EMESA (῎Εμεσα, ῎Εμισα, ῎Εμισσα, ᾿Εμήσσης; Emesa, Emissa, Hemisa)
Città nella Siria Apamene (poi aggregata alla Fenicia Libanesia), sull'Oronte, presso Aretusa, nel luogo dell'attuale Homs, in Siria. Fu sede di una dinastia di principi arabi.
Un suo principe, Sampsigeram, è ricordato già nell'età di Cesare e nell'età di Erode Agrippa I. Giuseppe ricorda un successore dallo stesso nome, vassallo dei Romani, imparentato, così come il successore Azizos, con Agrippa. Sotto Domiziano E. divenne romana. Fu patria di Giulia Domna, Mamea, Eliogabalo e Severo Alessandro. La breve fioritura della città incominciò con il regno di Eliogabalo (217 d. C.), fu elevata al rango di metropoli e ricevette lo ius italicum. Fu conquistata dagli Arabi nel 636.
Celebre era il tempio al dio del Sole (Ba῾al), divinità in onore della quale si svolgevano giochi di cui abbiamo il ricordo nelle monete (coniazione sotto Domiziano, Antonino Pio, Giulia Domna, Caracalla, Eliogabalo, Sulpicio Antonino).
La grande moschea (Giami el-Kebir) di Homs sembra sorgere su un tempio pagano già in seguito trasformato in chiesa cristiana e si è supposto che questo tempio fosse appunto quello del Sole. Restano inoltre al di là della cinta medievale due torri funerarie dei primi secoli della nostra era. Varî frammenti architettonici con iscrizioni greche sono inseriti in alcune moschee, tra cui Turkmen Giami. Notevole la cappella di Bāb Sbaa, con pitture del V sec., e i resti del monastero adiacente. Nelle rovine di una chiesa presso la città fu scoperto un celebre vaso cristiano d'argento, con una fascia a sbalzo, ora nel Museo del Louvre. È stato variamente datato al V, al VI e al VII secolo. Secondo gli studî più recenti (Cruikshanck) la data seriore è la più probabile. Da E. provengono inoltre una croce processionale di bronzo, pubblicata da G. Schlumberger, e un casco d'argento circa del I sec. d. C.
Bibl.: J. Marquardt, Römische Staatsverwaltung, I2, Lipsia 1878-84, p. 403 ss.; E. Schürer, Gesch. d. Jüd. Volkes, II, p. 557. Sulle monete: J. H. Eckhel, Doc. num. vet., III, 34; E. Mionnet, Description des médailles, Parigi 1806-1813, V, 227 s., Suppl. VIII, 156; W. H. Waddington, Inscriptions grecques et latines recueillies en Grèce et en Asie Mineure, III, i (sul tempio); E. Coche de la Ferté, L'antiquité chrétienne au Musèe du Louvre, Parigi 1958 (sul vaso argenteo. Ivi la bibl. fondamentale. La datazione di E. Cruikshanck è esposta nella tesi di dottorato presso l'Istituto Warburg dell'Università di Londra del 1958); G. Schlumberger, Monuments byzantins inédits, in Florilegium Melchior de Vogüé, Parigi 1909; H. Seyrig, Le casque d'Émèse, in An. Arch. de Syrie, II, 1952, pp. 101-108; id., Antiquités de la nécropole d'Émèse, in Syria, XXIX, 1952, pp. 204-50; XXX, 1953, pp. 22-24; P. Romanelli, Storia delle provincie romane dell'Africa, Roma 1959, p. 519.