élite
Un gruppo di persone che esercita influenza, autorità o potere
Il termine élite viene ampiamente utilizzato nel linguaggio comune per indicare minoranze particolarmente qualificate che, di regola, esercitano una rilevante influenza sociale e politica. Nelle scienze politiche e sociali contemporanee alla nozione di élite si lega una specifica teoria che ha avuto sino a oggi una straordinaria fortuna. Tale teoria è essenziale per capire alcuni meccanismi di funzionamento della democrazia
Élite è una parola francese diventata di uso comune in molte lingue europee, tra cui l'italiano. Deriva dal verbo latino eligere, che significa "scegliere" o "eleggere", e viene in genere utilizzata per indicare un gruppo scelto di persone, per lo più dotate di qualità speciali, che occupano posizioni di preminenza e di potere all'interno del gruppo più ampio cui l'élite stessa appartiene. Il termine viene usato in molteplici contesti. Si parla, per esempio, di élite di un paese (l'Italia, la Francia) per indicare, in senso lato, la sua classe dirigente. Oppure, più specificamente, di élite politiche, sociali, economiche o intellettuali per indicare gli individui più capaci o dotati per potere, prestigio, ricchezza o cultura all'interno di una determinata società. Anche nel linguaggio militare si usa spesso l'espressione corpi di élite per indicare gruppi di soldati particolarmente qualificati per addestramento, armamenti o particolari capacità operative.
In molti casi la parola élite viene impiegata per esprimere un vero e proprio giudizio di valore, per indicare cioè coloro che vengono considerati i migliori in una determinata sfera dell'attività umana (con un significato che richiama quello di un altro termine classico del linguaggio politico e sociale: aristocrazia). Altrettanto spesso, tuttavia, essa viene utilizzata in modo puramente descrittivo, per indicare cioè coloro che occupano ruoli preminenti e direttivi entro un determinato gruppo e che non necessariamente sono considerati i migliori. Al di là di questi diversi usi, il termine élite evoca sempre due idee fondamentali: da un lato, l'idea di un gruppo ristretto di persone, di una minoranza distinta dalla maggioranza dei membri della non-élite; dall'altro lato, l'idea che questa minoranza eserciti di fatto una qualche forma di influenza, di autorità o di potere su quella maggioranza.
La nozione di élite è centrale nelle scienze sociali e politiche contemporanee. Su di essa, infatti, tra 19° e 20° secolo si è venuta a costruire una vera e propria teoria che, in molteplici varianti, ha avuto una straordinaria fortuna sino a oggi, a opera di scienziati politici e sociali europei e americani quali Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Robert Michels, Joseph A. Schumpeter, Harold D. Lasswell, Charles Wright Mills, Robert A. Dahl.
La teoria delle élite non si limita a riconoscere l'esistenza e il ruolo delle élite nei più diversi sistemi sociali e politici. Essa si fonda su un punto di partenza assai più impegnativo, e cioè sull'idea secondo cui in ogni sistema sociale e politico è sempre una minoranza, un'élite, che detiene il potere nelle sue varie forme, a fronte di una maggioranza, una non-élite, che ne è priva ed è invariabilmente dominata dalla prima.
Questo principio, secondo i teorici dell'élite (o elitisti) vale sia per il mondo antico sia per il mondo moderno e contemporaneo, sia per le società e le forme di governo aristocratiche sia per quelle democratiche.
Gli elitisti hanno analizzato a fondo le ragioni di questo predominio, studiando i meccanismi che regolano la formazione delle élite, i modi in cui le diverse élite (politiche, sociali, economiche, intellettuali) interagiscono tra di loro all'interno di un dato sistema politico e sociale, i processi di circolazione e di sostituzione delle élite. Pensatori realisti e disincantati, i primi elitisti sono stati critici feroci della democrazia e delle illusioni del governo popolare in quanto governo della maggioranza. Poco per volta, tuttavia, la teoria delle élite è diventata parte essenziale delle teorie contemporanee della democrazia, che da molti autori non viene più intesa etimologicamente come governo del popolo, bensì come governo di quelle élite che, in competizione tra loro, riescono a conquistare in libere elezioni il consenso popolare.