ORFINI, Emiliano
ORFINI, Emiliano. – Nacque a Foligno nella prima metà del XV secolo da Piermatteo di Salvoro, primo di otto tra fratelli e sorelle.
La famiglia, documentata nell’esercizio dell’oreficeria già a fine XIV secolo (un primo sommario albero genealogico in Valenti, 1926 e Sensi, 1989 e 1994), aveva in affitto due botteghe dal capitolo della cattedrale e, almeno dal 1468, la residenza, molto probabilmente sede della tipografia, nelle «domos positas iuxta plateam magnam communis Fulginei», che comprendeva anche la bottega di orefice, con affaccio sulla piazza vecchia della città di fronte alle canoniche della cattedrale.
Orfini, incisore e medaglista, continuò la professione paterna già nei primi anni Sessanta del secolo sotto il pontificato di Pio II Piccolomini, come attestato da un documento del 17 luglio 1461 (Sensi, 1989, pp. 26-48) e dai carteggi del governatore di Foligno Francesco Patrizi (Martinori, 1918, pp. 41-51). Fu zecchiere papale nel Ducato di Spoleto (documento del 13 maggio 1461; ibid., pp. 49, 56), prima di spostarsi a Roma, dove pare iniziasse la sua attività dal 1464.
Del 1° febbraio di quell’anno è la lettera di Francesco Patrizi, governatore di Foligno, al fratello Agostino relativa al «cussor Fulginas Aemilianus, vir ingenii acutissimi» per la realizzazione dei cruciati papali con la dicitura «Exurgat Deus et dissipentur inimici eius e vindica domine sanguinem nostrum qui pro te effusus est».
A Roma Orfini ottenne l’appalto della Zecca, in società con Pietro Paolo Francesci, con i capitoli del 16 maggio 1471 per cinque anni, rinnovati poi prima della scadenza in occasione del giubileo del 1475. Risulta che nell’aprile 1472 sia stato inviato nella Marca d’Ancona sempre per affari di monete; mandati in suo favore si registrano ancora nel 1474 e monete da lui incise sono note fino al pontificato di Sisto IV (documento del 12 ottobre 1484 in Martinori, 1918, p. 61).
Insieme con i fratelli Mariotto e Antonio si impegnò anche in altre attività commerciali, favorite dalla posizione e dai traffici della città; nel 1470 ebbero l’appalto della gabella di Foligno per cinque anni. Dai fratelli, pure loro zecchieri, Orfini ricevé anche aiuto per l’attività tipografica, condotta insieme con Giovanni Numeister, in una società che pare essere stata sciolta il 29 settembre 1478 (Sensi, 1994).
Il nome di Orfini resta soprattutto legato all’introduzione della tipografia a caratteri mobili a Foligno con l’edizione di Leonardo Bruni, De bello Italico adversus Gothos, sulla quale così informa il colophon: «Emilianus de Orfinis Fulginas et Iohannes Numeister... feliciter impresserunt Fulginei in domo eiusdem Emiliani» 1470 (Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia [I.G.I.], n. 2188). Seguì Cicerone, Epistolae ad familiares, circa 1471 (I.G.I., n. 2810), con il colophon: «Emilianus auctor fulginas et fratres una ingenio prestante viri... Fulginei acta vides et laribus Emiliani». Poiché nel colophon dell’editio princeps della Commedia dantesca (11 aprile 1472, I.G.I., n. 352), sottoscritta sempre da Numeister, non compare il nome di Orfini, si deve ritenere che l’edizione non avesse il suo apporto tecnico e finanziario, bensì quello del folignate, originario di Trevi, Evangelista Angelini.
Tipico della persona di Orfini fu il parallelo tra oreficeria e stampa, diffuso in quegli anni in varie città d’Italia, come nei casi di Filippo Lavagna a Milano e Bernardo Cennini a Firenze; della partecipazione di orefici a imprese tipografiche si hanno documenti pure a Roma in contratti di stampa negli anni Sessanta del XV secolo (si noti anche che Gherardo Maffei, il notaio che ratificò i patti tra la Camera Apostolica e Orfini nel 1461, fu anche l’estensore degli atti del primo contratto oggi noto per la stampa a caratteri mobili a Roma).
Rimasto vedovo dopo le prime nozze, Orfini sposò in seconde Bartolomea Crisanti. Dettò il suo testamento il 16 marzo 1491 (in Sensi, 1994, pp. 92-97).
La data della sua morte colloca tra l’agosto 1496 e il 24 ottobre 1498.
Fonti e Bibl.: V. Scholderer, Introduction, in British Library, Catalogue of books printed in the XVth Century now in the British Museum, London 1930, pp. IX, 599 s.; Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia (I.G.I.), Roma 1942-81, ad ind.; G. Mengozzi, Sulla zecca e sulle monete di Foligno, Bologna 1775, Forli 2008, pp. XXVI, XXXII-XXXIV; E. Martinori, Annali della zecca di Roma, Niccolò V Callisto III Pio II, Roma 1918, pp. 40, 42, 44-51, 53, 56-58; Sisto IV Innocenzo VIII, ibid. 1918, pp. 7, 9 s., 16 s., 21, 30, 32-34, 44, 53, 61; V. Scholderer, A supposed Foligno edition of 1474, inThe Library, s. 4, IV (1925), p. 169 s.; T. Valenti, Gli inizi della tipografia degli Orfini in Foligno (1470). Prime ricerche d’archivio con un documento inedito, in La Bibliofilia, XXVII (1926), pp. 348-370; G.F. Hill, A corpus of Italian medals of the Renaissance before Cellini, I, London 1930, p. 775; A. Messini, Per la storia della tipografia di E. O. di Foligno (1470-1474), in La Bibliofilia, XLII (1940), pp. 203-207; F. Panvini Rosati, La zecca di Spoleto dalle origini al XV secolo, in Spoletium. Rivista di arte storia cultura, XII (1970), 14, pp. 9-15; E. Casamassima, La prima edizione della Divina Commedia - Foligno 1472, Milano 1972, passim; A.M. Menichelli, Note in margine a una tipografia quattrocentesca, in Bollettino storico della città di Foligno, XIV (1990), pp. 199-226; M. Sensi, Nella Foligno tardomedioevale: umanisti italiani e tipografi tedeschi, in Pagine di Dante. Le edizioni della Divina Commedia dal torchio al computer (catalogo della mostra), Perugia 1989, pp. 26-48 (con documenti); Id., Umanesimo e imprenditoria nella Foligno del XV secolo, in Prima edizione a stampa della Divina Commedia. Studi, I, Foligno 1994, pp. 57-100 passim (con documenti); R. Ganganelli, E. O. e la zecca di Foligno tra Medioevo e Rinascimento, Foligno 2007.