative del dicembre 1866 venne eletto a Padova in consiglio comunale, dove rimase fino al 1872, e in consiglio provinciale, dove poté restare soltanto fino al marzo 1867, quando fu costretto a dimettersi in quanto eletto deputato nel collegio di Este e Monselice dopo un duro ballottaggio contro il candidato conservatore Pietro Venier. Nel medesimo collegio fu poi rieletto altre tre volte, nel novembre 1870, 1874 e 1876.
Alla Camera aderì, come tutto il gruppo dei moderati veneti, alla Destra storica di Marco Minghetti e Quintino Sella, occupandosi dapprima soprattutto dell’estensione e dell’adeguamento della legislazione vigente nel Regno alle provincie venete, quindi di provvedimenti più generali a carattere economico. Membro del Consiglio superiore di agricoltura dal 1869 al 1872, partecipò con Giovanni Cantoni e Severino Grattoni alla commissione incaricata di elaborare il progetto dell’Inchiesta agraria.
Morpurgo venne in quegli anni elaborando una personale visione che collegava direttamente la questione dello statuto delle scienze sociali al problema del governo del mutamento economico e della rappresentanza degli interessi, individuando appunto nell’indagine empirica il vero motore del progresso e delle trasformazioni politiche (La statistica e le scienze sociali, Firenze 1872; trad. tedesca Jena 1877). La medesima prospettiva era esplicitamente sostenuta anche negli interventi da lui pubblicati nella Rassegna di agricoltura industria e commercio, la nuova rivista della Società d’incoraggiamento di Padova, a partire dal maggio 1873.
Nel settembre 1873 il ministro Gaspare Finali lo chiamò a sostituire Luzzatti come segretario generale del ministero di Agricoltura, industria e commercio (MAIC), incarico che tenne fino al marzo 1876, occupandosi in particolare del riordino degli istituti tecnici (L’istruzione tecnica in Italia: studi, Roma 1875) e dell’applicazione agli istituti di credito della legge sulla circolazione cartacea del 1874. Membro dal novembre 1873 della Giunta superiore di statistica, vi si interessò soprattutto dell’organizzazione delle statistiche dei debiti comunali e provinciali e delle società di mutuo soccorso.
La carica ufficiale lo costrinse in quegli anni a partecipare in posizione defilata al tentativo di redifinire i principi teorici che dovevano guidare la politica economica avviato nel 1874 da Luzzatti con la fondazione di quella Associazione per il progresso degli studi economici, il cui organo ufficiale, il Giornale degli economisti, stampato a Padova dalla Società di incoraggiamento dall’aprile 1875, altro non era che la diretta continuazione della Rassegna di agricoltura industria e commercio.
Decaduto dall’incarico di segretario generale in seguito alla ‘rivoluzione parlamentare’ del 1876, continuò a occuparsi di questioni monetarie, commerciali e finanziarie, spesso appoggiando le iniziative del nuovo governo guidato da Agostino Depretis e attirandosi così qualche accusa di trasformismo. Fu relatore della legge istitutiva dell’Inchiesta agraria nel 1876 e nel 1877 fu eletto fra i commissari incaricati di condurla a termine.
A partire da quell’anno l’interesse per l’impegno parlamentare sembra diventare meno forte rispetto alla prospettiva di un ritorno a Padova, dove nel 1877 fu rieletto consigliere comunale e dal 1879 al 1881 assunse responsabilità di assessore nella giunta guidata dall’amico Francesco Piccoli. La pubblicazione di La finanza: studi di economia pubblica e di statistica comparata (Firenze 1877), lungi dal favorirne la nomina alla Corte dei conti, come alcuni colleghi parlamentari auspicavano, divenne piuttosto un ulteriore titolo utile per ottenere nel 1879 la nomina per «meritata fama» a professore ordinario di statistica nell’Università di Padova, incompatibile con l’incarico parlamentare dal quale diede le dimissioni nel gennaio di quello stesso anno.
