COMBA, Emilio
Nacque a San Germano Chisone, presso Pinerolo (prov. Torino) il 31 ag. 1839, figlio del maestro parrocchiale valdese Jean-Pierre Combe (il figlio italianizzò il cognome in Comba, pur usando talvolta ancora la forma francese) e da Jeanne Vinçon. Frequentò un anno la scuola latina (ginnasio inferiore) di Pomaretto e, dopo il trasferimento del padre alla parrocchia d'Angrogna, il collegio (ginnasio-liceo) di Torre Pellice (1852-59). Studiò teologia alla Ecole de théologie dell'Oratoire di Ginevra, creata nel 1832 dal movimento del Réveil in opposizione alla facoltà teologica universitaria ancora sotto l'influenza del razionalismo illuministico. Ebbe come maestro lo storico Henri Merle d'Aubigné, autore d'una Storia della Riforma, rimasta incompiuta.
L'ambiente familiare (il padre curava una comunità dissidente, suscitata dal Réveil ai Jouve d'Angrogna) e quello ginevrino diedero al C. la formazione spirituale e una chiara vocazione al ministero pastorale in senso missionario nell'ambiente cattolico romano. D'altro lato il Merle d'Aubigné lo iniziò alla ricerca storica con una visuale particolare della storia della Chiesa, che divenne quella del C., con due punti focali: il cristianesimo antico e la Riforma del XVI secolo.
Il C., come valdese, cercò fra le due età un congiungimento quasi sotterraneo che egli scorgeva in una vena protestante, in una specie di ecclesia spiritualis, la quale movendo dalla Chiesa antica attraversa tutta l'età di mezzo mediante correnti eterodosse e il movimento valdese per sfociare nel moto riformatore del XVI secolo. Questa duplice vocazione di predicatore e di storico del valdismo e della Riforma in Italia caratterizzò tutta l'attività del Comba.
Tornato in Italia nella primavera del 1863, fu inviato a Perugia per la cura di piccoli nuclei di evangelici sorti in Umbria. Ebbe allora una controversia con l'arcivescovo Gioacchino Pecci (poi Leone XIII), rispondendo a un Avvertimento di questo contro gli evangelici con un opuscolo: Il protestantesimo ([Perugia?] 1863). Il 10 novembre del 1863 venne ordinato pastore, e inviato alle comunità valdesi di Guastalla e di Brescia. Nel 1865 egli sposò Susanne Vola, dalla quale ebbe quattro figli: Carlo, Emesto, Dora e Albina. Nel 1867 fu trasferito a Venezia per la cura della congregazione valdese formatasi l'anno precedente. Vi rimase cinque anni, nei quali si diede anche a ricerche nell'Archivio veneto del S. Uffizio. Allora pubblicò per i Veneziani un suo lavoro su Francesco Spiera (Firenze-Roma 1872), morto per la desperatio salutis dopo aver rinnegato la fede evangelica.
Nel 1872 il C. fu nominato professore di storia ecclesiastica e di teologia, pratica alla facoltà teologica valdese di Firenze. Contemporaneamente si occupò dal 1874 al 1887 della comunità valdese di via de' Serragli. Fu membro del comitato di evangelizzazione della Chiesa valdese dal 1871 al 1875 e dal 1895-97. Scrisse numerosi articoli di controversia confessionale sui periodici evangelici. Nel 1873 fondò La Rivista cristiana (fino al 1887, poi riprese nel 1899), sulla quale pubblicò numerosi suoi scritti sulla Riforma in Italia e il valdismo.
Collaborò a numerose riviste italiane e straniere, come il Bulletin de la Société d'histoire vaudoise, l'Archivio storico italiano, l'Archivio veneto, la Nuova Antologia, la Coltura del Bonghi, la Revue chrétienne di Parigi, la Revue de théologie et philosophie di Losanna, il Bulletin de la Société de l'histoire du protestantisme français.
Il C. pubblicò le sue opere sui valdesi in francese, le altre in italiano. Tra le prime le più notevoli sono: Histoire des vaudois dItalie depuis leur origine jusqu'a nos jours (Paris-Turin 1887). Successivamente rielaborò la materia in un'opera più ampia rimasta incompiuta. Uscirono soltanto i primi due volumi: Histoire des vaudois. Introduction (Paris-Florence 1898) e De Valdo à la Réforme (ibid. 1901). Il C., sfatò numerose leggende che facevano risalire le origini dei valdesi all'epoca apostolica o all'epoca costantiniana o carolingia con Claudio di Torino. Sulla Riforma in Italia scrisse una Introduzione alla storia della Riforma in Italia (Firenze 1881), ma dopo lunghe ricerche fece un'opera nuova, anch'essa rimasta incompiuta: I nostri protestanti, I, Avanti la Riforma; II, Durante la Riforma nel Veneto e nell'Istria (Firenze 1895-97).
