VISMARA, Emilio Enrico (Emerico, Emirico)
– Nacque a Modena il 27 luglio 1873 da genitori milanesi. Il padre Francesco era direttore della Manifattura tabacchi, la madre Luigia Zucchi era possidente.
Trasferitosi da bambino a Milano con la famiglia, dopo il diploma conseguito al liceo Manzoni si avviò nel 1891 agli studi ingegneristici presso il Regio Istituto tecnico superiore. Qui studiò per un biennio, per poi trasferirsi alla Scuola di applicazione per gli ingegneri di Pavia, dove frequentò il primo corso. Tra il 1894 e il 1899, in seguito alla morte del padre, interruppe gli studi e cominciò a lavorare presso la società di costruzioni di macchine elettriche Brioschi Finzi & C. Nel 1899, pur continuando a lavorare, riprese gli studi all’Università di Bologna, dove si iscrisse al secondo corso della Scuola di applicazione per gli ingegneri, laureandosi in ingegneria civile nel 1901.
A Milano frequentava abitualmente gli ambienti social-riformisti vicini alla Società umanitaria, grazie ai quali entrò in contatto con esponenti della Banca commerciale italiana (Comit) come Luigi Della Torre, presidente della Banca Zaccaria-Pisa, e Maurizio Capuano, direttore della Società meridionale di elettricità (SME). Quest’ultimo nel 1902 gli affidò la direzione della controllata Società Tirrena di elettricità, tramite la quale cominciò la sua ascesa nel settore elettrico.
Tra il 1903 e il 1904 fu incaricato dal Comune di Reggio Emilia di trovare una soluzione per l’illuminazione cittadina, proponendo una produzione mista gas-elettricità e il passaggio dalla vecchia gestione privata alla municipalizzazione del servizio. Nel 1904, insieme ad Angelo Omodeo, abile progettista con il quale lavorò per molti anni, fu inviato da Capuano in Sicilia alla ricerca di luoghi adatti alla costruzione di centrali idroelettriche. La missione diede ottimi frutti e nel 1907 cominciarono i lavori per la costruzione della prima centrale siciliana, sul fiume Cassibile, per la cui gestione fu costituita, con capitali della Comit, della Società per le strade ferrate meridionali e della Tirrena, la Società elettrica della Sicilia orientale (SESO), di cui divenne consigliere delegato. L’anno successivo presentò un progetto di elettrificazione della Sicilia, elaborato con Omodeo, che prevedeva la costruzione di numerose centrali idroelettriche in grado di alimentare un’unica grande linea di distribuzione, che corresse ad anello lungo le coste, dalla quale sarebbero partite diramazioni verso l’interno.
Negli anni seguenti guidò l’espansione della SESO sull’isola, acquisendo imprese preesistenti e costruendo nuovi impianti, prima sul versante orientale e poi su quello occidentale. Tale espansione fu coronata il 12 agosto 1918 dalla nascita, grazie all’ingresso di capitali provenienti dal Credito italiano, della Società generale elettrica della Sicilia (SGES), che rimase una delle più grandi imprese elettriche italiane fino alla nazionalizzazione del 1962. Come consigliere delegato, ne orientò le strategie per più di un decennio, diversificandone le attività e rendendola una holding con la quale finanziare imprese operanti non solo nel settore elettrico, ma anche in quello agricolo, minerario, edilizio, dei trasporti e turistico. La sua conduzione della SGES fu coerente con una visione dello sviluppo della Sicilia che sintetizzò nell’idea di una «bonifica integrale», che comprendesse, oltre all’elettrificazione agricola, anche interventi per incentivare le colture pregiate, contrastare la malaria, migliorare le condizioni sociali e igieniche, promuovere la crescita industriale e superare la crisi del comparto minerario.
Rispetto ai piani prebellici, nel dopoguerra sostenne la necessità di realizzare sull’isola pochi grandi impianti, rappresentati dai due progetti di bacini artificiali portati avanti negli anni Venti sull’alto Belice e sul fiume Simeto, per lo sviluppo della Conca d’Oro e della piana di Catania. Propose inoltre di unire le linee di distribuzione dell’isola con la Calabria, dove erano in costruzione i grandi impianti idroelettrici della Sila progettati da Omodeo, elaborando nel 1921 un progetto di cunicolo sotterraneo per il passaggio dei cavi attraverso lo Stretto di Messina. L’ipotesi non ebbe seguito e lo stesso Vismara optò infine per un collegamento mediante cavi aerei. Anche questo tuttavia non fu realizzato e il collegamento della Sicilia con la penisola sarebbe avvenuto solo nel secondo dopoguerra.
