LITTRÉ, Émile
Filosofo e filologo francese, nato il 1° febbraio 1801 a Parigi, dove morì il 2 giugno 1881. Il L. tentò durante la giovinezza diverse vie, seguendo i varî impulsi del suo ricco temperamento. Interrotti gli studî di medicina, che aveva già largamente approfondito, si diede all'insegnamento privato, imparando via via le lingue classiche e orientali. Legatosi agl'ideali democratici, prese parte alla rivoluzione del 1830, specialmente attraverso il giornalismo. Nel 1839 era membro dell'Académie des Inscriptions, e di anno in anno intensificò sempre più la sua vita di studio e di dotto raccoglimento, senza abbandonare del tutto l'attività politica, in cui portò l'autorità del suo pensiero, specie dopo il 1871, quando il Gambetta gli diede una cattedra e l'Assemblea nazionale lo ebbe tra i suoi eletti, mentre l'Académie française lo riceveva nel 1873, non senza violente opposizioni per la sua irreligiosità e il suo acceso anticlericalismo.
Furono decisivi per la sua formazione intellettuale gli anni intorno al 1840, in cui si educò al positivismo di Augusto Comte, accettandone - con un'assoluta fedeltà e con un'interiore coerenza che costituiscono esse stesse una particolare originalità - la prima metodologia in senso puramente scientifico, senza quella mistica e quella dogmatica (religione dell'umanità come "Grande Essere", tendenza a una considerazione finalista e quindi provvidenziale dell'evoluzione), verso cui si andò evolvendo il pensiero del maestro, dal quale il L., appunto per queste ulteriori divergenze, fu rinnegato (1852). Il L. ne sviluppò con spirito consequenziario le applicazioni scientifiche, politiche, morali, che per un quarantennio, attraverso i libri, i giornali e le riviste, significarono - specie per gli avversarî - ateismo, materialismo, socialismo: ma la dottrina filosofica e il lavoro scientifico furono da lui sentiti come un atto di fede e ad esse si dedicò con umiltà e con estrema schiettezza spirituale. La stessa sensibilità egli portò nelle ricerche filologiche; il suo Dictionnaire de la languefrançaise (Parigi 1863-72, voll. 4, con supplementi nel 1878), che è rimasto giustamente classico, costituisce la sua opera più duratura: in esso - e vi attese per circa trent'anni, mentre collaborava all'Histoire littéraire de la France e al Journal des Savants, e costruiva una larga Histoire de la langue française (1862, voll. 2) - si traduce meglio il suo temperamento critico, piuttosto da filologo e storico anziché da filosofo. E con gusto essenzialmente filologico è condotta la sua traduzione della prima cantica dantesca (Enfer, 1879) nell'antico francese.
Opere: Tra le più importanti, oltre alla traduzione degli Œuvres d'Hippocrate (Parigi 1839-61, voll. 10) e della Vie de Jésus di D. F. Strauss (ivi 1839-40): Analyse raisonnée du Cours de philosophie positive de M. A. Comte (ivi 1845); Application de la philosophie positive au gouvernement des sociétés (ivi 1849); Conservation, révolution et positivisme (ivi 1852; 2ª ed., 1879); A. Comte et la philosophie positive (ivi 1863); A. Comte et Stuart Mill (ivi 1866); La science au point de vue philosophique (ivi 1873; 2ª ed., 1877); Fragments de philosophie positive et de sociologie contemporaine (ivi 1876). L. fondò e diresse la Revue de philosophie positive (1867-1883). Interessano: Études et glanures (1880).
Bibl.: Ch.-A. Sainte-Beuve, Nouveeaux lundis, V; É. Caro, L. et le positivisme, Parigi 1883. Cfr. i discorsi all'Acad. di Pasteur e di Renan, il 27 aprile 1882.