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Emilia-Romagna

di Claudio Cerreti - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Emilia-Romagna

Claudio Cerreti

Tanti aspetti diversi per una sola regione

Per tre quarti pianura, orlata per tutta la lunghezza da montagne e colline, fino al mare più affollato d'Italia, l'Emilia-Romagna è tagliata da un'antica strada che le ha dato una metà del nome e ha tenuto unite regioni e storie dell'Italia settentrionale e centrale. L'altra metà fu il centro del dominio bizantino in Italia, tanto da assumere il nome di Romania, in riferimento all'Impero Romano d'Oriente. È terra di splendide città e campagne magnifiche, di alta cultura e radicate tradizioni popolari, di squisita gastronomia e monumenti straordinari, di suggestivi ambienti naturali e paesaggi interamente costruiti dagli uomini

Tabella

Tra l'Appennino e il Po

L'Emilia-Romagna, per un lunghissimo tratto delimitata, a nord, dal corso del Po, comprende tutta la porzione sudorientale della Pianura Padana e parte dell'area del delta del fiume. La pianura è percorsa da una serie di affluenti del Po (Trebbia, Secchia, Panaro e molti altri), dalla portata variabile secondo le stagioni; quasi paralleli fra loro, questi fiumi hanno inciso nell'Appennino altrettante vallate, formando una specie di 'pettine' di solchi vallivi che risalgono fino agli oltre 2.000 m delle montagne più elevate (Monte Cimone, 2.165 m). A sud delle Valli di Comacchio, altri fiumi, come il Reno, non sono affluenti del Po, ma sfociano direttamente in mare, attraversando la pianura romagnola.

Tutta l'area di pianura è intensamente coltivata e abitata da lunghissimo tempo. Si può distinguere in due parti: l'alta pianura, quella più vicina alle pendici dei monti, che è meno fertile ma si presta alla coltivazione di piante da frutto; e la bassa pianura, più vicina al corso del Po, i cui terreni sono più ricchi di humus e di acqua ‒ anche grazie ai numerosi canali di irrigazione ‒ e consentono coltivazioni di cereali e di foraggi molto produttive.

L'abbondanza d'acqua è una delle principali ricchezze naturali della regione, e dipende da un clima che è piuttosto di tipo continentale, con differenze nette tra estate e inverno, precipitazioni abbondanti salvo che durante l'estate, e frequente presenza di nebbia ‒ che fornisce umidità ai terreni e alle piante anche quando non piove. L'acqua, verso la foce del Po, era addirittura eccessiva per gli usi agricoli dei terreni: così da secoli gli abitanti dell'Emilia e della Romagna hanno lavorato a prosciugare le 'valli' (aree paludose e stagni) per ricavarne terreni coltivabili. Parte di queste aree umide, che venivano comunque utilizzate per la caccia e la pesca, è però sopravvissuta, come a Comacchio; adesso sono zone protette come aree naturalistiche dove fanno tappa molti uccelli migratori.

La Via Emilia

Allo sbocco delle valli appenniniche, proprio ai piedi delle colline che scendono verso la pianura, corre la Via Emilia, che da Rimini a Piacenza attraversa per il lungo tutta la regione. Costruita dai Romani all'inizio del 2° secolo a.C., questa importantissima via di comunicazione separa, in un certo senso, le aree montane dalle aree di pianura. Allo stesso tempo, però, funziona come un fiume: raccoglie le strade 'affluenti' che provengono da entrambe le aree e le mette in comunicazione. Così, la regione ha due grandi fiumi, uno d'acqua e uno di traffici, e tutti e due hanno molto facilitato gli scambi, gli spostamenti e lo sviluppo economico e hanno contribuito, in un certo senso, a dare una fisionomia propria alla regione.

Lungo la Via Emilia, a distanze quasi regolari, sono sorte fin dall'antichità molte città, grandi e piccole, che oggi si sono talmente espanse, proprio seguendo la via consolare, da formare in certi tratti quasi un'unica città, una conurbazione.

