FENZI, Emanuele Orazio (Emanuelino)
Nacque a Firenze il 12 marzo 1843 da Orazio ed Emilia Della Gherardesca. Perse i genitori giovanissimo e venne educato nella casa del nonno, il banchiere senatore Emanuele Fenzi. Si laureò nel 1864 all'università di Pisa in scienze politiche ed amministrative per intraprendere la carriera del nonno e poterne seguire gli affari.
Fin da giovane mostrò grande passione per la botanica e l'orticoltura con interesse particolare per le specie tropicali. Non ancora laureato, si recò nelle isole Canarie e successivamente visitò i principali giardini botanici d'Europa. Grazie alle conoscenze acquisite e ai rapporti stabiliti con altri botanici durante i suoi viaggi, prese a coltivare con successo nei giardini della sua villa in Val di Pesa (Firenze) e presso Roma numerose specie ornamentali provenienti da diversi paesi tropicali. Nel 1867 si occupò in particolare delle piantagioni di Eucalipto avviandone alcune a livello sperimentale e, dato il buon esito conseguito, altre ne furono impiantate nei giardini e nei parchi toscani.
Si occupò anche di Conifere, Agave, Yucca e Bambù per la cui introduzione in Italia ricevette nel 1884, all'Esposizione di Torino, un diploma di benemerenza. Al F. si deve anche l'introduzione in Italia della Genista monosperma ilcui valore, sotto il profilo botanico, rispetto alle ginestre della flora italiana, risiede nella fioritura invernale.
Contemporaneamente il F. si occupava degli affari del Banco Fenzi tramite il quale finanziò la prima fabbrica meccanica di botti in Italia e la costruzione dei primi treni elettrici a Fiesole e tram a vapore a San Casciano e a Greve. Nel 1878 introdusse la prima trebbiatrice, sperimentandola nella sua tenuta di Sant'Andrea che amministrava da diversi anni.
Fu anche collezionista di piante allo scopo principale di conservare specie che già in quei tempi rischiavano di scomparire come la Burchellia capensis, il Pelargonium triste (una delle specie più antiche), l'Euphorbia bojerni.
Membro della R. Società toscana di orticoltura, fondata a Firenze nel 1852 dall'Accademia dei Georgofili, ne fu poi segretario e, infine, nel 1879 presidente; con le sue iniziative per lo sviluppo dell'orticoltura italiana ne elevò il prestigio. Nel maggio del 1874 la Società organizzò l'Esposizione internazionale di agricoltura a Firenze con lo scopo di pubblicizzare l'orticoltura come industria, spingendo gli orticoltori italiani a creare un settore di produzione e commercializzazione di piante, fiori e frutta, al pari di altri paesi europei già attivi sui mercati mondiali. L'organizzazione, di cui il F. era segretario, inserì nel programma anche concorsi a premi per le nuove tecniche di propagazione, per l'economia delle colture forzate, per l'esportazione, per le attrezzature agricole, per le scuole di giardinaggio.
Nel Bollettino, che la R. Società toscana di orticoltura iniziò a pubblicare nel 1876, il F. curava varie rubriche segnalando le piante di interesse ornamentale elo genetico per gli incroci, introdotte dalle case straniere per il commercio in Italia, di esse dava la descrizione botanica, le caratteristiche di adattabilità ai diversi ambienti, le tecniche di coltivazione e di propagazione; così comparvero sul Bollettino articoli sulla Dracaena rolhiana, D. goldieana, Echinocactus cylindraceus, Begonia weltoniensis, Geranium viscosum e su tante altre. Merito del F. fu anche di allargare gli interessi della rivista, inserendo sue traduzioni di articoli pubblicati da riviste come il Times, Revue horticole e Gardener's Chronicle. Fu socio promotore della Società botanica italiana, fondata nel maggio 1888, e tra i principali sostenitori della costituzione di una Federazione orticola italiana per riunire tutte le società orticole italiane ed istituire esposizioni periodiche. La federazione nacque'nel 1877 per iniziativa della Società di orticoltura della Lombardia ed organizzò sotto la presidenza del F. la prima esposizione, nel maggio del 1880 a Firenze, quando fu pronto il tepidario della Società per le specie di origine tropicale.
Intanto l'attività commerciale e bancaria del F. risentiva della crisi economica europea degli anni 1889-90 e si aggravò al punto che il Banco Fenzi fallì alla fine del 1891. Il F. allora (1892) decise di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti, prima a Los Angeles e poi a Santa Barbara, dove fu conosciuto come Francesco Franceschi e dove conobbe grandi orticoltori californiani come Howard ed Edmund D. Sturtevant.
Il F. indirizzò i suoi primi studi a Santa Barbara al riconoscimento e alla classificazione botanica di tutte le piante esotiche presenti nei giardini locali e quindi pubblicò il libro Santa Barbara exotic flora: a handbook of plants from foreign countries grown at Santa Barbara, California (Santa Barbara 1895), che fu riconosciuto come uno dei libri più interessanti sulla orticoltura californiana. Da ogni parte del mondo si faceva inviare semi e materiale propagativo di numerose specie sia eduli sia ornamentali per una acclimatazione nell'ambiente di Santa Barbara.
