BOURDELLE, Émile-Antoine
Scultore, nato a Montauban (Tarn-et-Garonne) il 30 ottobre 1861, morto a Vesinet il 1° ottobre 1929. Figlio d'un falegname e nipote d'un tagliatore di pietre, il B. attribuì sempre gran parte delle sue qualità artistiche all'insegnamento pratico che ricevette nella casa paterna. Entrò a 15 anni nella Scuola di belle arti di Tolosa, e si trasferì a Parigi nel 1884 per lavorare dapprima col Dalou, poi col Falguière. Solamente verso il 1890 entrò nello studio del Rodin, col quale lavorò per circa quindici anni. Le prime opere del B., come il bel gruppo di marmo, Mère et enfant (1897, in una raccolta parigina) rivelano chiaramente l'influenza del Rodin nella maniera impressionante di rendere il fremito della carne. Il gran gruppo della Défense (monumento commemorativo della guerra del 1870), innalzato a Montauban nel 1898, è un'opera notevole, che non manca di un soffio d'ispirazione eroica; ma resta impacciata, un po' sovraccarica e più violenta che personale. Soltanto nel 1900, all'età di quarant'anni, l'artista trovò la sua via: la testa d'Apollo, eseguita in quell'anno, ha per la sua carriera lo stesso significato che l'Homme au nez cassé per quella del Rodin. Così, invece dei patimenti, della stanchezza, delle tracce che il dolore e la voluttà segnano sulla carne, e che il Rodin rende mirabilmente, il B. ritrovava la purezza antica, la bellezza dell'arte greca, e la rompeva in pieno col romanticismo. Varie statuine, la Bacchante, la Jeune fille à la chèvre, Sapho, eseguite tra il 1903 e il 1907, confermano questa nuova tendenza, che si dichiara finalmente con forza nell'Héraclès archer (1907), figura eroica che divenne immediatamente celebre, e che fu il manifesto d'indipendenza del B. e il segnale della rivolta contro l'impressionismo. Il B., arrivato allora alla maturità, nel pieno vigore dei suoi quasi cinquant'anni, acquista definitivamente coscienza di sé. Ritrova le leggi dell'arte monumentale. La scultura, per lui, è qualcosa di diverso che la semplice copia del modello, che un semplice inganno dell'occhio: essa è soprattutto costruzione, architettura. Queste nuove idee si rivelano nella decorazione del teatro dei Champs Élysées, costruito nel 1912 dai fratelli Perret e per il quale l'artista eseguì rapidamente il frontone (Apollo e le muse) e cinque metope (Commedia, Tragedia, Danza, Musica, Architettura).
Da quel momento il B. è un maestro, un caposcuola. Il suo studio, soprattutto dopo la guerra (Rodin morì nel 1917) fu il ritrovo di tutti i giovani scultori d'Europa e d'America. Le opere si succedettero alle opere: statua della Vergine per l'Alsazia (1919), statua della Francia) per il monumento dello sbarco delle truppe americane (Blaye, Gironde, 1924). Per la Repubblica Argentina eseguì il colossale monumento equestre al generale Alvear (Buenos Aires, 1918-1923), il cui piedistallo è contornato da quattro figure: l'Eloquenza, l'Azione, la Vittoria e la Pace. Per la Polonia fuse la colonna sormontata dalla statua del poeta Mickiewicz (1910-1929) che si eleva ora a Parigi. Frattanto l'artista modellava il fregio del teatro di Marsiglia (Nascita di Venere, 1925-1926), la Deposizione della chiesa di Raincy, costruita da A. Perret (1924), il monumento ai morti di Carmoux, il quale ultimo presenta di profilo la forma di una lampada di minatore.
Tra i busti del B. bisogna citare quello del professore Koeberlé (1914), quello di M. Simù, di sir James Frazer, d'Anatole France (1921), d'Auguste Perret (1923). Il B. ha dipinto anche una quantità di figure, specialmente a pastello; una serie di affreschi di soggetto mitologico al teatro dei Champs Elysées; un insieme di composizioni ammirevoli nello stile delle pitture vascolari, intitolato Épigrammes grecques.
Il B. è il maestro incontrastato della scultura francese, quegli che più ha fatto, insieme con Aristide Maillol, per strapparla all'anarchia. Il suo genio è misto d'entusiasmo e di volontà, di lirismo e di ragionamento; talvolta un po' sistematico, ma sempre ardente d' ispirazione.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910 (con la bibl. precedente); C. Anti, L'Ercole di B., in Rassegna d'arte, 1920, pp. 168-72; M. Dormoy, L'enseignement du maître sculpteur A. B., in Mercure de France, 1 maggio 1922; M. Pays, A. B., in L'art et les artistes, VII (1923), pp. 205-42; K. Parks, B., in Art in America, XII (1924), pp. 284-90; L. Gillet, The Bourdelle Exhibition of Sculpture, in The Art Gallery Magazine, New York 1925; id., Notices sur Bourdelle, in La Revue d'art, 1928, fasc. di ottobre; id., Antoine Bourdelle, in Rev. des Deux Mondes, 1929, pp. 945-48; L'oeuvre d'Antoine Bourdelle, avec un commentaire technique par l'artiste et une autobiographie, Parigi s. a.; A. B., in Revue de l'art, LVI (1929), pp. 173-78; I. Alazar, A. B., in Dedalo XI (1930-31), pp. 43-64.