SALA, Eliseo
– Nacque a Milano il 2 gennaio 1813 da Francesco, commerciante in articoli di drogheria, e da Teresa Delmati, agiata possidente, che morì nello stesso giorno in seguito alle complicanze del parto.
Nel 1821, morto il padre, fu affidato alla tutela dello zio Alessandro De Capitani d’Arzago. Conclusi gli studi al liceo di S. Alessandro, nel 1830 fu assunto come apprendista in una drogheria situata nei pressi del teatro alla Scala.
Nel 1832, incoraggiato dal marchese Antonio Brusca, che divenne il suo primo mecenate, s’iscrisse all’Accademia di belle arti di Brera, dove ebbe come maestri Carlo Amati, nel corso di architettura, e Giuseppe Sogni per la scultura; tra il 1834 e il 1839, inoltre, frequentò la scuola di nudo sotto la guida di Luigi Sabatelli. Nel 1837 si presentò per la prima volta con sei ritratti all’Esposizione di belle arti di Brera, mentre nell’edizione del 1838 propose quattro ritratti e La flagellazione di Cristo (ubicazione ignota), unico quadro di soggetto religioso che realizzò nel corso della sua carriera.
Nel 1839, raggiunta la maggiore età ed entrato in possesso dei beni appartenuti ai genitori, decise di compiere una serie di viaggi di studio. Dapprima si recò a Venezia, ospite di Ferdinando Bassi, suo compagno di Accademia, realizzando durante il soggiorno in laguna varie copie da Tiziano. Poi, nel 1840, giunse a Roma, dove conobbe Francesco Coghetti e ne divenne amico. In seguito viaggiò attraverso l’Europa visitando alcune città dell’Inghilterra, della Francia e dei Paesi Bassi.
Rientrato a Milano, nel 1841, partecipò alla rassegna braidense con sei ritratti, tre studi dal vero e un dipinto di soggetto storico: Elmigisto che costringe Rosmonda, che l’ha avvelenato, a perire di spada o di veleno (ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 31). Per oltre un ventennio la presenza di Sala alla periodica Esposizione di belle arti di Brera fu pressoché costante. Nell’edizione del 1842 espose dieci ritratti, tra cui quello di Giuseppina Guenzati Corridoni (Milano, Galleria d’arte moderna), mentre in quella successiva, oltre a una serie di piccole effigi di esponenti dell’alta borghesia meneghina, come il Ritratto del duca Antonio Litta Visconti Arese (Milano, Raccolte d’arte dell’ospedale Maggiore), propose il quadro raffigurante Lucia Mondella che guarda dalla finestra se ritorna il suo fidanzato nel giorno stabilito per le nozze (ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 20), commissionatogli dal cavalier Pietro Bagatti Valsecchi.
Il 12 luglio 1844 Sala fu nominato socio d’arte dell’Accademia di Brera, con la qualifica di pittore storico.
Nel 1846 dipinse la Toletta del mattino (ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 60) e La Malinconia o Pia de’ Tolomei (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), la seconda delle quali, voluta dal nobile bresciano Camillo Brozzoni, fu presentata all’Esposizione di Brera.
Nel settembre del 1848, nel clima d’instabilità politica generato dal governo provvisorio di Milano, e con l’intento di ampliare la cerchia dei suoi committenti, Sala si trasferì a Intra, dove realizzò numerosi ritratti di ricchi imprenditori locali, tra cui quello di Lorenzo Cobianchi (ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 65). Evitando di tornare nel Lombardo-Veneto, data la sua avversione nei confronti del governo austriaco, all’inizio del 1849 lasciò Intra per stabilirsi a Torino, e in primavera prese parte alla mostra della Società promotrice di belle arti con una replica della Lucia Mondella e con una variazione sul tema della donna in abiti tradizionali (Costume romano): due dipinti dai chiari riferimenti patriottici. Alla fine dell’estate, dopo le vacanze trascorse ad Acqui Terme, tornò per alcuni mesi a Milano, e in novembre sposò Angiola Robecchi.
Rientrato a Torino all’inizio del 1850, si inserì nell’ambiente degli esuli lombardi, stringendo amicizia con Gabrio Casati, Teodoro Lechi, Carlo Cameroni, Felice Cerruti Bauduc, il conte Carlo Carignani e la moglie Claretta Tesio di Valloria, dei quali realizzò i ritratti (Ritratto del conte Gabrio Casati, Somma Lombarda, Fondazione Visconti di S. Vito; Ritratto dell’abate Carlo Cameroni, Treviglio, Museo civico Della Torre).
Nel 1851 Ferdinando di Savoia duca di Genova gli commissionò il ritratto della moglie Elisabetta di Sassonia, opera che Sala inviò all’Esposizione di belle arti di Brera. Nei mesi di settembre e ottobre, insieme ai pittori Costantino Prinetti e Felice De Vecchi, effettuò un viaggio in Europa: fu a Londra per la prima Esposizione universale, e poi si recò a Parigi, a Bruxelles, a Colonia, a Ostenda e infine a Ginevra, visitando musei e gallerie. Il 3 novembre nacque a Milano il figlio Giuseppe, e dopo il parto la moglie lo raggiunse nella capitale sabauda.