I "nostri protestanti" prima della Riforma rappresentano quella corrente spirituale che unisce idealmente la Riforma alla Chiesa antica, "non sono congiunti fra loro in modo da comporre una catena, eppure si è tentati di credere ad una genealogia spirituale quando si vede che uno avulso non deficit alter"(I nostri protestanti, I, p. VIII).Fra i "nostri protestanti" menziona Arnaldo da Brescia, Gioacchino da Fiore, fra' Dolcino, Dante, Savonarola. Particolare rilievo egli dà al vescovo Claudio di Torino, al quale dedica una monografia (Firenze 1895).Scrisse una Storia dei valdesi (Firenze 1893), a carattere divulgativo, dalle origini alla fine del XIX secolo, comprendente, nell'ultimo capitolo, il primo tentativo di una storia del movimento evangelico e valdese in Italia nel secolo scorso. Espresse anche l'intenzione di scrivere più dettagliatamente su quest'argomento, dato il materiale abbondante che egli aveva raccolto. In occasione del bicentenario del rimpatrio dei valdesi (1689-1889)pubblicò una monografia su Enrico Arnaud, loro pastore e condottiero (Firenze 1889). Era una pagina di quella storia dei valdesi dopo la Riforma che il C. si era proposto di trattare in un terzo volume, mai scritto: "Dalla Riforma ai nostri giorni".
I suoi lavori storici trovarono largo riconoscimento all'estero, ma non in patria, per cui egli si decise a scrivere in francese le sue opere sui valdesi, come ebbe a scrivere ad Alessandro Chiappelli (lettera del 22 dic. 1885). L'università di St. Andrews (Scozia) gli conferì il dottorato in teologia honoris causa, dopo la pubblicazione di Waldo and the Waldenses before the Reformation (Edinburgh 1889, nuova ediz. Leida 1978). Le ricerche storiche del C. si estesero anche ad archivi all'estero.
Nel 1890 lavorò nell'archivio dei conti di Waldburg-Truchsess a Königsberg in Prussia, interessante per la storia del Piemonte e dei valdesi, poiché il conte Friedrich Ludwig von Waldburg-Truchsess era stato ambasciatore presso la corte di Torino dal 1816 al 1844, fedele amico e protettore dei valdesi, quando questi non godevano ancora dei medesimi diritti civili dei loro concittadini nel regno di Sardegna.
Il C. fece numerosi viaggi all'estero per motivi di amministrazione della sua Chiesa e di studio. Nel 1880 fu negli Stati Uniti, nel 1874, 1885, 1890 e 1896 in Gran Bretagna. Più volte si recò in Germania, Francia e Svizzera. Nel 1882 visitò i fratelli moravi a Herrnhut e rinsaldò i rapporti secolari fra questa comunità e i valdesi. Visitò i Grigioni, dov'era pastore suo fratello Adolfo. La regione era per lui importante, perché in essa nel XVI secolo gli esuli italiani diffusero la fede riformata. Il C. si fece editore della Biblioteca della Riforma italiana (I-VI, Firenze 1883-86), della Historia della vita di Galeazzo Caracciolo di N. Balbani (Roma-Firenze 1875). Fece alcune traduzioni dal tedesco per i suoi studenti, così del teologo luterano C. E. Luthardt (Dieci lezioni sulle verità fondamentali del cristianesimo, Firenze 1876).
Ebbe una corrispondenza con il ministro della Pubblica Istruzione, Ferdinando Martini, sulle missioni svedesi in Eritrea e Abissinia (1892), dal ministro mal giudicate (Revue chrétienne, aprile 1892).
Improvvisa la morte lo colse il 3 sett. 1904 a Guttannen, in Svizzera, impedendogli così di portare a compimento sia la Histoire des vaudois sia l'opera su I nostri protestanti.
Manoscritti e documenti, in gran parte riguardanti la storia dei valdesi e della Riforma in Italia, raccolti dal C. in sedici volumi, si trovano nella biblioteca della Facoltà valdese di teologia in Roma.
Bibl.: A. Muston, E. C., in Boll. della Soc. di studi valdesi, LVIII (1939), 71, pp. 4-19; V. Vinay, Facoltà valdese di teologia (1855-1955), Torre Pellice 1955, pp. 93-101; F. Manzotti, I valdesi a Guastalla, in Nuova Riv. storica, XLI (1957), pp. 424 ss.; A. Soggin Vöchting, Bibliografia degli scritti di E. C., in Boll. della Soc. di studi valdesi, LXXXVI (1965), 118, pp. 79-113; Enc. Ital., X, p. 911; Enc. cattol., IV, col. 37; St. Biagetti, L'attività giovanile di E. C., in Clio, XVI (1980), pp. 373-92; V. Vinay, Storia dei valdesi, III, Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico (1848-1978), Torino 1980, ptt. I-II.