EMILIA-ROMAGNA (XIII, p. 898; XXIX, p. 928; App. II, 1, p. 849, e 11, p. 740; III, 1, p. 540)
Al pari delle altre regioni d'Italia, l'E. R. è andata soggetta nell'ultimo ventennio a sensibili mutamenti, ma più come ulteriore sviluppo, e accentuazione delle sue caratteristiche essenziali, che come alterazione di queste. Si è trattato infatti di completamento di bonifiche e sistemazioni idrauliche, d'incremento delle industrie basate sulle piccole e specialmente medie imprese, pur conservandosi l'importanza della produzione agricola, dell'intensificazione del turismo balneare, di un accrescimento demografico modesto in connessione alla bassa natalità, di un rafforzamento sia dell'urbanizzazione, sia della preminenza demografica ed economica della fascia di pianura e pedecollinare attorno alla via Emilia. La Regione costituzionale, in vita - come le altre regioni a statuto ordinario - dal 1970, si è mostrata tra le più vivaci e attive per programmi e interventi, ma non ha inciso su tali strutture e tendenze.
La popolazione residente da 3.666.680 ab. nel 1961 è salita a 3.846.755 nel 1971 (censimenti) e a circa 3.940.000 ab. alla metà del 1976 (densità 178 ab. per km2), con un aumento del 7,4% in un quindicennio. La natalità si è ancora abbassata, onde l'eccedenza dei nati sui morti si è ridotta nel 1975 allo 0,5‰ (natalità 11,5‰, mortalità 11, contro 14,8 e 9,9 delle medie nazionali); nelle due province più occidentali il saldo è diventato negativo. Dell'aumento complessivo di popolazione ha soprattutto beneficiato la fascia lungo la via Emilia e in particolare le città: nei comuni urbani capoluoghi di provincia si è avuto un aumento globale del 15% (1961-76). È invece continuato, con un certo rallentamento, l'esodo rurale e quindi è diminuita la popolazione sparsa (24,6% del totale nel 1961,16,8% nel 1971).
La bonifica delle Valli di Comacchio ha raggiunto il suo termine col prosciugamento della Valle del Mezzano e altre minori per circa 20.000 ettari; le "valli" rimanenti saranno conservate per la pesca, col programma di passare dalle forme tradizionali a un allevamento ittico intensivo (funziona già un impianto pilota). Verso il 1960 si è conclusa anche la colmata della Cassa del Lamone. Ad opera dell'ente di riforma per il Delta padano in queste aree bonificate e in altre si è proceduto alla sistemazione agraria, con criteri un po' diversi da quelli iniziali. Per estendere l'irrigazione si sta lentamente completando nella bassa pianura il grande Canale Emiliano-Romagnolo (138 km), che traendo le acque dal Po dovrebbe giungere sino alla foce dell'Uso; funziona per ora parzialmente solo fino a Budrio.
Il numero degli addetti in agricoltura è sceso da 548.000 nel 1961 a 309.000 nel 1971 (20% della popolazione economicamente attiva) e la conduzione a mezzadria ha accelerato il suo regresso. Comunque il miglioramento tecnico consente alla regione di mantenere i suoi primati di produzione (1° o 2° posto tra tutte le regioni per il frumento, la barbabietola da zucchero, il vino, diverse specie di frutta, il pomodoro). Si diffondono le colture specializzate della vite e dei fruttiferi, in luogo della tradizionale "piantata", ossia i campi a seminativi orlati da filari di vite e alberi; è oramai praticamente abbandonata la coltura della canapa.
Ma l'industria dà oggi in E. R. un reddito lordo più che triplo dell'agricoltura. Gli addetti alle industrie manifatturiere sono saliti da 416.000 a 510.000 tra il 1961 e il 1971 (33% della popolazione economicamente attiva, 42% compresa l'edilizia). Per i bisogni energetici la regione conta essenzialmente su grosse centrali termoelettriche (metano locale e soprattutto petrolio d'importazione); un notevole impianto idroelettrico sul Po funziona dal 1962. Oltre alle industrie tradizionali nella regione (alimentari, meccaniche, fertilizzanti, ecc.) hanno ricevuto impulso parecchie altre (raffinazione del petrolio, petrolchimica e materie plastiche, maglieria, ecc.). Grande complesso interamente nuovo, dal 1958, è quello sorto a Ravenna presso il porto-canale approfondito e attrezzato.