Nella primavera del 1853 soggiornò con la famiglia a Olginate presso la villa dell’amico Carlo Testori De Capitani e vi realizzò un ciclo di quattro tele destinate alla funzione di sovrapporte (Episodi del mito di Prometeo). Nel dicembre del 1854 partì alla volta di Parigi per soddisfare la richiesta di due ritratti voluti da Emilia Sommariva Seillère (Ritratto del conte Emilio Sommariva, Milano, Pinacoteca di Brera).
Nel 1855 propose dei ritratti sia alla rassegna braidense, dove presentò anche una tela di soggetto storico allogatagli dal duca Antonio Litta (Gli ultimi giorni di Eleonora d’Este), sia alla Promotrice di Torino, e inviò il Ritratto del marchese Lodovico Trotti Bentivoglio (ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 67) all’Esposizione universale di Parigi.
Nel 1857 tornò a risiedere a Milano, dove la direzione dell’ospedale Maggiore si rivolse a lui per il ritratto di un benefattore (Ritratto del nobile Giuseppe Biumi). In dicembre nacque la figlia Maria.
Nella primavera del 1858, a Casale Monferrato, conobbe e ritrasse l’imprenditore Emilio Vitta, collezionista d’arte, con il quale nel 1860 si recò a Firenze per assistere all’ingresso in città di Vittorio Emanuele II e seguire poi gli spostamenti del sovrano a Bologna e a Genova. In marzo Camillo Benso, conte di Cavour, posò per Sala, e la tela risultante fu esposta alla Promotrice torinese dell’anno seguente e acquistata poi da Emilio Vitta (Ritratto di Camillo Benso conte di Cavour, Casale Monferrato, Museo civico).
Nel 1862 tornò a proporsi a Brera con un cospicuo numero di opere, ossia le effigi dei nobili Beccaria, Brioschi, Lechi, Sforni Vitta, e tele di soggetto storico: Masaniello e Bice Visconti al castello di Rosate. Nel 1863 Emilio Vitta lo incaricò di realizzare il Ritratto di Vittorio Emanuele II (Casale Monferrato, Museo civico); l’anno seguente fu la Regia corte d’appello di Genova a richiedergli l’effigie del sovrano a figura intera (Genova, Galleria d’arte moderna). Nel 1865 dipinse per Antonio Brusca Michelangelo al letto di morte di Vittoria Colonna (ubicazione ignota), e Carolina Bagatti Valsecchi gli commissionò il suo ritratto e quello del marito defunto (entrambi ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 57). Nel 1866 partecipò per l’ultima volta all’Esposizione di belle arti di Brera con il Ritratto di Massimo d’Azeglio, che inviò all’Esposizione universale di Parigi del 1867. Nello stesso 1867 Vittorio Emanuele II gli conferì il titolo di barone.
Lo status sociale e l’agiatezza economica permisero all’autore di rinunciare a incarichi ritenuti incoerenti rispetto alla sua vocazione di ritrattista. Fatta eccezione per alcuni dipinti di genere (Ciociara con tamburello, 1863; ripr. in Eliseo Sala..., 2001, p. 64) e per i rari quadri raffiguranti personaggi storici o letterari, segnati da un’icastica sensibilità romantica, Sala si dedicò esclusivamente al genere del ritratto, conoscendo un notevole successo. Nelle sue opere la fedele registrazione delle fisionomie si coniuga alla minuziosa descrizione dei particolari accessori, soprattutto dell’abbigliamento (Ritratto di Vittoria Cima della Scala, Milano, Galleria d’arte moderna).
Nel 1870 dipinse per l’avvocato bresciano Toccagni il Ritratto di Alessandro Manzoni (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), mentre nel 1871 eseguì il Ritratto del dottor Giuseppe Scotti, destinato alla galleria dei benefattori dell’ospedale Maggiore di Milano.
Il 20 settembre 1872 fu nominato cavaliere dell’Ordine della corona d’Italia e membro del comitato esecutivo della seconda Esposizione nazionale di belle arti di Milano.
Nel 1877, colpito da un ictus cerebrale che lo rese infermo, fu costretto a interrompere la sua attività. Morì il 24 giugno 1879 a Rancate di Triuggio (Monza).
Fonti e Bibl.: G.L. Marini, S., E., in Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori dall’XI al XX secolo, a cura di A. Bolaffi - U. Allemandi, X, Torino 1975, pp. 105 s.; Storia della pittura italiana dell’Ottocento, a cura di M. Monteverdi, I, Busto Arsizio 1984, pp. 93 s.; A.R. Pellegrini, L’immagine di Pia Tolomei nell’Ottocento: Podesti, Sala, D.G. Rossetti, in Museo bresciano. Studi e notizie dai Musei civici d’arte e storia (1991-1993), V (1995 [1996]), pp. 147-151; E. S. Un ritrattista e la sua committenza nell’Italia romantica. 1813-1879 (catal., Treviglio), a cura di S. Rebora, Cinisello Balsamo 2001; S. Bosi, Hayez, Piccio, Induno e la pittura del romanticismo, in La Galleria d’arte moderna e la Villa reale di Milano, a cura di F. Mazzocca, Cinisello Balsamo 2007, pp. 86-116 (in partic. pp. 107-109); F. Baccanelli, Novità per la ritrattistica dell’Ottocento tra Lecco, Bergamo e Milano, in Archivi di Lecco e della provincia, XXXV (2012), 3, pp. 51-59.