TAYLOR, Elizabeth Rosemond
Attrice cinematografica inglese, nata a Hampstead (Londra) il 27 febbraio 1932. Nel 1939 la famiglia si trasferì in California per evitare i pericoli della guerra, e qui la T. frequentò prima la Hawthorne School di Beverly Hills poi la University High School di Hollywood, dove si diplomò (1950) dopo aver alternato gli studi con i corsi per giovani attori istituiti dalla casa produttrice Metro Goldwin Mayer.
Il suo esordio sullo schermo era già avvenuto per la Universal in There's one born every minute (1942), ma è appunto la Metro che se l'assicurò nel 1942 (e la terrà sotto contratto sino al 1959) per lanciarla in Lassie come home (Torna a casa, Lassie!) di F.M. Wilcox, con cui si conquistò subito un largo pubblico, grazie alla dolcezza del volto, nella storia commovente d'una ragazzina e del suo cane ''collie'', personaggi che ritorneranno in Courage of Lassie (Il coraggio di Lassie, 1946). Già nel 1945 con National Velvet (Gran Premio), dove cavalcava un purosangue, la T. diede peraltro prova di non voler essere soltanto una ingenua stellina. Baciata per la prima volta sullo schermo in Cynthia (1947), la sua personalità cominciò a sbocciare nelle commedie Life with father (Vita col padre, 1948) e Little women (Piccole donne, 1949), maturando poi, lungo gli anni Cinquanta, in film di genere diverso e di varia qualità ma pressoché tutti nutriti dal talento d'un'attrice presto avviata a incarnare con i suoi occhi verde-viola, i capelli neri e la carnagione nivea, uno dei miti di Hollywood. Sposatasi nel 1950 con N. Hilton, da cui divorziò nel 1951, interpretò in Inghilterra, a fianco di R. Taylor, il drammatico Conspirator (Alto tradimento, 1950). Dopo un breve ritorno alla commedia familiare (Father of the bride, Il padre della sposa, 1950; Father's little dividend, Papà diventa nonno, 1951: ambedue diretti da V. Minnelli), nello stesso 1951 approfondì i toni drammatici con A place in the sun (Un posto al sole, 1951), provandosi poi nel film in costume (lo spettacolare Ivanhoe, 1952) e d'avventura (Elephant walk, La pista degli elefanti, 1954); in Rhapsody (Rapsodia, 1954) con V. Gassman ebbe il ruolo di una donna divisa fra un violinista e un pianista. Risposatasi nel frattempo con M. Wilding, dal quale ha avuto due figli e da cui divorzierà nel 1957, consolidò il suo successo di attrice grazie a Giant (Il gigante, 1956), una fluviale saga domestica, e a Raintree country (L'albero della vita, 1957), un colossal sulla guerra civile che le procurò la prima nomination all'Oscar, premio che vinse tre anni dopo per la sua parte di call-girl di lusso in Butterfield 8 (Venere in visone, 1960), venuto dopo due film ispirati da T. Williams: Cat on a hot tin roof (La gatta sul tetto che scotta, 1958) di R. Brooks e Suddenly, last summer (Improvvisamente l'estate scorsa, 1959) di J. Mankiewicz. Ormai alla vetta della popolarità, moglie dell'attore M. Todd (1957-58), da cui ha avuto una figlia, e poi del cantante E. Fisher (1959-64), al centro delle cronache rosa, ricca e capricciosa, confermatasi brava nel genere brillante e nel tragico, la T. era pronta per esigere i cachets più alti: un milione di dollari ottenne dalla Fox per Cleopatra (1963) di Mankiewicz, filmone di cartapesta girato a Cinecittà, durante il quale nacque il suo tempestoso rapporto con l'attore R. Burton (di cui è stata moglie dal 1964 al 1974, e poi dal 1975 al 1976), che riempì i rotocalchi e le fantasie delle grandi platee, finché, dopo aver recitato in The V.I.Ps (International Hotel, 1963) di A. Asquith e in The Sandpiper (Castelli di sabbia, 1965) di V. Minnelli convinse anche la critica più perplessa ottenendo un secondo Oscar. Diede poi fondo alla sua potente carica espressiva col mostrarsi sfatta e invecchiata in Who's afraid of Virginia Woolf? (Chi ha paura di Virginia Woolf, 1966) di M. Nichols, cui subito fece seguito, con un rapido mutamento di registro, la parte di Caterina nel festoso The taming of the shrew (La bisbetica domata, 1967) di F. Zeffirelli.
Sul finire degli anni Sessanta, la fortuna della T. ha cominciato a declinare. Battezzata ''l'ultima star'', non ha ritrovato l'applauso del grande pubblico, sia che recitasse ancora con M. Brando (Reflections in a golden eye, Riflessi in un occhio d'oro, 1967, girato da J. Huston in Italia), sia che si ponesse alla testa dei guerriglieri contro il dittatore di Haiti F. Duvalier (The Comedians, I commedianti, 1967) di P. Glanville, sia che incarnasse Elena di Troia in Doctor Faustus (Il Dottor Faustus, 1968) diretto da Burton, sia che si affidasse al regista J. Losey per Boom! (La scogliera dei desideri, 1968) e per Secret ceremony (Cerimonia segreta, 1968). Tornata in Italia per il thrilling di G. Patroni Griffi The driver's seat (Identikit, 1975), singolarmente dedicato a lei stessa nei titoli di testa, e nuovamente affidatasi a Zeffirelli, paffuta bambola per Young Toscanini (Il giovane Toscanini, 1988), negli anni Ottanta e Novanta la T. ha recitato in ruoli spesso di secondo piano, in numerosi telefilm (fra l'altro in Sweet bird of youth, La dolce ala della giovinezza, 1989) di R. Brooks; e in pièces teatrali (Piccole volpi, Vite private). Ha divorziato nel 1995 dall'ottavo marito sposato nel 1991, U. Fortensky. Nel 1965 ha pubblicato un'autobiografia (Elizabeth Taylor. Her own story).
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