TREMELLIO, Emanuele
– Originario di Ferrara, si sa pochissimo riguardo ai primi trent’anni di vita. Non solo parlò poco di sé (e poco si è conservato della sua corrispondenza), ma in seguito alla sua conversione al cristianesimo attorno al 1540 assunse un nuovo nome; la sua vera identità resta ignota. Poiché al tempo della sua morte, nel 1580, si riteneva avesse una settantina d’anni è presumibile che la sua data di nascita si collochi attorno al 1510. Della sua famiglia sappiamo solo che aveva un fratello con il quale si ricongiunse brevemente nel 1559, dopo ventiquattro anni di lontananza.
Ai primi del Cinquecento Ferrara era una delle città europee più favorevoli agli ebrei. Sotto il benevolo governo degli Este la comunità ebraica ammontava a circa duemila individui su una popolazione di cinquantamila abitanti. Comprendeva sia aschenaziti sia sefarditi, ma non è noto a quale dei due gruppi appartenesse la famiglia di Tremellio. È possibile che egli sia stato educato dall’illustre studioso Abraham ben Mordecai Farissol, il più importante docente della comunità ferrarese in questo periodo.
Spesso si è affermato che negli anni Trenta Tremellio abbia frequentato l’Università di Padova, dove avrebbe studiato lettere classiche. Per quanto ciò sia del tutto plausibile – gli ebrei potevano immatricolarsi a Padova, ma non laurearsi, e dalla sua carriera successiva sembra probabile che egli frequentò l’università – non si trova alcuna prova decisiva a suffragio dell’ipotesi. In quel periodo sembrò inoltre attrarre l’attenzione di papa Paolo III, grazie al quale, stando all’anonimo Specularius contra Genebrardum, egli abbracciò il cristianesimo.
Entro la fine del decennio era entrato nel circolo degli spirituali, al quale appartenevano il cardinale Reginald Pole e Marcantonio Flaminio. Come si legge nel De antiquitate Britannicae Ecclesiae, et privilegiis Ecclesiae Cantuariensis, cum Archiepiscopis eiusdem 70 (London 1572), raccolta di vite degli arcivescovi di Canterbury attribuita all’arcivescovo di Canterbury Matthew Parker, Pole e Flaminio furono suoi padrini al battesimo e gli fecero conoscere gli ideali evangelici. Probabilmente fu in parte su consiglio di Pole che Tremellio ottenne la sua prima posizione ufficiale. Verso la fine del 1541 egli entrò nel monastero agostiniano di S. Frediano a Lucca, del quale era appena diventato priore Pietro Martire Vermigli, un altro spirituale. Qui, mentre insegnava l’ebraico, approfondì la sua conoscenza degli scritti di autori protestanti.
Nel 1542, in seguito alla creazione della Inquisizione romana, scappò dall’Italia assieme ad altri frati di S. Frediano, tra cui Girolamo Zanchi. Giunse a Strasburgo all’inizio del 1543 e presto cominciò a insegnare ebraico nella locale Accademia che era stata fondata solo cinque anni prima. Nell’estate dello stesso anno Giovanni Calvino trascorse circa sei settimane a Strasburgo, durante le quali quasi sicuramente lo incontrò. Dieci anni dopo, Tremellio tradusse il catechismo di Calvino in ebraico, a quanto pare al fine di convincere altri ebrei a convertirsi al calvinismo. Nel 1544, mentre si trovava ancora a Strasburgo, sposò Elisabetta, una donna divorziata originaria di Metz. Elisabetta aveva almeno una figlia, Alice, dal precedente matrimonio: la ragazza in seguito sposò Antoine Chevallier, un altro ebraista che collaborò con Tremellio a Cambridge nel 1550 (i due ebbero un figlio, che battezzarono Emanuele). A sua volta, Tremellio ebbe un figlio, anche lui chiamato Emanuele, che si iscrisse all’Università di Heidelberg nel 1561.
Al termine della prima guerra di Smalcalda, nel 1547, molti docenti di Strasburgo cercarono un nuovo impiego e Tremellio fu tra coloro che ricevettero un invito dall’Inghilterra. La recente ascesa di Edoardo VI preannunciava un rinnovato impegno a consolidare la Riforma nel Paese. Al suo arrivo Tremellio non trovò nessun incarico, ma nel 1549, dopo la morte di Paul Fagius, suo ex collega di Strasburgo, gli succedette nel ruolo di professore di ebraico all’Università di Cambridge. L’ascesa al trono della cattolica Maria Tudor nel 1553 costrinse Tremellio a tornare nel continente. Nel 1554 fu nominato tutore dei tre figli di Wolfgang, duca di Zweibrücken, che all’epoca avevano otto, sette e quattro anni. Sul finire del decennio si tentò di condurlo a Ginevra come il primo professore di ebraico all’Accademia che Calvino aveva fondato nel 1558, ma all’inizio del 1559 egli divenne il rettore di un’istituzione simile che il duca Wolfgang aveva creato a Hornbach, una cittadina non lontana da Zweibrücken. Tuttavia, egli può aver ricoperto questo incarico solo per alcuni mesi, verso l’inizio del 1561 si trovava infatti in Francia, dove incontrò, quale rappresentante degli ugonotti di Metz, i re di Francia e di Navarra e diversi principi tedeschi nell’atmosfera febbrile che caratterizzava la vigilia delle guerre di religione francesi.
