CECCHI, Emilio
Scrittore, nato a Firenze il 14 luglio 1884. Dal 1910 al 1923 fu critico letterario della Tribuna (talvolta firmando con lo pseudonimo "Il tarlo"); nel 1919 partecipò con V. Cardarelli e con altri alla fondazione della Ronda. Ha viaggiato molto, per conto di giornali, specie in Inghilterra, in America e in Grecia. Ora è collaboratore del Corriere della sera e di altri giomali e riviste, italiani e stranieri. Nel 1936 gli fu conferito dall'Accademia d'Italia il Premio Mussolini per la letteratura.
Formatosi, come molti dei suoi coetanei, sull'estetica crociana, il C. porta nella critica letteraria il segno del dissidio fra il suo temperamento sensualmente irrequieto, romantico d'un romanticismo che talora sconfina nel barocco, e l'esigenza del risalto plastico, della finitezza classica propria di quella; fra il suo gusto pittorico del particolare e il rigore metodologico e storicistico pure derivante da essa; riuscendo tuttavia ad analisi o interpretazioni illuminatrici là dove l'autore o il libro studiato meglio si presta all'espressione fantastica di quel dissidio, alla trasposizione in termini estrosi ed avventurosi di atteggiamenti o drammi dello spirito.
Perciò in lui il passaggio dall'attività critica (Rudyard Kipling, Firenze 1911; La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli 1912; Studi critici, Ancona 1912; Storia della letteratura inglese nel sec. XIX, I, Milano 1915; Scrittori inglesi e americani, Lanciano 1935; oltre ai moltissimi articoli non ancora raccolti in volume) a quella propriamente creativa è come un naturale liberarsi della prima da appigli o pretesti esteriori per levitare felice in sé stessa. Prescindendo da un suo tentativo in versi (Inno, Lanciano 1910), le prose, i "frammenti", i "saggi, viaggi, capricci e fantasie" del C. (Pesci rossi, Firenze 1920; La giornata delle belle donne, Roma 1924; L'osteria del cattivo tempo, Milano 1927; Qualche cosa, Lanciano 1931; Messico, Milano 1932; Et in Arcadia ego, ivi 1936; Corse al trotto, Firenze 1936), non sono infatti che evocazioni liriche, singolarmente doviziose d'immagini, di una realtà illuminata da un'intelligenza critica e sottilmente ironica delle più vigili e agili; non mirano che ad un'animazione e contaminazione quasi magiche - per virtù d'un intenso potere visivo e d'una rara facoltà associativa e analogica - delle cose lette o contemplate o meditate, dei sogni e dei ricordi. E certo nel C. è da vedere uno dei rappresentanti più maturi di quel travaglio critico-lirico che contrassegna la letteratura italiana dei primi decennî del Novecento. L'esempio dei saggisti inglesi, i succhi vitali del classicismo, le esperienze del decadentismo europeo, massime dannunziano, e delle arti figurative, si mescolano, spesso felicemente, in lui, dando origine a una prosa e a una lingua composite e pur nitide, eleganti, pieghevoli ad ogni moto dell'intelletto e del sentimento, e che della stessa maniera, degli stessi compiacimenti decorativi e formali talora si giovano ai fini della suggestione poetica.
Al C., studioso in ogni tempo, per quel suo gusto pittorico, di pittura e di pittori, si debbono anche parecchie monografie artistiche (Note d'arte a Valle Giulia, Roma 1911; Armando Spadini, ivi 1924, in collaborazione con A. Baldini e C. E. Oppo; Pittura italiana dell'Ottocento, ivi 1926; 2ª ed., 1937; Trecentisti senesi, ivi 1928; Armando Spadini, in collaborazione con A. Venturi, Milano 1928; Pietro Lorenzeiti, ivi 1930; Giotto, ivi 1937; e le traduzioni di I piltori italiani del Rinascimento e Pitture italiane del Rinascimento, di B. Berenson, Milano 1936): nelle quali spesso, trovando il suo interesse visivo più diretto appagamento, la critica del C. riesce più aderente o meno immaginifica che non per le opere di letteratura.
Bibl.: R. Serra, Le lettere, ristampa, Roma 1920, p. 178 segg.; A. Baldini, in I libri del giorno, giugno 1920; P. Pancrazi, Ragguagli di Parnaso, Firenze 1920, p. 157 segg., e in Corriere della sera, 26 aprile 1936; A. Gargiulo, prefaz. a La giornata d. belle donne, cit., e in Nuova Antologia, 1° marzo 1937; B. Crémieux, Panorama de la litt. it. contemp., Parigi 1928, p. 295 segg.; A. Bocelli, in Nuova Antologia, 1° marzo 1932; S. Solmi, in L'Italia lett., 10 aprile 1932; G. Marzot, in La Nuova Italia, aprile 1932; A. Momigliano, Storia della letteratura italiana, MEssina-Milano 1936, p. 696 segg.