MANFREDINI (Manfredini Guarmani), Elisabetta (Elisa)
Figlia di Vincenzo e di Maria Monari (Munari), nacque il 2 giugno 1780 a Bologna. L'atto di battesimo, conservato presso l'Arch. generale arcivescovile di Bologna (Registri battesimali della cattedrale, n. 233, c. 125r) riporta come primo nome Antonia, in onore probabilmente del padrino, lo zio paterno Antonio, sacerdote e violinista.
La M. proveniva da una famiglia di noti musicisti: il nonno Francesco Onofrio, di origini toscane ma formatosi musicalmente a Bologna, era un valente violinista e compositore; lo zio Giuseppe fu un apprezzato sopranista, trapiantato per alcuni anni a San Pietroburgo come insegnante di canto, ove, insieme con il fratello Vincenzo, si era recato nel 1758 al seguito del compositore P. Locatelli. Vincenzo, padre della M., fu compositore e importante teorico musicale: schierato a favore d'una concezione modernista del teatro musicale, espose nei suoi scritti argomentazioni in aperto contrasto con i trattatisti G.B. Mancini e S. Arteaga.
Non si hanno notizie circa gli anni giovanili e l'educazione musicale ricevuta dalla Manfredini. Nel febbraio del 1802 andò in sposa al bolognese Vincenzo Antonio Guarmani. La M. debuttò professionalmente come soprano nel marzo del 1810 in un'azione sacra scritta appositamente per l'occasione da S. Pavesi (Il trionfo di Gedeone, Bologna, teatro del Corso). Nella stessa produzione compare, ancora adolescente, il futuro tenore e compositore G. Pacini, che di questa serata serbò un vivido ricordo (Le mie memorie artistiche, Firenze 1875, pp. 3 s.).
Il primo incontro con G. Rossini, cui la M. deve la propria fama come prima interprete di quattro sue opere, avvenne invece qualche settimana più tardi, in occasione d'un concerto vocale (Bologna, Accademia de' Concordi: Rossini era accompagnatore al cembalo).
L'accoglienza di pubblico e critica nei confronti della M. fu, da subito, molto positiva: "la signora Elisabetta Manfredini Guarmani, che per la prima volta si espone alle scene [(] innamora con le grazie del suo canto, che profondamente nell'anima si sente. Figlia essa del fu maestro Manfredini, che diede alla luce alcuni utilissimi trattati di musica, apprese dal suo Genitore che soltanto dopo aver con lungo solfeggio conseguita la forza, e l'abitudine al canto, si può sfidare la pubblica aspettazione" (Il Redattore del Reno [Bologna], 27 marzo 1810, p. 105).
In effetti si tratta di un esordio piuttosto tardivo: la M. aveva quasi trent'anni e il caso era così insolito da divenire oggetto d'un sonetto celebrativo a lei pubblicamente dedicato poche settimane più tardi (ibid., 17 apr. 1810, p. 123). L'anno seguente venne nominata a Bologna accademica filarmonica, titolo di cui si fregerà spesso nel corso della professione (tra i membri della commissione giudicante, in seduta il 23 apr. 1811, si nota la presenza del diciannovenne Rossini). Non sono chiare le ragioni che spinsero la M. a intraprendere non più giovanissima, undici anni dopo la morte del padre e già maritata da più di un lustro, l'impegnativa carriera del teatro d'opera; F. Regli parla dei Manfredini come di una "rispettabile famiglia caduta nell'indigenza" (p. 292).
In effetti, la maggior parte delle redazioni biografiche relative alla M. sono imprecise: a confondere la cronologia degli eventi vi è la diffusa convinzione che fosse nata dopo il 1786 (solo G. Radiciotti, a ragione, afferma che, nel 1817, "Elisa Manfredini [(] possedeva una bella voce e cantava con grazia, ma aveva ormai su la quarantina", I, p. 313). Inoltre, le varianti del nome con il quale è conosciuta nell'ambiente del teatro e l'uso alternato del cognome da nubile e da sposata, sembrano aver disorientato gli storici, tanto che i compilatori di dizionari biografici, se pur autorevoli (cfr., per es., Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti e The New Grove Dict.), non identificano con chiarezza la Antonia Elisabetta, figlia di Vincenzo, nel soprano rossiniano Manfredini Guarmani.
Nel 1810 la M. venne ingaggiata a Firenze per l'Eloisa Verner di P. Raimondi; in dicembre inaugurò il teatro Grande di Brescia con Il sagrifizio di Ifigenia di J.S. Mayr; in marzo debuttò a Ferrara nel Ciro in Babilonia di Rossini. Cantò a Venezia nella stagione di carnevale 1812-13 della Fenice (prime di Teodoro di S. Pavesi e Tancredi di Rossini); nell'autunno del '12 fu a Firenze per Aspasia e Cleomene (Pavesi). L'anno seguente si esibì al Regio di Torino in Bajazet (P. Generali) e in Cesare in Egitto (E. Paganini). Nel dicembre del '14, debuttò alla Fenice nel Sigismondo di Rossini e, a seguire, nell'Euristea di C. Coccia. Dal 1815 al 1817 cantò alla Scala di Milano (L'eroismo in amore di F. Paër), a Brescia (Egeria, di Mayr), di nuovo alla Scala (ripresa di Ginevra di Scozia di Mayr). Infine, ultimo ruolo scritto per lei da Rossini, interpretò la protagonista dell'Adelaide di Borgogna (Roma, teatro Argentina, dicembre 1817).
Dal 1819 in poi, con poche eccezioni, la M. non diede più vita a nuove parti, ma - indizio forse d'un declino vocale - venne scritturata soprattutto come specialista di opere di repertorio: La Rosa bianca e la Rosa rossa e Medea in Corinto (Mayr, Lucca e Bergamo, 1819-20); Otello, Eduardo e Cristina, Aureliano in Palmira e Zelmira di Rossini (tra 1820 e '24 a Bergamo, Perugia, Modena, Macerata e Ferrara). La M. si ritirò dalle scene intorno al 1824; in seguito se ne perdono le tracce.
Sconosciuti sono il luogo e la data della morte.
Soprano lirico di coloratura, specializzata in ruoli di eroine preromantiche tanto fragili quanto perseguitate, la M. fu una professionista di ottimo livello: figura come "prima donna assoluta" in ogni occasione della carriera, spesso in compagnia di cantanti del livello di Marietta Marcolini, Adelaide Malanotte, E. Bianchi, C. Bonoldi, G. De Begnis e Carolina Bassi. La critica, unanimemente favorevole, le riconobbe sicure doti vocali, offuscate talvolta da un'eccessiva freddezza interpretativa.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.906: B.A.M. Carrati, Li matrimoni contratti in Bologna, p. 65; F. Regli, Diz. biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 292 s.; M. Masseangeli, Catalogo della collezione d'autografi lasciata alla R. Accademia filarmonica di Bologna, Bologna 1881 (rist. 1896), p. 203; G. Radiciotti, G. Rossini. Vita documentata, opere ed influenza su l'arte, I, Tivoli 1927, pp. 71-73, 144, 313 s.; Il teatro Grande di Brescia, Brescia 1986, II, p. 134; G. Apollonia, Le voci di Rossini, Torino 1992, pp. 99-108; M. Calore, Il teatro del Corso 1805-1944: 150 anni di vita teatrale bolognese tra aneddoti e documenti, Bologna 1992, pp. 5, 64 s.; E. Rescigno, Diz. rossiniano, Milano 2002, p. 282; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 24; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 609; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 754; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 964-967 (s.v. Manfredini).