Negli stessi anni ebbe l’occasione di unire la sua particolare attenzione per il turismo agli interessi della società che dirigeva occupandosi, per conto di quest’ultima, della realizzazione del complesso turistico di Mondello (Palermo), e fondando nel 1927 la collegata Società grandi alberghi siciliani (SGAS), per la gestione di alberghi a Palermo e Taormina. L’anno successivo propose, senza successo, un progetto di sviluppo turistico per l’Etna, nato in seguito a un campeggio sulle pendici del vulcano con alcuni amici, tra cui il poeta Filippo Tommaso Marinetti.
Alla fine del decennio la sua posizione all’interno della SGES diventò incerta. Le politiche di espansione e di diversificazione portate avanti da Vismara avevano appesantito i bilanci della società, ulteriormente aggravati dalla rivalutazione della lira e dal fallimento del progetto di bonifica della piana di Catania, che il regime avocò a sé inserendolo nel piano di bonifica integrale. La Comit e il Credito italiano decisero di rinunciare alla struttura a holding e di riportare l’impresa all’originaria vocazione elettrica, ricorrendo al tempo stesso all’ingresso di capitali americani per far fronte all’indebitamento. Resosi conto di aver perso la propria autonomia e l’appoggio dei gruppi finanziari, decise di dimettersi nel dicembre 1929.
Con la SGES lasciò anche la Sicilia, per trascorrere il resto della vita tra Milano, Capri e Parigi. Di Capri si era interessato già dai primi anni del Novecento: nel 1905 partecipò alla fondazione della Società anonima per le imprese pubbliche e private dell’isola di Capri (SIPPIC), che realizzò la funicolare e la centrale termoelettrica. Nel 1916, quando i suoi interessi cominciavano ad allargarsi anche al settore turistico, fondò la Società italiana alberghi, con la quale cominciò ad acquistare o prendere in affitto ville e alberghi, da gestire come strutture turistiche o da tenere per sé. Sull’isola si legò anche ad alcuni personaggi in vista, come il sindaco Edwin Cerio, di cui divenne amico e con il quale partecipò nel 1922 al primo Convegno del paesaggio, sostenendo una visione modernista che legava la capacità della popolazione di apprezzarne la bellezza al suo grado di sviluppo economico (Il convegno del paesaggio, a cura di E. Cerio, Napoli 1923, rist. anast., Capri 1993, pp. 79-83). In seguito decise di costruire per sé a Capri una grande villa con vista sui Faraglioni, progettando autonomamente la struttura e modificando più volte il progetto in corso d’opera. Il risultato piacque molto a Le Corbusier, che elogiò nel 1937 la capacità del suo amico Vismara di aver ottenuto soluzioni originali senza l’apporto di alcun architetto.
Dai primi anni Trenta cominciò a essere tenuto d’occhio dalla polizia politica, che sorvegliava anche alcuni familiari per le loro simpatie socialiste: il neurologo Paolo Pini, marito della sorella maggiore Carola, e i loro figli Augusto e Luisa, ai quali fu sempre molto legato. Nei suoi confronti la sorveglianza era cominciata in seguito a una denuncia anonima che lo accusava di comportamenti scandalosi e di utilizzare le sue ville per feste di dubbia moralità, nonché di voler costruire sotto la sua villa un ricovero per sottomarini da utilizzare per scopi bellici. La stessa polizia appurò che si trattava di illazioni prive di alcun fondamento, ma negli anni successivi continuò a sorvegliarlo, sia a Capri, sia a Parigi, dove si era trasferito dalla metà del decennio in modo quasi stabile, vivendo con il nipote Augusto e il pronipote Paolino.
Negli ultimi anni di vita fu a Capri sporadicamente, per occuparsi delle sue proprietà, continuando l’attività di compravendita di immobili anche a scopi turistici. Più frequentemente si trovava invece a Milano e Parigi, dove si occupava di altri affari: tra il 1933 e il 1938 fu tra i promotori a Milano di un’impresa produttrice di disinfettanti, la Citrosil, che rappresentò l’ultima iniziativa imprenditoriale nella quale si imbarcò personalmente. A Parigi curava invece gli affari del nipote quando questi, funzionario della Banque française et italienne pour l’Amérique du Sud (Sudameris), era in viaggio per lavoro. In particolare si occupò della Société d’echanges industriels franco-italienne, società commerciale che curava gli interessi in Francia di grandi imprese italiane come Ansaldo, Dalmine, Innocenti e Lancia, fondata nel 1939 da Augusto Pini e da Raffaello Rosselli, dopo l’espatrio di quest’ultimo dall’Italia per via delle leggi razziali.