A complemento di questa sua attività fondò la Southern California Acclimatizing Association, che, però, si sciolse nel 1919 dopo che il F. aveva pubblicato il catalogo delle nuove piante da lui introdotte. Fondò poi uno stabilimento orticolo, collocandolo nel giardino della sua villa sulla collina di Montarioso, che ufficializzò con il nome di "Montarioso Nursery" e successivamente trasformò tutta la collina in un giardino botanico, ancora oggi conservato in sua memoria. Tra le specie più importanti ed ora largamente diffuse negli ambienti americani si ricordano: Lippia repens, un'erba da prato resistente alle alte temperature e ottimo mezzo di difesa contro l'erosione da pioggia nei terreni declivi; Feijoa sellowiana, di cui il F. si fece spedire i semi dalla Francia, e che risultò particolarmente adatta a quegli ambienti fruttificando abbondantemente; la Vitis capensis, di origine africana e da semi olandesi, divenuta di qualche utilità come possibile specie immune alla fillossera, si diffuse con il nome di "vite sempreverde" e fu utilizzata come rampicante mentre i grappoli di uva color porpora scuro servirono alla produzione di gelatina e marmellata.
Pubblicò alcuni cataloghi come resoconti del vivaio di Montarioso e collaborò alla Cyclopedia of horticulture di L. H. Bailey (New York 1914), considerata per lungo tempo l'opera più completa in fatto di orticoltura. A ringraziamento della sua attività svolta in California, l'American Genetic Association gli conferì nel 1922 la "Meyer Memorial medal.", riconoscendo in lui il botanico più competente in fatto di piante da giardino, il diffusore più capace di piante esotiche.
Purtroppo i grossi investimenti finanziari fatti per le varie colture portarono al fallimento il F., che dovette rientrare in Italia, a Bogliasco, nel luglio 1913. Intanto andava interessandosi alla nuova colonia italiana in Libia desiderando di partecipare al suo sviluppo coloniale, come botanico ed esperto in acclimatamento di nuove piante, e di valorizzare i suoi terreni. Fece un primo sopralluogo nel 1914 e, tornato in Italia, accettò l'incarico da parte del governo italiano di occuparsi dell'introduzione in Libia di nuove piante agricole e ornamentali.
Nel febbraio del 1915 si trasferì a Tripoli, dove gli fu affidato il compito di fondare uno stabilimento orticolo in un terreno, detto "Fornaci", dato in concessione, di creare un giardino botanico a somiglianza di quello di Montarioso a Santa Barbara e di avviare un programma di sviluppo agricolo nei terreni limitrofi. Il suo primo operato come diffusore di nuove specie fu la semina di Eucalipti provandone diverse specie (Eucalyptus rostrata, E. resinifera, E. teraticornis) per individuarne quella più idonea all'ambiente libico dopo un primo fallimento conseguito con l'E. globulus. Fu eseguita la prima piantagione di 2.000 Eucalipti, nati nel suo vivaio, nella stazione di Fornaci e ne seguirono altre di entità maggiore in altri comprensori e nella stessa Fornaci si arrivò al numero di circa 15.000 piante. Il F. era un forte sostenitore della coltivazione di questa pianta in quanto ottima barriera per il vento e, quindi, idonea a proteggere le aree strappate al deserto e alla steppa e destinate all'agricoltura.
Il F. progettò alcuni giardini a Tripoli tra cui quello del segretariato e del cortile del carcere Castello; in essi piantò piante sia indigene sia di nuova introduzione: Ceratonia siliqua, Hibiscus rosasinensis ed altre. Creò poi dal 1919 un vivaio di piante da frutto, chiamato "Casina Rosa", per il quale si fece inviare molte varietà di agrumi, susini, olivi, carrubi, pistacchi dalla Sicilia e dalla Calabria, dall'Egitto e dalla Palestina ed anche dalla California, mentre nel giardino della sua abitazione tripolina sperimentava piante ornamentali affatto nuove in quelle terre. Si dedicò anche alla coltura dell'olivo sul cui soggetto scrisse una memoria, ricordandone l'origine africana.
Della sua attività in Libia restano molti articoli pubblicati sulla rivista italiana L'Agricoltura coloniale, tra cui: Per il rimboschimento della Tripolitanza, IX (1915), pp. 209-211; Pensiamo ai datteri, X (1916), 2, pp. 432 ss.; Agrumi, mandorle e altre frutta nella California e nella Tripolitania, I, pp. 105-113, Progressi di frutticoltura a Tripoli nel 1923-24, XVIII (1924), pp. 309-313; Passato, presente e futuro della olivicoltura in Tripolitania, XIX (1925), pp. 201-204. In Italia aveva pubblicato Frutti tropicali e semitropicali (Firenze 1915).
Negli ultimi anni compilò un catalogo sulle piante da lui introdotte in Libia, che fu pubblicato nell'anno della sua morte avvenuta il 5 nov. 1924, a Tripoli.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Bull. d. R. Soc. toscana di orticoltura, s. 4, IX (1924), 9-12, p. 38; in Bull. d. Soc. bot. ital., I (1925), p. 5; R. Pini, Relaz. della commissione giudicante della Prima Espos. naz. della Federazione di orticoltura italiana, in Bull. d. R. Soc. toscana di orticoltura, V (1880), 6, pp. 188 s., 205; W. Popenoe, Dr. F.'s contributions to American horticulture, in Journal of heredity, XIII (1922), pp. 215-220; V. Pareto, Lettere ai Peruzzi, 1872-1900..., a cura di T. GiacaloneMonaco, Roma 1968 (ad Ind. sia s.v. Emanuele Orazio sia Emanuelino); J. Hendley Barnhart, The New York Botanical Garden, biographical notes upon botanists, I, Boston 1965, p. 535; M. Calvino, Una gloria dell'orticoltura ital., Il dott. E. O. F., in L'Agric. coloniale, XXII (1928), pp. 122-128.