MARIANI, Emilia
– Nacque a Torino il 23 marzo 1854 da Gerardo e da Rosa Marchisio.
Fin da giovane la volontà di indipendenza la spinse a sottrarsi alle ambizioni nutrite per lei dai genitori, che l’avevano avviata allo studio del pianoforte, e a dedicarsi invece agli studi magistrali. La decisione di intraprendere la carriera di maestra scaturì non solo dalla necessità di procurarsi mezzi propri di sostentamento (visse infatti, per scelta, sempre da sola), ma anche dalla profonda convinzione maturata durante gli anni della giovinezza – coincidenti con il fervore del Risorgimento – che la missione della donna nell’Italia unita dovesse consistere nell’educazione delle giovani generazioni. In quel periodo subì fortemente l’influenza del pensiero mazziniano, che l’avrebbe condizionata anche in seguito, pur compiendo percorsi politici differenti.
Conseguito il diploma, insegnò per trentotto anni. L’insegnamento non rappresentò però che un aspetto della vita della M., il cui lascito è legato in primo luogo alle battaglie per l’emancipazione femminile di cui fu protagonista. Particolare impegno riversò nella lotta per la riforma dell’educazione femminile e per l’elevazione delle condizioni lavorative delle maestre e la parificazione con i colleghi maschi. Nel 1897, insieme con A. Cabrini, fondò la prima Unione insegnanti.
La passione per la scrittura (in gioventù fu autrice di numerosi racconti e di commedie, prevalentemente ma non esclusivamente per il pubblico infantile) la portò alla carriera giornalistica, sfociata nel 1884 nella collaborazione con la testata La Donna, fondata nel 1868 da Gualberta Alaide Beccari.
La rivista, voce tra le più autorevoli dell’emancipazionismo radicale, ospitò numerosi contributi della M., riguardanti in particolare le problematiche dell’istruzione e del lavoro femminile. Fra questi spicca la Relazione al VI Congresso nazionale degli insegnanti primari, tenutosi a Bologna fra il 3 e il 6 sett. 1888 (L’educazione sociale della donna, in La Donna, 15 sett. 1888, poi in Ascensione femminile. Scritti scelti, Torino 1918), nella quale la M. si pronunciò a favore delle classi miste nella scuola, in quanto avrebbero favorito, attraverso l’eliminazione di una didattica ad hoc per le donne, una concezione educativa più pratica che tenesse conto dell’importanza del lavoro per il genere femminile.
Nel 1890 partecipò come inviata de La Donna alla cosiddetta Conferenza Beatrice, organizzata da A. De Gubernatis in occasione dell’esposizione di Firenze dedicata alla musa dantesca e passata alla storia come il luogo in cui si consumò la «svolta» dell’emancipazionismo italiano dalle istanze radicali a una dimensione più «borghese» e istituzionalizzata. La delusione che ne seguì influenzò la decisione della M. di aderire al Partito socialista italiano. La M., infatti, da tempo nei suoi scritti andava maturando l’idea che il socialismo fosse in quel momento la via possibile per la realizzazione delle istanze riformatrici della condizione femminile, che le appariva gravata da uno sfruttamento analogo a quello subito dalla classe operaia. L’adesione alla causa socialista la portò, nel 1896, dopo alcune esperienze giornalistiche (tra le altre, in riviste quali Cordelia, La Vita internazionale, Vita femminile italiana e dal 1891 al 1894 diresse Flora letteraria, periodico educativo dell’Unione maestri di Torino), a entrare nella redazione di Per l’idea. Periodico di letteratura socialista, supplemento de Il Grido del popolo e voce degli intellettuali socialisti torinesi. In quell’occasione contrasse profonde e durature amicizie, come quelle con E. De Amicis e A. Costa, con i quali ebbe un interessante carteggio dopo i disordini politici del 1898.
Nonostante il socialismo della M. fosse di natura più emotiva che ideologica, e i suoi scritti sulle condizioni lavorative femminili più accorati e patetici che frutto di un’analisi rigorosamente marxista, la collaborazione a Per l’idea le fruttò un processo per istigazione all’odio fra le classi sociali e la sospensione dall’insegnamento. L’imputazione riguardava la pubblicazione di un racconto, Come finiscono (1896), in cui venivano illustrate le condizioni di sfruttamento delle operaie da parte dei padroni. Il processo, grazie al contributo dell’avvocato socialista G.B. Cagno, si risolse in una completa assoluzione per la M. e nella riabilitazione alla professione.