All’Università di Padova Morpurgo teneva sin dal 1877 un corso libero di filosofia della statistica: si veda la prolusione L’ufficio scientifico e l’assunto civile della statistica, in Archivio di statistica, II (1877-78), 4, pp. 43-65. Negli anni successivi, all’aggiornamento costante dei contenuti del corso di statistica si accompagnò una polemica contro il dottrinarismo degli economisti classici: i riferimenti al modello di governo della Serenissima (Marco Foscarini e Venezia nel secolo XVIII, Firenze 1880) e alle intuizioni del filosofo cattolico Antonio Rosmini (Antonio Rosmini-Serbati e i suoi concetti sull’ufficio scientifico della statistica, in Archivio di statistica, VI [1881-82], 2, pp. 45-70) appaiono in effetti volti a legittimare l’approccio induttivo proprio della statistica come il più adatto alle scienze umane, in contrapposizione a quello deduttivo dell’economia politica. L’obiettivo di fare delle scienze sociali vere e proprie «scienze morali» costituiva d’altra parte il terreno comune sul quale la spiritualità ebraica di Morpurgo e Luzzatti aveva potuto incontrarsi con il cattolicesimo liberale di Lampertico e con lo scientismo giusnaturalistico di Messedaglia.
Eletto rettore dell’Università di Padova nel novembre 1880 e confermato per l’anno successivo, si impegnò a fondo nel tentativo di costituire un consorzio universitario per l’ampliamento e l’ammodernamento delle strutture dell’ateneo, al quale tuttavia il Comune e la Provincia di Padova rifiutarono di partecipare per timore che il progetto preludesse a un progressivo disimpegno finanziario dello Stato. Nel frattempo, la pubblicazione della prima parte della relazione di Morpurgo per l’Inchiesta agraria e le polemiche da questa suscitate lo spinsero a un ritorno alla politica nazionale: nel novembre 1882 rinunciò a un terzo mandato da rettore per ricandidarsi con successo alla Camera nel collegio di Belluno.
La nuova legge elettorale del 1882 spinse i moderati padovani a fondare l’Associazione popolare Savoia, di cui Morpurgo fu presidente fino al 1884. Egli sottolineò allora la necessità di allargare dalle città alle campagne la sfera d’influenza delle istituzioni «popolari» sulle quali si era fondata sino ad allora l’egemonia moderata. Nell’allargamento del suffragio egli sembrò anzi vedere un’occasione per integrare politicamente quella «classe agricola» di cui conosceva direttamente le difficili condizioni. La sua relazione per l’Inchiesta agraria metteva infatti in luce (anche attraverso confronti espliciti con il periodo austriaco) la mancata «nazionalizzazione» della parte più numerosa della popolazione delle campagne (Atti della Giunta per la Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, IV, Relazione sulla XI Circoscrizione, parte I, Le condizioni dei contadini nel Veneto, Roma 1882; parte II, Le condizioni della proprietà rurale e della economia agraria nel Veneto, Roma 1883). Proprio la denuncia delle difficoltà in cui versavano i contadini suscitò peraltro le reazioni fortemente critiche dei suoi stessi colleghi di partito, che lo spinsero a prendere le distanze dalla Destra moderata.
Ritornato nel 1883 a far parte del Consiglio superiore di agricoltura, Morpurgo vi difese la scelta fatta con la relazione per l’Inchiesta agraria di «dire la verità intera, per tutti, contro tutti», come ripeté nel suo intervento alla Camera del 25 aprile 1883. Fu negli anni successivi relatore su questioni di politica doganale e finanziaria, nonché sul progetto di riordino dell’istruzione universitaria.
Presentò in Parlamento nel febbraio 1884 la proposta di legge sul riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso, che non poté tuttavia vedere promulgata nel 1886: ammalatosi di polmonite, morì a Padova il 15 febbraio 1885.
Nell’ultimo lavoro, pubblicato postumo (La democrazia e la scuola, Torino 1885) manteneva quel collegamento tra principi morali e fiducia nelle scienze empiriche che lo portava ad auspicare il mantenimento dell’insegnamento religioso nella scuola elementare, ma anche a individuare nel suffragio universale un fattore di stabilità e maturazione delle classi popolari, sul modello della democrazia americana. La morte precoce ha consentito alla storiografia di proporre interpretazioni diverse della sua possibile evoluzione politica: se ne può immaginare un avvicinamento alla prospettiva di modernizzazione conservatrice propugnata da Alessandro Rossi (Lazzarini, 1983), oppure uno spostamento su posizioni democratiche e radicali (Camurri, 1992), o ancora un percorso sostanzialmente simile a quello seguito dall’amico Carlo Francesco Ferraris, che fu forse il più coerente erede della Destra statalista (Romani, 1994).