Entro l’estate si era trasferito a Heidelberg ed era entrato nella facoltà di teologia. Questo fu l’incarico più lungo nella carriera itinerante di Tremellio: rimase a Heidelberg fino al 1577. Venne nominato decano della facoltà sei volte e due volte rettore, nel 1562 e nel 1575. Inoltre, nel 1568 servì l’elettore palatino Federico in qualità di delegato in Inghilterra. Consolidò questo legame dedicando la sua traduzione del Nuovo Testamento dal siriaco al latino e la sua grammatica siriaca rispettivamente a Elisabetta I e a Matthew Parker. Fu anche il periodo più produttivo della sua vita: la maggior parte dei suoi scritti risalgono a questi anni. Comprendono due opere basate sulle lezioni di Martin Bucer che Tremellio aveva frequentato a Cambridge, edizioni latine del Vecchio e Nuovo Testamento, una grammatica siriaca, un commento su Osea, e una traduzione della Parafrasi caldaica dei dodici profeti minori di Jonathan ben Uzziel.
In seguito alla morte dell’elettore Federico nel 1576 e all’ascesa di suo figlio Ludovico VI il Palatinato ritornò al luteranesimo. Tremellio perse la sua cattedra nel 1577 ed entro il 1578 si trasferì a Sedan, in Francia, dove divenne il primo professore di ebraico dell’Accademia fondata da Henri La Tour d’Auvergne, visconte di Turenne.
Ricoprì l’incarico fino alla morte il 9 ottobre 1580.
Non era affatto scontato che Tremellio fosse destinato a ottenere un tale successo, in quanto italiano ed ebreo convertito: entrambe le categorie erano viste con notevole scetticismo nel Nord Europa del Cinquecento e un anno prima della sua morte Tremellio fu attaccato per via del suo coinvolgimento in un’edizione del Talmud. Questa, tuttavia, sembra essere stata un’eccezione. Durante il suo esilio ebbe una carriera notevole: insegnò in Italia, Germania, Inghilterra e Francia in alcune tra le più prestigiose istituzioni del continente. Il fatto che egli fosse un ebreo convertito che vantava competenze ineguagliate in ebraico contribuì in modo decisivo al suo successo. Con la Riforma la comprensione del testo biblico e delle lingue in cui era redatto aveva acquisito nuova importanza. Colpisce il fatto che molte delle istituzioni in cui insegnò erano appena state create, a riprova della nuova enfasi sull’istruzione. Lo stesso slancio caratterizzava le sue opere scritte e in particolare le edizioni della Bibbia. La sua traduzione dell’Antico Testamento dal siriaco andò a integrare le più diffuse traduzioni dal greco; anzi, per un breve periodo la versione siriaca fu ritenuta più antica e quindi, più autentica. Il coronamento del suo lavoro, tuttavia, venne con l’edizione poliglotta, con ampio commento, dell’Antico Testamento prodotta in collaborazione con Franciscus Junius, un collega di Heidelberg, pubblicata in cinque volumi in folio dallo stampatore Andreas Wechel di Francoforte tra il 1575 e il 1579. Caratterizzata innanzitutto da un’attenzione verso la lingua originale e dal tentativo di fornire traduzioni letterali e annotazioni che ne decifrassero il significato (piuttosto che di affrontare questioni dottrinali), la pubblicazione fece scalpore: attraversò oltre trenta edizioni dal tardo XVI secolo ai primi del Settecento, in formati che vanno dal folio al dodicesimo. Se i resoconti storici della Riforma mettono spesso in primo piano le dispute polemiche, la vita e l’opera di Tremellio dimostrano che esse si basavano su studi eruditi del più alto livello.
Opere. Sefer Hinukh behirei Yah, [Parigi] 1554; A.R. Chevallier, Rudimenta Hebraicae Linguae, accurata methodo et brevitate conscripta [...] Praefixa est epistola Hebraea doctissimi viri Ioan. Immanuelis Tremellii, qua operis totius utilitas copiose demonstratur, [Ginevra] 1561; Grammatica Chaldaea et Syra Immanuelis Tremellii, theologiae doctoris et professoris in schola Heidelbergensi [Ginevra] 1569; Testamentum Novum. Est autem interpretatio Syriaca novi Testamenti, Hebraeis Typis Descripta... [Ginevra] 1569; E. Tremellio - J. Franciscus, Bibliorum Pars Prima, id est, Quinque Libri Moschis Latini recens ex Hebraeo facti, Francoforte 1575-1579; [Franciscus Junius?], Specularius, Dialogus pernecessarius, quo se Immanuel Tremellius purgat ab illis criminationibus, quas Gilbertus Genebrardus [...] intulerat, Neustadt 1581.
Fonti e Bibl.: F. Butters, Emanuel Tremellius, erster Rector des Zweibrücker Gymnasiums. Eine Lebensskizze zur Feier des dreihundertjährigen Jubiläums dieser Studienanstalt, Zweibrücken 1859; W. Becker, Immanuel Tremellius. Ein Proselyntenleben im Zeitalter der Reformation, Lipsia 1890; K. Austin, From judaism to calvinism. The life and writings of Immanuel Tremellius (c.1510-1580), Aldershot 2007; R.J. Wilkinson, Immanuel Tremellius’ 1569 edition of the syriac New Testament, in Journal of ecclesiastical history LVIII (2007), pp. 9-25.