La maggior parte della popolazione della regione, quindi, si concentra lungo l'Emilia, dove si è pure insediata l'industria moderna, mentre l'area appenninica è sicuramente meno popolosa ‒ anche se non manca di cittadine interessanti e attive. Verso il Po e verso il mare, lontano dalla Via Emilia, a nord Ferrara e a sud Ravenna sono un po' appartate e circondate da territori prevalentemente rurali. I centri urbani della costa romagnola, da Cervia a Cattolica, sono in parte collegati alla lunga conurbazione della Via Emilia e in parte si sviluppano autonomamente lungo il mare, puntando su un'economia (soprattutto turistica) differente da quella del resto della regione.

Le radici antiche dello sviluppo

La regione ha conosciuto, anche se non in tutte le sue parti allo stesso modo, una storia di continua valorizzazione delle risorse del territorio, che l'ha resa un'area ricca e progredita.

Alla base di questa ricchezza è stata a lungo l'agricoltura, che nella pianura emiliano-romagnola ha sperimentato continuamente tecniche e sistemi di produzione di avanguardia. L'evoluzione dell'agricoltura e la ricchezza delle sue produzioni hanno fatto anche nascere, fin dal Medioevo, attività manifatturiere di importanza europea, come l'industria tessile a Bologna. Anche l'allevamento ‒ di bovini e suini ‒ ricavava vantaggi notevoli dall'agricoltura e si sviluppava a sua volta, facilitato pure dalla vicinanza di aree montane in cui trovare alimentazione di buona qualità durante il periodo estivo.

La lavorazione dei prodotti dell'allevamento, dalla carne al latte, rappresentò un altro ramo manifatturiero antico e fiorente: prodotti come il grana padano e il parmigiano reggiano, o il prosciutto di Parma e tanti altri, avevano già secoli fa una fama e un mercato internazionali.

Le città, in questo processo, ebbero un ruolo fondamentale e forse anche i vantaggi principali: era soprattutto in città che vivevano i proprietari terrieri più importanti, i commercianti e gli industriali. L'agricoltura che si sviluppò in Emilia-Romagna fu, infatti, soprattutto un'agricoltura 'capitalistica': i proprietari dei terreni investivano soldi per migliorare continuamente le tecniche di produzione e quindi le rese, riuscendo così a guadagnare di più. Ovviamente, di conseguenza, ciascuna città di una certa importanza cercò di garantirsi un territorio rurale suo proprio, da cui ricavare quella ricchezza e dove investire il denaro.

Una collezione di città capitali

Fin dal Medioevo, perciò, si poterono formare molti Stati, poco estesi ma molto ricchi, intorno alle principali città emiliane e romagnole. Molti di questi Stati sopravvissero per secoli, e così numerose città della regione furono, per altrettanti secoli, capitali di una certa importanza, accumulando ricchezze che vennero trasformate in palazzi, monumenti e opere d'arte: quello splendore artistico che oggi possiamo ammirare un po' dovunque in questa regione.

Rimini, Cesena, Forlì, Ravenna, Faenza, Imola, Bologna, Ferrara, Mirandola, Modena, Guastalla, Parma ‒ ma anche altre città ‒ furono sede di signorie importanti, in mano a famiglie di peso europeo (come gli Este, i Visconti, i Farnese, i Gonzaga), che a volte le conservarono fino all'Ottocento. Città che hanno mantenuto fino a oggi patrimoni storico-artistici straordinari, senza però rinunciare a seguire lo sviluppo economico, sociale e anche urbanistico richiesto dalla modernizzazione.

Un altro segno di questo radicato ruolo di città capitali è nell'antica presenza di università: a parte quella di Bologna, che è la più antica d'Europa, anche a Ferrara, Modena e Parma esistono università che hanno molti secoli di storia. L'attenzione alla cultura, del resto, non si è esaurita nella fondazione di università, perché moltissime sono le antiche biblioteche (fra le più ricche d'Italia e del mondo, come quelle di Cesena, Bologna, Modena, Parma) e molti i musei di antica fondazione e le accademie scientifiche e letterarie.

La ricchezza di oggi

Tutto quello che si è ricordato è stato alla base della crescita economica e sociale dell'Emilia-Romagna, che molti considerano l'esempio migliore di sviluppo in Italia e che comunque garantisce agli abitanti della regione una serie di primati invidiabili.

