VIGÈE-LEBRUN, Èlisabeth
Pittrice, nata il 10 aprile 1755 a Parigi, ivi morta il 3 marzo 1842. Allieva di Gabriel Briard, molto sostenuta da G.-F. Doven e da J. Vernet, copiò i Rubens del Lussemburgo e le teste di fanciulle da J.-B. Greuze, del quale sentì profondamente l'influenza. Ebbe grande successo nel ritratto femminile, in quella Parigi del sec. XVIII dove la donna era regina, mentre l'artista stessa era ammirata per la sua bellezza. Entrò a far parte dell'Accademia di S. Luca nel 1774 e dell'Accademia reale di scultura e pittura nel 1785 con un'allegoria: La pace riconduce l'Abbondanza (Louvre). Divenuta pittrice ufficiale di Maria Antonietta e familiare alla corte di Versailles (Maria Antonietta con una rosa, 1779, Versailles; Maria Antonietta con i figli, 1787, ivi), la V.-L. dipinse le dame della corte, le attrici (Signorina Dugazon nella parte di Nina e Signora Molé-Raymond, Louvre, 1786); i proprî amici: Hubert Robert (ivi, 1788), Joseph Vernet, A.-E. Grétry. Grande importanza ebbe la nascita di sua figlia, divenuta motivo dei suoi migliori quadri, ispirati alla maternità. Rappresentò sé e la figlia strette in un tenero abbraccio (due ritratti della madre e della figlia 1786 e circa 1789, Louvre); sé stessa quando era ancora sotto l'impressione prodotta dal Rubens che era andata a studiare in Fiandra La signora Vigée-Lebrun in cappello di paglia, 1782, Londra, National Gallery). Sopraggiunta la rivoluzione, emigrò (1789); percorse l'Europa, preceduta e accompagnata dalla propria fama. Naturalmente cominciò dall'Italia, dipinse a Napoli i ritratti della regina di Napoli con i suoi figli e di Lady Hamilton da baccante. Nei suoi viaggi in Austria, Germania, Russia e Inghilterra, eseguì fra altri i celebri ritratti del principe di Lubomirski da Anfione, della principessa di Lichtenstein da Iride, della signorina Fries da Saffo, di Giorgio IV e di Lord Byron, di Madame de Staël da Corinna (1808, museo di Ginevra). Si possono notare nei suoi ritratti: il costume mitologico che non era una novità; l'orientalismo del turbante (Tippo Saib, 1787); il sentimentalismo proprio alla fine del sec. XVIII, compiacentesi nelle mode agresti tipo Trianon (Signora Elizabeth da giardiniera, la Contessa di Ségur da lattaia, 1786); la grandiosità della natura alpestre alla Rousseau, che la V.-L. scoperse in Savoia; l'espressione sognante degli sguardi persi nella lontananza (Signora Grant, 1783); l'effetto espressivo della musica (Signora di Polignac mentre canta una romanza accompagnandosi al clavicembalo); la melanconia allora di moda (Duchessa d'Orléans, 1789, Versailles). Ma il pregio delle sue opere migliori è dato dalla grazia squisitamente femminile della composizione e soprattutto dalla delicata armonia del colore e dalla leggerezza di tocco. Da ultimo, secondando la moda, segui il neoclassicismo in qualche ritratto alla greca (Lady Hamilton da Sibilla), ma molto di rado, perché la serenità greca rispondeva male al suo senso di tenerezza. Tomata in Francia nel 1802, l'artista smise quasi di lavorare nel 1810 e finì sotto Luigi Filippo con paesaggi di un indeciso romanticismo.
Bibl.: M.me Vigée-Lebrun, Souvenirs, Parigi 1835; P. De Nolhac, M.me V.-L., peintre de Marie-Antoinette, ivi 1912; L. Hauteceur, M.me V.-L., ivi 1917; R. Schneider, L'art français au XVIIIe siècle, ivi 1926; id., Les Peintres Illustres: M.me V.-L., ivi s. a.