OLLIVIER, Èmile
Avvocato e uomo politico, nato a Marsiglia il 2 luglio 1825, morto a Saint-Gervais-les-Bains il 20 agosto 1913. Entrò nella vita politica nel 1848. Dopo la rivoluzione di febbraio, ebbe dal governo provvisorio la nomina a commissario generale delle Bocche del Rodano e del Var e venne investito di poteri quasi illimitati su entrambi i dipartimenti. A Marsiglia e a Tolone fu accolto con manifestazioni d'entusiasmo e i contemporanei parlano dell'infiammata eloquenza del giovane commissario che sapeva comunicare a tutti il proprio ardore. Ma tre mesi dopo, essendo sopravvenute le giornate di giugno, bisognò reprimere l'insurrezione e l'O. si trovò inimicato con entrambi i contendenti: i rivoluzionarî che lo accusavano di crudeltà e i conservatori che ne deploravano la mitezza. Caduto in disgrazia, fu mandato come rappresentante del governo a Chaumont (Alta Marna) e l'anno successivo tornò a vita privata.
Nel 1857 venne eletto deputato e con A. Darimon, Jules Favre, J.-L. Hénon ed E. Picard formò il gruppo dei Cinque che fece opposizione all'Impero, e che era destinato ad accrescersi nel 1863 e nel 1869.
Nel febbraio 1864 l'imperatore si mostrò favorevole alla libertà del lavoro. L'O. accettò di essere relatore della legge sulle coalizioni, ma i suoi colleghi lo disapprovarono e la ruppero con lui.
A mano a mano che si era venuto sviluppando, il gruppo dei Cinque aveva dato alla propria opposizione una forma più nettamente repubblicana: invece a mano a mano che la costituzione si faceva più liberale O. vi aderiva sempre maggiormente e presto fu a capo del Tiers-Parti, creato da L.-J. Buffet.
Indifferente agli attacchi, l'O. proseguì per tredici anni la sua campagna e il giorno in cui il pericolo di una sommossa cominciò a balenare, Napoleone III si volse verso il solo uomo che potesse evitare la rivoluzione. L'O. accettò il ministero che fino allora aveva rifiutato. Il 2 gennaio 1870 s'inaugurava l'impero liberale. Appena al governo, O. dovette fronteggiare la difficile situazione creata da un cugino dell'imperatore, Pietro Bonaparte, che uccideva il giornalista Yvan Salmon, detto Victor Noir; ciò che fece con abilità. L'O. assunse il potere e applicò quei principî dell'opposizione che erano anche suoi: assicurò l'indipendenza del voto e rinunciò alle candidature ufficiali nelle elezioni. Voleva associare ai proprî sforzi tutti i Francesi e nel paese la tensione diminuì, preannunziando la pacificazione. Nel plebiscito dell'8 maggio 1870 sulla riforma della costituzione, consigliato da E. Rouher, l'opposizione non contò più che un milione e mezzo di voti. Il 2 luglio scoppiò la notizia della candidatura Hohenzollern, che doveva condurre alla guerra franco-prussiana.
Sembra che O. non fosse partigiano della guerra, non dividendo affatto le illusioni e l'esaltazione della destra del Corpo legislativo; ma non seppe scindere, dando le dimissioni, la sua responsabilità dalla politica personale che Napoleone III svolgeva. Una volta preso nell'ingranaggio, O. non si poté più tirare indietro, e il 15 luglio dichiarava al Corpo legislativo di accettare d'un cour léger la responsabilità della guerra. Con questa frase disgraziata egli intendeva dire che non aveva alcun rimorso per lo scoppio della guerra, che gli veniva imposta, ma la frase si prestava a essere fraintesa, come difatti avvenne. Tre settimane dopo, alla notizia delle prime vittorie prussiane, il suo ministero fu rovesciato. Tutti si trovarono d'accordo nell'addossare all'O. la responsabilità delle sconfitte francesi; il suo nome divenne simbolo della catastrofe che costò alla Francia due provincie. Dal 1870 al 1873 visse in Italia, poi rientrò in Francia, ma non riuscì più ad avere parte alcuna nella politica.
Gli ultimi vent'anni della sua vita furono assorbiti dalla compilazione della grande opera L'Empire libéral, in 17 volumi. Oltre a questa, l'O. ha lasciato numerose opere di letteratura pura, di critica d'arte (Michel-Ange), di diritto, di storia e di filosofia religiosa. Soprattutto, egli fu il primo oratore del suo tempo.
Sopportò con fiera rassegnazione il crollo della sua carriera politica; ma nonostante questo, continuò fino alla morte a esercitare un notevole influsso su una parte della società francese, per lo splendore della sua cultura, il fascino della sua parola e l'altezza del suo pensiero. Eletto membro dell'Académie de France (1870), non poté mai leggere il "discours de réception" in cui aveva introdotto l'elogio di Napoleone III; vi fu assiduo fino all'ultimo giorno di vita.
Aveva sposato in prime nozze Blandine Liszt, figlia del compositore Franz Liszt; in seconde nozze sposò la signorina Gravier de Suffren.
Bibl.: M. Th. Ollivier, É. O., sa jeunesse, Parigi 1920; H. Salomon, Le ministère du 2 janvier, in Revue de synthèse historique, XXXII (1921); H. Seeholzer, Die lezten Tage des Ministeriums E. O. Juli bis August 1870, Zurigo 1910.