Morpurgo fu socio corrispondente (1861) e poi ordinario (1870) dell’Accademia galileiana di Padova; socio ordinario della Società di economia politica (1870) e della Società per il progresso degli studi economici (1874); socio effettivo dell’Istituto veneto di scienze lettere e arti (1873); socio ordinario dell’Accademia dei Georgofili (1874); socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei (1876); membro onorario della Royal Statistical Society (1880). Tra le onoreficenze ricevute, spicca la gran croce dell’ordine di Francesco Giuseppe d’Austria (1874); era inoltre commendatore dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1875) e grande ufficiale della Corona d’Italia (1876).
Fonti e Bibl.: per notizie sulla famiglia e in particolare sul padre: Jerusalem, Central Archives for the History of the Jewish People, P. 62, Archivio della famiglia Grassini-Morpurgo, Padova, 32-49. Sulla carriera universitaria: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Divisione personale 1860-1880, b. 538. Lettere: Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, Fondo Minghetti, b. 47A; Venezia, Ist. veneto di scienze lettere e arti, Archivio Luzzatti, Corrispondenza, ff. per corrispondente, UA 2746; Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Carte Lampertico, f. ad nomen e lettere rilegate ad indicem; Schio, Biblioteca civica, Archivio del senatore Alessandro Rossi, busta 19, f. M. E. Tra le fonti edite, cfr. le commemorazioni del presidente della Camera Giuseppe Biancheri e dei colleghi deputati Leone Romanin-Jacur, Alessandro Pascolato, Alberto Cavalletto, Giuseppe Marcora, Luigi La Porta, Settimio Costantini e Benedetto Cairoli in Atti Parlamentari, Camera dei deputati, legislatura XV, I sessione, tornata del 16 febbraio 1885; necr. di R. Dalle Mole, Necrologia di E. M., in L’Euganeo, 18 febbraio 1885; L. Luzzatti, Commemorazione di E. M. (letta all’Associazione Savoia in Padova), ibid., 30 giugno 1885; F. Lampertico, Commemorazione di E. M. letta il 12 febbraio 1886, in Atti dell’Ist. veneto di scienze lettere e arti, s. 6, IV (1885-86), pp. 555-595; J. Silvestri, Cenni sulla vita del professore E. M., in Annuario della regia Università degli studi di Padova per l’anno scolastico 1885-1886, Padova 1886, pp. 102-104; R. Volpe, In memoriam: raccolta di discorsi ed epigrafi, Belluno 1886; G. Cittadella Vigodarzere, Nel XXV anniversario della morte di E. M., Milano 1910; cfr. anche la prolusione del suo successore sulla cattedra di statistica a Padova, C.F. Ferraris, La statistica nelle università e la statistica delle università, in Giornale degli economisti, s. 2, 1886, pp. 129-165. Gli studi a lui dedicati comprendono R. Camurri, Tradizione e innovazione nel pensiero di E. M., in La scienza moderata: Fedele Lampertico e l’Italia liberale, a cura di R. Camurri, Milano 1992, pp. 339-375; S. Fratamico - T. Maccabelli, «Una scienza per la questione sociale»: la «politica sperimentale» di E. M., in Gli economisti italiani in Parlamento, 1861-1922, a cura di M. Augello e M.E.L. Guidi, Milano 2003, pp. 205-231. Sul pensiero di M.: R. Romani, L’economia politica del Risorgimento italiano, Milano 1994, pp. 98-107; G. Favero, Le misure del Regno: Direzione di statistica e municipi nell’Italia liberale, Padova 2001, pp. 144-149; A. Baffigi, Cultura statistica e cultura politica: l’Italia nei primi decenni unitari, in Quaderni dell’Ufficio ricerche storiche della Banca d’Italia, maggio 2007, n. 15, pp. 25 s. Sull’ambiente politico padovano: G. Solitro, La Società di cultura e di incoraggiamento in Padova nel suo primo centenario, Padova 1930; S. Cella, ‘Il Comune’ di Padova (1864-1866), in Padova, settembre 1958, pp. 23-26; G. Monteleone, Economia e politica nel padovano dopo l’Unità, Venezia 1971, pp. 82-90; A. Ventura, Padova, Bari 1989, pp. 188-196; T. Maccabelli, La Società d’Incoraggiamento di Padova e l’Associazione per il progresso degli studi economici, in Associazionismo economico e diffusione dell’economia politica nell’Italia del-l’Ottocento: dalle società economico-agrarie alle associazioni di economisti, II, Milano 2000, pp. 299-328. Sull’Inchiesta agraria: A. Caracciolo, L’Inchiesta agraria Jacini, Torino 1958, pp. 6 s., 33-38, 69; A. Lazzarini, Contadini e agricoltura: l’inchiesta Jacini nel Veneto, Milano 1983.