Fu Rosselli a fornire una delle ultime notizie che abbiamo di Vismara, durante la seconda guerra mondiale. Entrambi sorvegliati dal regime, furono oggetto di un mandato di cattura alla frontiera del Brennero, in seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia. Tra i due rientrò in Italia solo Rosselli, che durante il suo interrogatorio raccontò di averlo visto per l’ultima volta il 10 giugno 1940. Vismara riuscì tuttavia a salvarsi in quelle giornate convulse. L’ultima notizia che abbiamo di lui risale al 22 maggio 1941, quando la nipote Luisa scrisse al fratello Augusto di avere buone notizie dallo «zio Milito», come affettuosamente era chiamato dai due nipoti. Qualche mese prima aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi in Sud America con il nipote, ma non abbiamo altre notizie al riguardo.
Morì celibe, probabilmente in Francia, nel corso del 1941.
Opere. Due anni di municipalizzazione nella città di Reggio-Emilia, Reggio Emilia 1905; Lo sviluppo idroelettrico della Sicilia, Milano 1908; Gli impianti idroelettrici nella Sicilia orientale in relazione allo sviluppo agricolo e industriale dell’isola, Milano 1910; Gli impianti idroelettrici nel Mezzogiorno d’Italia in relazione al problema della irrigazione, Milano 1921; Proposta di studi per una galleria sotto lo stretto di Messina, Milano 1921; Piano di elettrificazione della Sicilia, Milano 1922; La politica dei lavori pubblici nell’attuale situazione economica del Paese, Milano 1922; Ferrovie o strade in Sicilia?, in Problemi italiani, 15 febbraio 1922, pp. 56-70; Il problema della bonifica nell’Italia meridionale e in Sicilia, Città di Castello 1923; La Sicilia nell’economia dell’Italia. Quale è oggi e quale potrebbe essere, Milano 1924; Hydroelectric plants in Italy and their contribution to national economy. The regularisation of the hydrology of a country by hydroelectricity, Milano 1925; La Sicilia e il suo avvenire, in La parola e il libro, 1925, n. 5, pp. 129-141; Les problèmes de la malaria et des lacs artificiels, Milano 1925; L’Etna, Milano 1928.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Nati, 1806-1942, 1873, parte 2; Università degli studi di Bologna, Archivio storico, Archivi degli studenti, f. n. 1000; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione Polizia Politica, Fascicoli personali 1927-1944, b.1442, f. Vismara Emilio Enrico; b. 1026, f. Pini Paolo; Casellario politico centrale, b. 3983, f. Pini Paolo fu Gaetano.
G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell’Italia contemporanea, Torino 1986, ad ind.; P. Di Gregorio, Banchieri e manager nel polo elettrico meridionale, in Meridiana, 1991, n. 11-12, pp. 47-71; L. Segreto, Imprenditori e finanzieri, in Storia dell’industria elettrica in Italia, I, Le origini. 1882-1914, a cura di G. Mori, Roma-Bari 1992, pp. 249-337; G. Barone, Industria elettrica e Mezzogiorno: il caso calabro-siciliano, in Storia dell’industria elettrica in Italia, III, 2, Espansione e oligopolio 1926-1945, a cura di G. Galasso, Roma-Bari 1993, pp. 921-994; O. Cancila, Storia dell’industria in Sicilia, Roma-Bari 1995, ad ind.; G. Giannico, E.E. V. Elettrificazione e sviluppo turistico dell’Italia meridionale, in Conoscere Capri, 7. Studi e materiali per la storia di Capri, a cura di M. Amitrano - G. Borà - C. Fiorentino, Capri 2008, pp. 159-179; V. Castronovo, Emirico Vismara. Verso i lidi siciliani, in Protagonisti dell’energia. Energy leaders, 4, Roma 2011, pp. 121-123; P. Di Gregorio, Acqua terra energia. Stato e impresa elettrica in Sicilia (1907-1962), Roma 2013, ad indicem.