La funzione turistica della costa si è intensificata, sia con l'ulteriore sviluppo delle marine da Cattolica a Cervia, sia con le sette nuove marine nate dal 1960 in poi più a nord, chiamate "Lidi ferraresi", ricche di residenze private.
Il collegamento viario dell'E. R. con le altre regioni si è molto avvantaggiato dall'apertura di autostrade (565 km); prima in ordine di tempo (1959) il tratto Piacenza-Bologna-Firenze dell'Autostrada del Sole, da cui diramano le altre, per Rimini-Ancona, per Venezia, per Verona, per La Spezia-Livorno.
La parte sud-orientale della regione, cioè la Romagna, non si è discostata in maniera apprezzabile dall'evoluzione generale accennata. Si è voluto riconoscere una certa individualità al territorio di Rimini, costituendolo nel 1974 in "circondario", entro la provincia di Forlì.
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Archeologia. - Le scoperte archeologiche degli ultimi decenni hanno ampliato le nostre conoscenze, dal Poleolitico al Tardo Impero. Strumenti litici del Paleolitico inferiore scavati su di un terrazzo lungo il Rio Correcchio a O di Imola, in un deposito di ghiaie marine riferibili al periodo di transizione fra la glaciazione rissiana e l'interglaciale Riss-Würm, appartengono a due complessi culturali: il più antico con bifacciali di tipo abevilliano e acheuleano e schegge clactoniane, il più recente con manufatti dell'acheuleano evoluto e schegge laminari del levalloisiano arcaico. L'industria musteriana proviene da stazioni all'aperto nelle terrazze alluvionali del Panaro e del Samoggia. A Ca' Bedogni in località Ghiardo del comune di Reggio Emilia un giacimento paleolitico presenta un deposito più antico nelle ghiaie del terrazzo rissiano con elementi fluitati di tipo clactoniano e un secondo deposito con manufatti non fluitati del musteriano arcaico di tecnica levalloisiana. Non conosciamo giacimenti del Paleolitico superiore, ma è attribuita a questo periodo in base ai dati stilistici e tecnici la Venere da Savignano sul Panaro, mentre la statuetta femminile trovata a Chiozza di Scandiano ha i caratteri delle Veneri paleolitiche, ma per lo stile viene attribuita al Neolitico. Recentemente nell'alto Appennino reggiano, al Passo della Comunella, un giacimento epipaleolitico con trapezi, microbulini e grattatoi carenati è attribuito a una fase tardenoide.
Ricerche sistematiche nel Modenese e nel Reggiano dal 1950 a oggi hanno restituito numerose testimonianze del Neolitico. Al Neolitico medio appartiene la cultura di Fiorano dalla località omonima del Modenese caratterizzata nella ceramica da tazze carenate a collo alto, ciotole a quattro anse, vasi globulari, ornati da linee incise, grani, foglie. L'industria litica segue la tradizione epipaleolitica con microliti, romboidi, microbulini; compaiono gli strumenti di pietra levigata. I villaggi sono a capanne circolari, l'economia è agricola. A questa cultura succede quella dei vasi a bocca quadrata, dominante nel 4° millennio a.C., suddivisa in tre fasi. La fase antica, trovata a Chiozza di Scandiano e altre località del Reggiano e del Parmense, ha scodelle a bocca circolare, raramente quadrata, bicchiere a collo lungo e bocca quadrata, con motivi geometrici graffiti; l'industria litica è su lama e foliati, presenti le asce levigate, manufatti d'osso, pintadere e ossidiana. Gl'insediamenti sono a capanne con ambienti multipli e pozzetti. La fase media, presente sempre nelle stesse località, ha ciotole a bocca quadrata con motivi a zig-zag, a spirale nella tecnica a intaglio graffita a crudo; l'industria litica non è ben definibile. A Chiozza sono state trovate una cinquantina di tombe. La fase recente già del Neolitico superiore è rappresentata dalla facies del Pescale, con vasi quadrilobati incisi e graffiti a spina di pesce e triangoli a lati concavi; l'industria litica ha foliati, gli elementi della cultura della Lagozza sono o contemporanei alla fase recente dei vasi a bocca quadrata o indicano una fase posteriore dell'insediamento. In Romagna a Sant'Egidio di Cesena si ha un giacimento della cultura di Diana. Dell'Eneolitico caratterizzato dalla cultura di Remedello sono alcune tombe rinvenute a Borgo Rivola (Ravenna) e un'officina litica presso Toscanella Imolese. Nel 1974 a Sant'Ilario d'Enza si è rinvenuto un insediamento con la presenza di ceramica della cultura del vaso campaniforme, industria litica atipica salvo due segmenti di tipo Remedello.
