elleni
Originariamente nome di una popolazione della Tessaglia meridionale, divenne poi il nome che tutti i greci diedero a sé stessi. Omero usa una sola volta il termine panelleni in un passo assai tardo, il nome stesso di Ellade è usato in senso ristretto. Con Archiloco ed Esiodo il termine panelleni designa tutta la grecità. In Erodoto è già netta la distinzione tra e. e barbari. Per Tucidide, invece, la diversità tra greci e barbari rappresenta stadi diversi di civiltà: gli e. hanno superato già da tempo condizioni primitive di cultura che i barbari non hanno ancora trascese. Da Isocrate in poi esser greco significa aver cultura greca, cioè (poiché nessuna altra ne esiste) cultura senz’altro; degno di esser chiamato greco è solo il greco colto. Questo nuovo concetto si rivela subito singolarmente ferace: esso consente subito ai macedoni di sentirsi greci, in quanto con i greci sono legati da comunanza culturale. Ma consente più tardi ai non greci assoggettati da Alessandro e dai diadochi, ai sudditi dei nuovi Stati ellenistici, di sentirsi greci, in quanto partecipi, attraverso la lingua e il costume, della cultura greca. Grazie a Isocrate, nel periodo ellenistico il carattere di razza della nazionalità greca scompare quasi dietro al carattere culturale. E solo quest’allargamento del concetto di grecità ha permesso alla cultura greca di conquistare prima il mondo ellenistico, poi quello romano, nonostante Isocrate avesse inteso la sua «riforma» in senso diametralmente opposto, in quanto, considerando i barbari inadatti all’attività spirituale, pensava di escludere dal nome di e. i connazionali incolti, e di non estenderlo a non connazionali. Nell’impero cristiano il nome e. designa per antonomasia i pagani: tale svalutazione del nome e. fece sì che prevalesse in Oriente il nome «romano»; «romani» e non «elleni» si chiamarono infatti i bizantini e l’aggettivo romaikos si usa tuttora in Grecia con riferimento alla nazione e alla lingua popolare neogreca.