L’adesione al socialismo coincise con un periodo di fervente attivismo politico e sociale: nel 1895 la M. costituì la sezione torinese delle Leghe per la tutela degli interessi femminili (organizzazioni apolitiche che si proponevano di difendere gli interessi delle lavoratrici del ceto medio) e nel 1897, insieme con Linda Malnati e Rosy Amadori, assunse la direzione di Vita femminile, organo di tali Leghe e giornale femminile tra i più politicamente connotati di quel periodo.
Nel 1899 fondò insieme con Irma Melany-Scodnick il settimanale L’Italia femminile, affidandone la direzione a Rina Faccio Pierangeli (Sibilla Aleramo). Tali esperienze culminarono nel 1904 nella fondazione a Torino di un periodico totalmente proprio, Cronache femminili, giornale diretto alle donne lavoratrici che si propose, nonostante la breve esistenza, come una fra le voci più lucide dell’informazione emancipazionista. All’attività giornalistica si affiancarono in seguito iniziative sociali ed educative, che videro la M. impegnata in numerose associazioni, quali la Pro Puerizia e l’Università popolare.
I contatti con intellettuali e attiviste del movimento emancipazionista e la profonda riflessione sulle caratteristiche peculiari della condizione femminile che venne maturando con le sue attività portarono la M. a sviluppare un pensiero autonomo e originale. La M. si distaccò a poco a poco dal socialismo sentimentale delle origini e approdò a una concezione di «femminismo rigoroso» – come fu definito da Franca Pieroni Bortolotti – che prese forma compiuta nel 1906 con la fondazione del Comitato pro voto donne di Torino, organismo aderente al Comitato nazionale pro suffragio.
Il Comitato, i cui compiti principali erano la lotta e la propaganda per la conquista del voto politico e amministrativo femminile, fu uno degli organismi più attivi del suffragismo italiano. Esso si distinse per la lunga convivenza e l’equilibrio fra la sua anima liberale e quella socialista e annoverò tra i suoi membri personalità come T. Grandi, con il quale la M. tenne, dal 1909, un fitto carteggio. Essenzialmente creatura della M., che ne rimase presidentessa fino alla morte, il comitato promosse – oltre la conquista del suffragio – numerose altre battaglie per l’emancipazione femminile, come la parità salariale fra uomo e donna, il divorzio, la ricerca della paternità; esso si propose inoltre per lungo tempo come punto di incontro di donne di differente estrazione sociale e culturale.
Proprio l’influenza della M. fu fondamentale nel determinare la svolta interventista di quest’organismo dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Tale decisione portò al definitivo distacco della M. dal Partito socialista, di cui peraltro non aveva mai del tutto condiviso l’internazionalismo. Per la M. il conflitto significò una riconversione all’antico ideale di autodeterminazione nazionale di matrice mazziniana, al quale sacrificò gli anni di militanza socialista ed emancipazionista nonché molte delle sue amicizie. Il Comitato pro voto fu in tal modo da lei trasformato in un organo essenzialmente di propaganda bellica e di iniziativa a favore dei militari e delle loro famiglie.
Le polemiche, originate da tale cambiamento, non si placarono nemmeno dopo la morte della M., avvenuta a Firenze il 27 febbr. 1917, durante uno dei suoi viaggi di propaganda.
Opere: La parte più importante della produzione teorica e giornalistica della M. è stata riunita, postuma, nel volume citato Ascensione femminile. Scritti scelti. Tra gli scritti minori: Ore di ricreazione: commediole e dialoghi per feste scolastiche, Torino 1887; La Provincia di Novara: cenni storici, ibid. 1888; Per gli asili: poesie, dialoghi e canti per le tre sezioni, ibid. 1897 (insieme con Maria Torretta); Memorie e figure, Milano 1899; Londra e Parigi: impressioni di viaggio, ibid. 1905.
Fonti e Bibl.: Documentazione inerente alla M. si conserva in Torino, Arch. del Museo del Risorgimento, Terenzio Grandi, f. 14. Studi principali: F. Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile in Italia 1848-1892, Torino 1963, pp. 125, 141, 150-153, 186, 194, 256 s., 262, 269; Id., Socialismo e questione femminile in Italia 1892-1922, Milano 1974, pp. 36-39, 42-45, 48 s., 108 s., 121; T. Grandi, E. M. una delle prime femministe italiane, in Studi piemontesi, II (1973), 2, pp. 141-144; A. Buttafuoco, Cronache femminili. Temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall’Unità al fascismo, Arezzo 1988, ad ind.; S. Inaudi, Una passione politica. Il Comitato pro voto donne di Torino agli inizi del Novecento, Torino 2003, pp. 22-30, 37-49, 62-83; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, III, s.v. (E. Santarelli).