Martinelli, Elsa
Attrice cinematografica, nata a Grosseto il 13 gennaio 1935. Bruna, longilinea e con grandi occhi scuri, così da essere lanciata come la Audrey Hepburn italiana, la M. ottenne un rapido successo impersonando, in un cinema ancora dominato da un modello di femminilità esuberante e tendenzialmente subalterno, il tipo della donna modernamente irrequieta, intraprendente e all'occorrenza ambigua o spregiudicata, accanto ai maggiori divi del cinema mondiale. La sua interpretazione nel ruolo della giovane protagonista in Donatella (1956) di Mario Monicelli le valse, a soli ventuno anni, l'Orso d'argento al Festival di Berlino.
Figlia di un impiegato del Ministero dei Trasporti, intraprese la carriera di fotomodella e indossatrice che la rese presto famosa a livello internazionale. L'attore Kirk Douglas, colpito da una sua fotografia apparsa sulla copertina della rivista "Life", la volle al suo fianco in The Indian fighter (1955; Il cacciatore di indiani) di André de Toth, nella parte dell'indiana Onahti, raro caso di attrice europea che debutta a Hollywood senza aver mai recitato né al cinema né in teatro. Tornata in Italia, fu chiamata a lavorare in due film d'indubbio interesse, La risaia (1955) di Raffaello Matarazzo, che raffreddava i toni melodrammatici di Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis, e Donatella. Fu però Mauro Bolognini a svelarne insospettate asprezze in La notte brava (1959), sceneggiato da Pier Paolo Pasolini, in cui la M. ha il ruolo di una prostituta. In … Et mourir de plaisir (1960; Il sangue e la rosa) di Roger Vadim, tratto da Carmilla di J.S. Le Fanu, si cimentò nello scabroso ruolo di un'ereditiera sedotta da una vampira lesbica. Sempre più richiesta a livello internazionale, interpretò con brio la parte di una fotografa italiana che corteggia un riluttante cacciatore (John Wayne) in Hatari! (1962) di Howard Hawks, mentre in Le procès (1962; Il processo) di Orson Welles, tratto dal romanzo di F. Kafka, compose con Romy Schneider e Jeanne Moreau un trio di seducenti ma ambigue figure femminili che insidiano il fragile Joseph K. (Anthony Perkins). Affrontando il genere della commedia, interpretò brillantemente una ragazza italiana che s'invaghisce di un militare americano (Charlton Heston) in The pigeon that took Rome (1962; Pranzo di Pasqua) di Melville Shavelson, e la svaporata amica di un grande regista (Orson Welles) in The V.I.P.s (1963; International Hôtel) di Anthony Asquith. Sorprese favorevolmente i critici per la sua interpretazione nel film Pelle viva (1962) di Giuseppe Fina, ma, meno incisiva nel genere avventuroso, non convinse in Rampage (1963; Il grande safari) di Phil Karlson, accanto a Robert Mitchum. In Francia ottenne un successo personale interpretando Mathilde, seduttrice dai modi spicci, al fianco di Michel Piccoli nel gioioso e trasgressivo De l'amour (1965; La calda pelle) di Jean Aurel, ispirato all'opera omonima di Stendhal. Nel ruolo della gelosa Olga, affiancò Marcello Mastroianni in La decima vittima (1965) di Elio Petri, dal romanzo di fantascienza di R. Sheckley, e in Les chemins de Katmandou (1969; Katmandu) di André Cayatte, apparve nella parte di un'indossatrice atterrita all'idea d'invecchiare. Diretta da Lina Wertmüller (celata dietro lo pseudonimo di Nathan Wich), recitò anche in un western all'italiana, The Belle Starr story (1968), nel ruolo di una temibile pistolera. Dalla metà degli anni Settanta, la M. ha ridotto la sua attività nel cinema, tornando a occuparsi di moda e apparendo sovente in trasmissioni televisive. Nel 1995 ha pubblicato il libro autobiografico Sono come sono: dalla dolce vita e ritorno, in cui ripercorre con toni piacevolmente ironici la sua fortunata carriera.