Vedi ELORO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ELORO (v. vol. III, p. 322 e S 1970, p. 297)
Negli anni 1972-1978 un particolare interesse è stato rivolto all'individuazione, attraverso scavi sistematici, delle caratteristiche della rete urbana dell'antico phrourion. Sono stati riportati alla luce notevoli tratti dell'arteria urbana principale che, in senso N-S, collegava le due porte cittadine: lungo tutto il percorso è stata constatata la mancanza di un rivestimento pavimentale. La sede stradale è costruita sul fondo roccioso talora segnato da profondi solchi di ruote con spostamenti verso E e verso O della strada stessa. È interessante infatti notare l'andamento sinuoso imposto dalla necessità di seguire un più favorevole percorso rispetto alle condizioni del suolo, caratterizzato da asperità o dislivelli. Non si può escludere che tale strada segua il percorso della elorìne odòs. Sono state anche individuate due strade che intercettano da E l'arteria principale e l'isolato fra di esse compreso (lungh. m 100, largh. m 28). Anche queste due strade hanno un andamento curvilineo piegato verso SE per adattarsi alla forma naturale del settore corrispondente della collina, e tuttavia sempre nel rispetto dello schema su cui è stato impostato l'impianto urbanistico.
Scavi eseguiti nel 1978-1979, a Ν del suddetto isolato e a E dell'arteria N-S, hanno interessato la fascia centrale dell'abitato nel senso E-O. Tali ricerche hanno messo in luce un'area di forma trapezoidale, la cui base a Ν misura m 25 e l'altezza m 15. È un'area aperta, attraversata da una strada porticata lungo il lato N, sulla quale da S e da E si affacciano edifici porticati. Trattasi probabilmente di una piccola agorà in un punto cruciale della rete urbana, verosimilmente nei pressi di un complesso monumentale pubblico o religioso di rilievo, che ne condiziona la forma stessa.
Dall'insieme delle ricerche si evidenzia che la rete viaria nel suo complesso è anteriore all'età ellenistica.
Le sole ricerche finora compiute nel settore urbano settentrionale riguardano la parte interna della porta, presso la quale si è rivelato un nodo viario complesso all'incrocio tra la strada che procede in senso N-S e una via interna che corre lungo le fortificazioni.
Meglio noti sono i caratteri urbanistici del quadrante SO. Sono stati individuati i tratti di tre strade orientate NO-SE di cui non è ancora ben chiara la relazione con l'arteria principale, tranne il fatto che anch'esse formano una specie di curva per adattarsi alla forma di cavea naturale del terreno, dimostrando ancora una volta l'originale applicazione del sistema urbanistico coloniale greco per strigas.
In quest'area P. Orsi aveva già individuato un complesso sacro interpretato come Asklepièion. Fanno parte di esso un tempietto prostilo tetrastilo del quale si conosce lo stereobate, un tratto del muro del témenos, alcuni ambienti di servizio e dei portici che fiancheggiano una strada. In questo stesso settore, nella sua estrema fascia meridionale, più recenti esplorazioni hanno permesso di rimettere in luce una trama di strutture edilizie risalenti a diverse fasi della vita della città antica. La prima di esse, con ambienti quadrangolari di c.a 3/4 m di lato con ortostati perimetrali, data tra l'estrema fine dell'VIII sec. e l'inizio del VII sec. a.C. e ha confronti coi tipi edilizi documentati nelle colonie greche di Sicilia come Megara Hyblaea e Siracusa.
La seconda fase è documentata da strutture di fondazione risalenti alla seconda metà del VII e al VI sec. a.C. La terza fase si data tra la fine del V sec. e il IV sec a.C. ed è testimoniata da un sistema omogeneo e consistente di costruzioni che non si inseriscono in una maglia regolare, ma si adattano alle caratteristiche del suolo. Nella seconda metà del IV sec. quest'ordito è tagliato da un complesso monumentale costituito dal Santuario di Demetra (quarta fase), il cui culto è confermato dall'iscrizione δαματρος su un'arula fittile cilindrica ivi rinvenuta.
Mentre a E del tempio dovevano trovarsi l'altare e l'ingresso del santuario, come lascia supporre la continuità del muro del témenos, dal lato Ν all'inizio del II sec. a.C. il santuario fu circoscritto da una stoà a paraskènia (quarta fase). Con la costruzione di quest'ultima si fa evidente e si organizza la particolare monumentalità di questo settore cittadino che, sfruttando abilmente il declivio naturale, associa scenograficamente, secondo i principi dell'architettura pergamena, la stoà, gli edifici secondari del santuario, il teatro e le mura di fortificazione.
Un vasto incendio, di cui si conservano quasi ovunque le tracce, distrusse in epoca imprecisata il complesso della stoà e del santuario. Sui resti della stoà fu successivamente costruita una basilica bizantina a tre navate con nartece e abside (VI sec. d.C.).
D'altra parte varie zone del suolo urbano hanno restituito testimonianze ceramiche del II-III sec. d.C. a conferma di una continuità di vita della città in età imperiale.
Bibl.: G. Voza, in Atti del II congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, Palermo-Trapani 1968 (Kokalos, XIV-XV, 1968-1969), Palermo 1970, p. 357 ss.; id., Eloro, in P. Pelagatti, G. Voza (ed.), Archeologia nella Sicilia orientale (cat.), Napoli 1973, p. 117 ss.; id., in Atti del III congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, Palermo-Tunisi 1972 (Kokalos XVIII-XIX, 1972-1973), Palermo 1975, p. 189 ss.; id., in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 382 ss., s.v.; id., Eloro in età protoarcaica, in CronAStorArt, XVII, 1978, pp. 134-135; id., Eloro, in E. Gabba, G. Vallet (ed.), La Sicilia antica, I. 3, Napoli 1980, p. 545 ss.; id., Eloro, in Atti del V congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica (Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981), Roma 1982, p. 685 ss.; G. Voza, G. Carandente, Arte in Sicilia, Milano 1983, pp. 80-83.
(G. Voza - M. T. Lanza)