Deschamps, Émile
Poeta francese (Bourges 1791-Versailles 1871), fratello di Antoine (v.), fu con Hugo (col quale aveva fondato nel 1823 " La Muse française ", l'organo dei giovani romantici) uno dei primi e, sul piano teorico, più notevoli esponenti del Romanticismo francese, del quale tracciò una sorta di manifesto nella prefazione di Études françaises et étrangères (1828). Precursore dei parnassiani in poesia e difensore di Baudelaire, amò vivamente la pittura e la musica e fu amico di Géricault, Ingres, David d'Angers, Delacroix. La sua importanza è soprattutto storica né si può parlare di un vero e proprio influsso di D. su di lui, bensì di una consapevole partecipazione a quel fervore di simpatia che circondò in Francia nella prima metà dell'Ottocento il nome e l'opera del nostro poeta a prescindere da una conoscenza e da una comprensione obbiettiva che in effetti non ci furono.
Nella prefazione di Études, contenenti poesie proprie e tradotte, Deschamps sente l'importanza della scuola classica del secolo XV pur riconoscendone la successiva, graduale decadenza che vorrebbe riparata da nuove forze anche nutrite di succhi stranieri: " À moins d'un miracle - egli esclama - qui arrive de loin en loin, quelle illusion peut se faire un poète de nos jours, quand le Dante, le Tasse, le Camõens, Milton, etc. etc., ont été méconnus de leurs contemporains! ". Osserva inoltre che nella Francia contemporanea, " au milieu même de ce monde si prosaïque et si superficiel, se trouvent peut-être cinq cent personnes, femmes et hommes, dont l'âme est aussi poétique que dans les montagnes de l'Écosse ou sur les bords de l'Arno ... En vérité, jusqu'à ce qu'il se présente un génie inventeur, les traducteurs doivent avoir la préférence. Les continuateurs français nous donnent tout juste, en moindre qualité, ce que nous avions, depuis longtemps, en immortels chefs-d'œuvre. Au moins les traducteurs nous donneront-ils ce que nous n'avions pas encore ".
Nella sua generosa aspirazione a una grande letteratura, degna del passato splendore, egli esemplifica ponendo sul medesimo piano classici e romantici: Racine con Shakespeare e Virgilio con D.: " Chez les uns, les défauts sont négatifs, et pour ainsi dire d'omission, chez les autres ils sont positifs et en relief: toute la différence est là. Ces quatre hommes n'en sont pas moins quatre poètes divins ". D. costituisce dunque per Deschamps uno dei sommi modelli poetici; e di questa sua ammirazione, condivisa dagli altri giovani del " Cénacle ", è prova anche l'uso che il poeta fece della terza rima, la quale, introdotta in Francia nel secolo XVI, ritrovò una non effimera applicazione appunto nel secolo XIX anche per merito di T. Gautier, T. de Banville e L. de Lisle.
Bibl. - E.L. Kastner, History of the Terza Rima in France, in " Zeit. für französische Sprache und Literatur " XXVI (1904); H. Girard, É. Deschamps dilettante, Parigi 1921; H. Douzery, Deux romantiques, Félix Arvers et É. Deschamps, Foix 1929; C. Léger, Madame Récamier, la reine Hortense et quelques autres..., Parigi 19413, 213-219. Per più ampie indicazioni bibliografiche, cfr. H. Talvart - J. Place, Bibliographie des auteurs modernes de langue française, IV, ibid. 1939, 199-205.