Comici, Emilio
Considerato l'emblema dell'arrampicata come fatto estetico, teorizzò una linea di salita direttissima come "quella che percorrerebbe una goccia d'acqua lasciata cadere dalla cima" e per questo è considerato l'iniziatore dell'arrampicata artificiale su tetti e strapiombi, allora insuperabili in libera. Grande innovatore, perfezionò l'uso della doppia corda e fu il primo a utilizzare sistematicamente i chiodi nella roccia (ma sempre solo dove non riusciva più a procedere in libera) e le staffe (all'epoca in cordino) per il superamento dei tetti; migliorò infine le tecniche di assicurazione. Dotato di fisico asciutto e leggero, praticò a lungo la ginnastica e il canottaggio prima di avvicinarsi alla speleologia. Nel 1928 con G.B. Fabjan scalò la Nord della Cima di Riofreddo, mentre nelle Dolomiti gli alpinisti austriaci e tedeschi aprivano l'era del VI grado (Emil Solleder e Lettenbauer sulla parete Nordovest del Civetta in libera). Si era creata una forte competizione fra scalatori dei due versanti delle Alpi, ovviamente alimentata anche da motivi politici e nazionalistici, e Comici si propose di dare all'alpinismo italiano la supremazia. Nel 1929, sempre in cordata con Fabjan, aprì la prima via italiana di VI grado sulla Sorella di Mezzo del Sorapiss nelle Dolomiti. Nel 1930, con M. Cesca, percorse la Cengia degli Dei destando l'ammirazione di Julius Kugy, il più grande esperto delle Alpi Giulie, e nel 1931 compì quella che è ritenuta la sua impresa più difficile: con Enzo Benedetti aprì la diretta sulla parete Nordovest del Civetta, via parallela alla Solleder, con pochi tratti in artificiale. Tra il 12 e il 14 agosto 1933 salì con i fratelli Giuseppe e Angelo Dimai la Nord della Cima Grande di Lavaredo (ascensione fino ad allora considerata impossibile, prima applicazione sistematica della progressione artificiale), poi l'8 settembre con Mary Varale e Renato Zanutti scalò lo Spigolo Giallo della Cima Piccola di Lavaredo, emblema della linea diretta. In una vacanza in Grigna (nelle Prealpi Lombarde), Comici incontrò Riccardo Cassin e il suo gruppo di giovani alpinisti lecchesi, e insegnò loro le più avanzate tecniche di arrampicata. Trasferitosi in Alto Adige per fare la guida alpina d'estate e il maestro di sci in inverno, divenne anche podestà di Selva di Val Gardena. Nel 1937, dopo aver aperto (tutta in libera) un'altra via destinata a divenire una classica, sul Salame, nel gruppo del Sassolungo, tornò sulla Nord della Grande di Lavaredo e ripercorse la sua via del 1933 in 3 ore e 45 minuti. Convinto assertore dell'importanza dell'insegnamento, si fece promotore della prima scuola di arrampicata in Italia, in Val Rosandra. Un banale incidente in 'palestra', a Selva, gli costò la vita a soli 39 anni.