BIANDRATE, Emanuele (Manuele) di
Figlio di Guido di Porcile e nipote di Uberto, il conte che nel 1233 aveva giurato il cittadinico di Asti per sé e per i suoi eredi al fine di difendere i propri territori dalle pretese chieresi, il B., rinnegando la politica del nonno, si distinse invece proprio per la sua lotta contro Asti.
I primi attriti con il Comune astigiano nascevano, a quanto pare, dal rifiuto del B. di concedere libertà di transito ai mercanti astigiani che passavano per le sue terre. Secondo i cronisti astigiani, egli ne avrebbe assalito e catturato verso il 1250 alcuni, provocando la violenta reazione del Comune che invase i possedimenti del conte e fortificò Buttigliera, Poirino (nei cui pressi sorgeva il castello di Porcile, residenza del B.), Montà e Canali.
Non può sorprendere quindi che il B. si sia schierato più tardi con Tommaso II di Savoia nella guerra contro Asti (nel 1257 egli fu incluso nella tregua tra il conte e il Comune) e che abbia favorito successivamente la penetrazione di Carlo d'Angiò, conte di Provenza, in Piemonte. Il suo nome appare tra i fautori di Carlo, che il 21febbr. 1260concluse una tregua con Asti. Nella primavera seguente il B. si recò in Provenza, dove il 23aprile, anche a nome dei suoi fratelli Guglielmo e Benedetto, prestò omaggio all'Angioino per il suo feudo di Santo Stefano in Astisio. I suoi rapporti con il Comune di Asti restarono dei peggiori con la conseguente devastazione dei territori dei due contendenti. Nella sua lotta contro Asti il B. trovò alla fine un potente alleato in Guglielmo VII di Monferrato, e quando, verso la fine del 1289, Asti aderì alla lega contro il marchese, fu proprio il B. a dare il segnale della lotta aperta: assalì Buttigliera, penetrandovi di notte con l'aiuto della fazione dei Pasero, e trucidò il presidio astigiano. Ma la cattura di Guglielmo VII da parte degli Alessandrini (sett. 1290) lo privò del suo più valido sostegno.
Per un breve periodo il B. continuò la lotta da solo, ma la morte del figlio Federico in battaglia presso Sommariva del Bosco lo piegò alla resa. Il 10 dic. 1290 il B. e il nipote Antonio, figlio di Benedetto, ultimi rappresentanti del ramo dei Biandrate di Porcile, cedettero al Comune astigiano oltre al castello di Porcile, da cui avevano preso nome, molte delle loro terre nella valle del Borbore, di grande importanza strategica per il commercio astigiano d'oltremonti. Si impegnarono inoltre a prendere la cittadinanza astigiana e, quel che più importava agli Astigiani, a lasciar loro libero passaggio nei propri territori.
Il patrimonio dei Biandrate di Porcile andò così frantumandosi e praticamente si dissolse quando il B. vendette ai Roero di Asti, ricca famiglia di banchieri e mercanti, i castelli di Monteu Roero, di Santo Stefano, di Castagnito e Montaldo per 48.000 fiorini d'oro. Stabilitosi quindi ad Asti, il B. imprestò tale somma ad alcuni Alfieri, che ben poco gli restituirono.
Morì probabilmente alla fine del 1292, anno in cui è ancora ricordato come civis ligius di Asti, o al principio del 1293, anno dal quale non è più menzionato in alcun documento.
Il figlio Guido, pur avendo ottenuto il 10 luglio 1311 da Arrigo VII, nel campo di Brescia, riconferma di tutti i privilegi e di tutti i diritti di possesso delle terre e dei castelli appartenuti ai suoi avi ed occupati in seguito dagli Astigiani, dopo un solo anno (14nov. 1312) fece atto di sottomissione a Filippo di Savoia, principe d'Acaia. Il 29 genn. 1314rinnovò il giuramento a nome suo e dei suoi eredi per Porcile, Poirino, Ceresole, Stoerda, Tegerone, Castiglione. Con lui si estinse il ramo primogenito dei Biandrate di Porcile. Il ramo secondogenito, discendente da Benedetto, fratello del B., si estinse nella seconda metà del sec. XIV con Antonio, pronipote del Biandrate. I suoi territori furono allora invasi dai marchesi del Monferrato e dai Visconti, capitani di Asti, che li divisero fra di loro.
Fonti e Bibl.: Fragmenta de gestis Astensium excerpta ex libro Ogerii Alpherii…, a cura di L. Cibrario, in Mon. Hist. Patr., Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, col. 680; Memoriale Guilelmi Venturae... de gestis civium Astensium, a cura di C. Combetti,ibid., coll. 730 s.; Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, I, Roma 1887, pp. 126-130; III, ibid. 1880, nn. 804-808, 810, 900, 902, 905, 927 s., 944-946, 977, 1018, 1035, 18 c.; Il Libro verde della Chiesa d'Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1907, n. 197; App. documentaria al "Rigestum Comunis Albae", a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912, n. 137; F. Gabotto,Asti e la politica sabauda in Italia al tempo di G. Ventura, Pinerolo 1903, pp. 51, 63, 67, 109, 117; A. Tallone,Tommaso I marchese di Saluzzo (1244-1296), Pinerolo 1916,ad Indicem; G. M. Monti,La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930, pp. 51 s.; A. Raggi, I conti di Biandrate, in Boll. stor. per la prov. di Novara, XXVII(1933), pp. 170-172; C. Dolza,Storia dell'antica Chieri, Chieri 1947, p. 26; A. Sisto,Banchieri feudatari subalpini, Torino 1963, p. 24. Per i discendenti del B. e del fratello Benedetto, cfr. la cit. opera di A. Raggi, pp. 172-175.