Nel Bronzo antico è attestata la diffusione dell'orizzonte di Polada con il boccaletto globoso, la tazza con ansa a gomito, ad ascia, a bottone. Nell'industria litica, foliati, punte di freccia, nei bronzi pugnali triangolari, spilloni, asce. Alla Tanaccia di Brisighella si riscontra l'influenza dell'orizzonte di Asciano, che si è formato dall'elaborazione di forme dell'Eneolitico padano e meridionale, unitamente a forme di Polada con decorazioni che indicano l'influenza della cultura del vaso campaniforme con rielaborazioni locali. Sono del Bronzo antico l'insediamento di Valle Felici presso Cervia e il ripostiglio di asce a margini rialzati di Burzanella di Camugnano. Nel Bronzo medio e recente si ha nell'Emilia occidentale la fioritura della cultura terramaricola; nel Bolognese e in Romagna, a un Bronzo medio difficilmente qualificabile, segue nel Bronzo recente il "Subapenninico" con insediamenti che mostrano una fase di preurbanizzazione e un'economia mista agricolo-pastorale, come Borgo Panigale, Trebbo Sei Vie, Coriano di Forlì. Al bronzo finale in fase "protovillanoviana" appartiene la necropoli di Bismantova - già scavata dal Chierici alla fine del secolo scorso - dove scavi recenti hanno messo in luce 16 tombe a incinerazione, alcune con corredo, databili all'11°-10° secolo a. Cristo. Nell'età del Ferro i due grossi centri in cui si può seguire in una continuità di vita lo svolgersi delle quattro fasi del villanoviano sono Bologna e Verrucchio. Bologna, centro di una rete viaria che ne ha consentito il rapido sviluppo, ha come centro satellite Casalecchio, come dimostrano i recenti scavi. Verrucchio, nell'immediato retroterra di Rimini, è centro di cultura villanoviana ha restituito nel corso degli ultimi anni resti dell'insediamento e tombe ricche di oggetti di legno, osso, bronzo, databili tra l'8° e il 5° secolo a. C., con rapporti sia con l'Etruria che con il Piceno.
Il Villanoviano IV da ritrovamenti recenti con stele e oggetti orientalizzanti mostra chiaramente il suo carattere etrusco, a cui segue la fase detta "Certosa", che vede a partire dagli ultimi decenni del 6° secolo la fioritura dei centri di Felsina (Bologna), Marzabotto e Spina, in corrispondenza all'inizio dell'importazione di ceramica attica. A Bologna resta ignoto l'impianto e l'estensione della città, ma certa la continuità topografica del sito fino ad oggi. A Villa Cassarini scavi recenti hanno dimostrato l'esistenza di un santuario etrusco. Marzabotto si mostra legata a forme e aspetti dell'Etruria centro-settentrionale. Gli scavi ripresi nel 1949 e tuttora in corso hanno messo in luce il tessuto urbanistico, con un grande asse stradale, direzione sud-nord e tre strade ortogonali in senso est-ovest, larghe 15 m e in rapporto con l'acropoli per la stessa orientazione. Una zona artigianale lungo l'asse sud-nord mostra il carattere di centro produttivo della città, forse coloniale, formatosi per l'influenza della strada lungo la valle del Reno.