L'agricoltura non ha smesso di aggiornarsi, mantenendo una produzione elevatissima anche quando i contadini hanno cominciato a diminuire rapidamente: la meccanizzazione e l'impiego di tecniche di coltivazione sempre più moderne hanno anzi fatto aumentare la produzione (di grano, barbabietole da zucchero, ortaggi e frutta). Un discorso a parte meriterebbe la produzione di vini di pregio. L'allevamento dà sia carni, fresche e lavorate, sia latticini di qualità. Anche la pesca è stata razionalizzata e ammodernata (per esempio con gli impianti di itticoltura) ed è molto fruttuosa. Le produzioni alimentari, legate alla tradizione rurale, rappresentano tuttora gran parte della floridezza dell'Emilia-Romagna e va detto che sono fra le principali attrattive turistiche della regione.

È soprattutto l'industria ad aver sospinto il recente sviluppo socio-economico della regione. Il settore più presente è, comunque, quello legato alla lavorazione dei prodotti alimentari ‒ a conferma del ruolo fondamentale dell'economia rurale. Ma poi hanno preso a svilupparsi molti altri comparti industriali: quello meccanico, per esempio, notissimo in tutto il mondo per le automobili sportive, è anche straordinariamente importante nel campo delle macchine agricole e delle macchine utensili ‒ quelle, cioè, che vengono impiegate per produrre articoli industriali: per sagomare scarpe, per esempio, o per tessere maglie e calze ‒ che hanno spesso, a loro volta, un mercato mondiale. Altre produzioni tradizionali, come quelle della ceramica, hanno pure raggiunto livelli industriali e di grande competitività.

I distretti industriali

Una caratteristica dell'industria emiliano-romagnola (ma anche di altre parti d'Italia) è di aver dato luogo alla nascita di 'distretti industriali': mentre, cioè, in altre regioni si sono sviluppate poche imprese di grandissime dimensioni e con migliaia di operai, qui si tratta di aree abbastanza circoscritte in cui molte aziende di piccole dimensioni si sono specializzate in una precisa produzione, per esempio certi capi d'abbigliamento. Più che farsi concorrenza, queste piccole aziende cercano di cooperare, di dividersi i compiti, specializzandosi sempre di più e utilizzando tecnologie sofisticate; alcune si occupano dei materiali, altre della lavorazione, altre ancora delle macchine che servono per la lavorazione, altre degli aspetti estetici e così via. In questa maniera, certi distretti sono riusciti a raggiungere una posizione di assoluta supremazia mondiale nella produzione sia di quei prodotti sia anche delle macchine per produrli, e sono in grado di esportare in tutto il mondo. La piccola dimensione, invece di essere una debolezza, è un vantaggio perché permette a queste aziende di adattarsi rapidamente, di cambiare in poco tempo il tipo di produzione.

È molto importante, inoltre, il fatto che in queste piccole aziende ci sia uno spirito di collaborazione molto forte, che ha l'effetto di rinsaldare i legami sociali e comunitari nelle popolazioni locali.

Una popolazione di turisti

Sono molti milioni, ogni anno, i turisti italiani ed europei (specie tedeschi) che passano le loro vacanze in Emilia-Romagna. Tutti conoscono la riviera romagnola, con le vastissime spiagge perfettamente attrezzate, con le pensioni e gli alberghi confortevoli, con le tante attività inventate per trascorrere piacevolmente il tempo.

Ma accanto al turismo balneare va di nuovo ricordato il turismo delle città d'arte, così numerose nella regione. E poi, più recente ma sempre più importante, quel tipo di turismo che cerca la piacevolezza degli ambienti, la buona cucina, la simpatia delle persone: tutte cose di cui l'Emilia-Romagna è davvero ricca.

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Indice
  • 1 Tra l'Appennino e il Po
  • 2 La Via Emilia
  • 3 Le radici antiche dello sviluppo
  • 4 Una collezione di città capitali
  • 5 La ricchezza di oggi
  • 6 I distretti industriali
  • 7 Una popolazione di turisti
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