LOUBET, Émile
Uomo politico francese, nato a Marsanne (Drôme) il 31 dicembre 1838, morto il 1° dicembre 1929. Avviato alla carriera forense, il L. divenne sindaco di Montélimar dopo la caduta del secondo impero, e nel 1876 fu eletto deputato nella lista repubblicana. Nel 1885 fu eletto senatore, nel 1887 ebbe il portafoglio dei lavori pubblici e nel 1892 fu incaricato di costituire un gabinetto, che dovette fronteggiare gli attentati anarchici di Ravachol e dei suoi complici, lo sciopero di Carmaux, finito con un suo lodo arbitrale favorevole agli operai, e gli scandali del Panama. Preoccupato di salvaguardare il prestigio dei partiti di sinistra, il L. rifiutò di pubblicare la lista dei 104 parlamentari imputati di corruzione. L'anno seguente, il L. tenne il portafoglio dell'interno nel gabinetto presieduto da A. Ribot. Nel 1896 fu eletto presidente del senato, carica che gli spianò la via alla suprema magistratura della repubblica. Quando la morte repentina di Félix Faure (1889) rese necessaria l'immediata sostituzione del presidente della repubblica, il L. fu eletto coi voti della sinistra e difese energicamente la causa che era stato chiamato a tutelare, dominando le velleità del pronunciamento di P. Déroulède e chiamando al potere l'erede spirituale di L. Gambetta, P.-M. Waldeck-Rousseau. Questo ministero e quello assai più accentuato di C. Combes, ebbero il valido appoggio del presidente della repubblica che non esitò ad assumersi le responsabilità della revisione del processo Dreyfus, dal L. graziato, e della separazione della chiesa dallo stato. Durante la sua presidenza si recarono in visita ufficiale a Parigi il re d'Inghilterra Edoardo VII, il re d'Italia e quello di Spagna. La situazione internazionale fu turbata durante la presidenza del L. dal viaggio dell'imperatore di Germania a Tangeri. L., nonostante il dispiacere del Vaticano, si recò (aprile 1904), primo fra i capi di stati cattolici, a rendere la visita in Roma al re Vittorio Emanuele III. Nel 1906 il L., che aveva compiuto il suo periodo alla presidenza della repubblica, rientrò nella vita privata.