Gli scavi delle necropoli di Valle Trebba (1922-1935) a cui sono seguiti dal 1953 quelli di Valle Pega, hanno mostrato che si tratta di un'unica necropoli, che ha restituito finora più di 4000 tombe, legata all'emporio greco-etrusco di Spina, fiorito tra l'ultimo quarto del 6° e il 3° secolo a. Cristo. I corredi tombali hanno restituito bronzi, oreficerie e un'enorme massa di ceramiche attiche, esemplari di ceramiche etrusche, ceramiche e oreficerie italiote. Le ricerche per l'identificazione del sito della città antica portano al margine occidentale di Valle Pega, lungo un ramo deltizio del Po, di cui resta traccia nel canale Paviero, dove è anche una ricca documentazione del 6° secolo d.C. e la chiesa di Santa Maria in Pado Vetere.
Oltre a questi centri, resti di età etrusca si hanno nel Modenese, di cui il sito più importante resta la Galassina di Castelvetro, nel Reggiano col centro di Servirola San Polo e nel Parmense col centro di Fraore. In Romagna, tombe della metà del 6° secolo si sono rinvenute a Russi nel sottosuolo della villa romana. A Villa Personino presso Faenza si ha un'area sacra frequentata dal 6° secolo a.C. all'età romana. A San Martino in Gattara (Ravenna) una necropoli ha restituito tombe databili tra la seconda metà del 6° secolo e il 4° secolo a.C. con riscontro in un analogo sepolcreto ai Montironi di Casola Valsenio. L'attribuzione di queste necropoli a gruppi transalpini insediatisi in queste località già nel 5° secolo a.C., ha recentemente subìto alcune modifiche per cui oggi si tende a riconoscere questi insediamenti abitati dagli Umbri, la cui presenza in Romagna ha conferma nelle fonti storiche anche per Rimini e Ravenna.
A Ravenna nel centro urbano a 8 m di profondità si è rinvenuto un insediamento palafitticolo con ceramiche greche ed etrusche del 5° secolo a. Cristo. Presenza di ceramica del 5° e 4° secolo è attestata anche a Rimini, testimoniando una frequentazione della costa da parte dei commerci greci.
Il periodo gallico è testimoniato dai noti ritrovamenti sia della Romagna che del Bolognese e del Reggiano; nessun dato nuovo ha modificato quanto già noto. Con la deduzione della colonia di Rimini nel 268 a.C. s'inizia la romanizzazione dell'Emilia. In questa città scavi recenti hanno restituito resti di abitazioni ricche di pavimenti musivi, che hanno contribuito alla conoscenza della storia edilizia della città nelle fasi tardo-repubblicana, medio imperiale e tardo-antica. Scavi di alcuni monumenti, del teatro e delle terme a Mevaniola presso Galeata (Forlì), di edifici urbani e necropoli a Sarsina, di una villa monumentale a Fiumana presso Forlì hanno contribuito alla conoscenza degl'insediamenti minori in Romagna. A Faenza il ritrovamento di resti di abitazioni con ricchi pavimenti musivi policromi, e l'identificazione del foro lastricato hanno consentito la conoscenza dell'urbanistica antica di questo centro.
A Ravenna si è identificato il sito dell'antico porto e dell'insediamento romano di Classe nella zona della chiesa di San Severo, che ha restituito una ricca documentazione musiva della basilica della fine del 6° secolo d. Cristo. Lungo la via Romea Vecchia si sono identificate e scavate le necropoli dei classiari, che hanno mostrato una durata dal 1° al 4° secolo d. Cristo.
Una villa romana è stata scavata a Russi (Ravenna), con un impianto originario risalente alla fine del 1° secolo a.C., rifatta e ampliata all'inizio del 2° d.C., continuata fino alla metà del 4° secolo.
A Bologna ritrovamenti casuali nel centro hanno posto in evidenza nel tessuto urbano "cardini e decumani" e insulae rettangolari; molti i ritrovamenti sporadici, ma indicativi per la ricostruzione topografica e la probabile identificazione di luoghi di culto e civici. Una ricca villa suburbana in via Ca' Selvatica ha restituito mosaici. I centri di Imola e Claterna hanno restituito numerose testimonianze della topografia antica. A Modena una grossa necropoli con monumenti funerari è venuta in luce in località San Lazzaro. A Reggio Emilia numerosi pavimenti musivi hanno dato indicazioni per l'identificazione del tessuto urbano antico. Vedi tav. f. t.
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