ELISABETTA imperatrice d'Austria
Nata a Monaco il 24 dicembre 1837, uccisa a Ginevra il 10 settembre 1898. Figlia del duca Massimiliano Giuseppe e di Luisa figlia del re Massimiliano I di Baviera, apparteneva al ramo ducale o secondogenito della Casa di Wittelsbach. Sua madre, sorella dell'arciduchessa Sofia che era la madre del giovane imperatore Francesco Giuseppe, avrebbe vagheggiato di unire in matrimonio la primogenita delle proprie figlie, Elena, con l'imperial nipote. Ma questi preferì, tosto che l'ebbe scorta nella villeggiatura di Ischl nell'agosto del 1853, la bellissima sorella minore E., e la sposò nella chiesa degli agostiniani in Vienna il 24 aprile 1854. Sin dalla data del suo fidanzamento, la presenza di E. aveva influito sull'imperatore per indurlo ad attenuare il rigore del governo militare sui popoli soggetti e riluttanti. Dapprima lo stato d'assedio fu tolto in Boemia, poi nel Lombardo-Veneto, ove la coppia imperiale si recò nel novembre del 1856. Trascorse le feste di Natale a Venezia, si trasferì poi a Milano, ove il riserbo rigidamente mantenuto dalla maggior parte delle classi alte, rimaste diffidenti anche dopo l'amnistia, non impedì talune manifestazioni di omaggio, soprattutto da parte del popolo, alla bella e pietosa imperatrice. La morte d'una bimba primogenita, Sofia, interruppe il viaggio imperiale in Ungheria intrapreso nell'estate del 1857. Il 22 agosto 1858 nacque finalmente l'arciduca ereditario Rodolfo, che era stato preceduto da una seconda bimba, Gisella, nata nel giugno 1856.
Profittando di gravi minacce alla salute della nuora, costretta a passare gran parte degli anni 1860 e 1861 a Madera e a Corfù, poi nel 1862 a Venezia, l'arciduchessa Sofia si era impadronita della educazione di Rodolfo e Gisella, usurpazione che l'imperatrice E. non volle tollerare al suo ritorno a Vienna nel 1862. Come protesta contro il parteggiare dell'imperatore per la propria madre in quella dolorosa contesa, l'imperatrice visse quasi sempre lontana dalla corte fino al 1866. Si riaccostò al marito all'indomani della sconfitta di Sadowa che aveva scosso la fede dell'imperatore nell'infallibilità dell'arciduchessa Sofia. E. riebbe con sé i figli e nel 1868 diede alla luce un'altra bambina, Maria Valeria. Frattanto essa si era adoperata per riconciliare con l'imperatore i patrioti ungheresi, segnatamente il conte Giulio Andrássy loro fiduciario e, con l'appoggio del nuovo ministro dirigente, il sassone Beust, riuscì nell'intento. L'8 giugno 1867 E. fu incoronata regina d'Ungheria in Buda accanto al consorte. Ma in quello stesso anno, mentre l'imperatore e l'imperatrice si accingevano a recarsi a Parigi per l'Esposizione universale, furono fermati dalla notizia della fucilazione dell'imperatore Massimiliano a Queretaro. Ricevettero poco di poi a Salisburgo la visita di Napoleone III e dell'imperatrice Eugenia, con la quale E. strinse legami di schietta e tenace amicizia.
Nel 1873 ebbe luogo a Vienna una grande esposizione, alla quale intervennero parecchi sovrani esteri, e l'imperatrice fu costretta a dipartirsi in questa occasione dal consueto riserbo, figurando in parecchie pubbliche cerimonie, ciò che accadde con maggior frequenza nel 1879, quando furono celebrate le sue nozze d'argento. Nel 1881 apparve per l'ultima volta in pubblico a Vienna per il matrimonio del figlio, l'arciduca Rodolfo, con la principessa Stefania del Belgio. L'imperatrice si era trovata in sempre maggiore intimità col figlio che, adulto, aveva rivelato una certa somiglianza di carattere e di tendenze politiche. Essa prese poi a vivere lungamente, dopo il matrimonio del figlio, nell'isola di Corfù avendovi eretto il castello dell'Achilleion.
Un grave colpo fu per l'imperatrice la tragica fine dell'amatissimo cugino, il re Luigi II di Baviera; ma ben più terribile fu la sventura che la schiantò con la misteriosa morte, verosimilmente per suicidio, dell'arciduca Rodolfo. Il decennio in cui l'imperatrice ancora sopravvisse, malata di nervi e vieppiù incapace di posare a lungo in qualsiasi luogo, fu contrassegnato per lei da nuovi lutti famigliari, fra i quali quello per la morte crudele della sorella duchessa d'Alençon arsa nell'incendio del Bazar della Carità a Parigi (1897). Consentì ancora una volta, cedendo agl'inviti della prediletta popolazione ungherese, a figurare nel 1896 nelle feste millenarie di Budapest. La fatalità che la perseguitava si compì con la pugnalata mortale infertale il 10 settembre 1898 a Ginevra, mentre stava per imbarcarsi su un battello del Lago Lemano, da un anarchico italiano, Luigi Luccheni.
Bibl.: Oltre ai Tagebuchblätter 1886-1889, di C. Christomanos che fu lettore di E. a Corfù (Vienna 1899: traduzione italiana: Regina di dolore, Firenze 1901), cfr.: F. Caburi, Francesco Giuseppe, la sua vita e i suoi tempi, Bologna 1920; E. Bagger, Francis Joseph, Londra 1927; Oskar von Mitis, Das Leben des Kronprinzen Rudolf, Lipsia 1928; K. Tschuppik, Elisabeth Kaiserin v. Österr., Vienna 1930.