NORSA, Elisa
Nacque a Mantova il 1° gennaio 1868 da Vittore Salvador, negoziante, e da Adele Maroni.
Dopo aver ottenuto la patente di maestra elementare di grado superiore a soli 17 anni, proseguì gli studi come autodidatta, preparandosi per la licenza ginnasiale che prese nel 1887, mentre nel 1890 conseguì la licenza presso il liceo Virgilio della sua città, già mostrando la sua vocazione scientifica: ebbe 10 in matematica, fisica e chimica, storia naturale e geografia fisica. Il 29 settembre 1890 si iscrisse alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Bologna, città nella quale si trasferì il 7 ottobre dello stesso anno. Si laureò il 7 luglio 1894 con il massimo dei voti e la lode, con una tesi dal titolo Alcune ricerche sulla morfologia dei membri anteriori degli uccelli. Unica donna del suo corso, fu altresì la sola studentessa a ottenere la lode e fu pertanto citata, l’anno successivo, negli Annuari della Regia Università dal rettore, il geologo Giovanni Cappellini.
Il lavoro di tesi le assicurò inoltre l’ambito premio Vittorio Emanuele. La commissione che le conferì il premio era composta, fra gli altri, dallo zoologo Carlo Emery, suo maestro, dal matematico Salvatore Pincherle e dal chimico Giacomo Ciamician. Il lavoro, corredato da 8 tavole e tre incisioni nel testo, fu pubblicato in Ricerche fatte nel laboratorio di anatomia normale della R. Università di Roma ed in altri laboratori biologici (IV [1894], 1, pp. 137-156); l’anno successivo ne venne pubblicata una versione riassunta e in francese, Recherches sur la morphologie des membres antérieurs des oiseaux, negli Archives italiennes de Biologie (1895, n. 22, pp. 232-241), rivista diretta dal fisiologo Angelo Mosso, sulla quale comparivano le sintesi dei lavori scientifici più pregevoli.
Appena dopo la laurea, venne nominata preparatrice presso il gabinetto di zoologia dell’Università di Bologna, allora diretto da Emery. Nel 1899 il ministero della Pubblica Istruzione approvò la richiesta di questo di promuovere Norsa al ruolo di assistente.
Al periodo degli studi universitari risale inoltre il suo impegno nel movimento di emancipazione femminile, nato a Bologna nel 1890, che gravitava intorno alla figura di Gualberta Beccari e del giornale da lei diretto, La donna. Norsa faceva parte di quel gruppo di attiviste a opera delle quali, nel 1890, si costituì il Comitato di propaganda per il miglioramento delle condizioni della donna, il cui fine principale era di lottare per l’emancipazione dallo stato di soggezione morale, giuridica ed economica delle donne, promuovendone contemporaneamente l’educazione culturale. Unica testimonianza della vita breve – il Comitato si sciolse nel 1893 – eppur intensa di questa associazione, è la Relazione della Presidenza, ove Norsa risultava in qualità di cassiera, e che lei stessa donò alla Biblioteca comunale di Bologna.
Nel 1900 sposò Raffaele Gurrieri, docente di medicina legale presso l’Ateneo di Bologna e condirettore della rivista L’Università italiana, pubblicata a Bologna per quasi quarant’anni. La loro fu un’unione non solo affettiva – «impareggiabile sposa» la descrisse Gurrieri (1939, p. 137) – ma anche intellettuale: a partire dal 1902 Norsa nella rivista diretta dal marito firmò vari articoli e curò alcune recensioni, che ruotavano intorno ai suoi due interessi principali, la scienza e la condizione femminile.
Nel primo di questi articoli, Le laureate in Italia (L’Università italiana, I [1902], 14-15, pp. 181 s.), partendo dal lavoro di Vittore Ravà, commentò il fenomeno della presenza delle donne negli atenei italiani e il loro ingresso nel mondo professionale, quale si era delineato a partire dall’ultimo ventennio dell’Ottocento. Certa che esistesse un legame tra scienza e cultura femminile, scriveva: «La vera scienza, la vera e austera scienza, è profondamente morale […]. Perciò io saluto con lieta speranza questo diffondersi della cultura scientifica femminile; perciò aspetto da questa cultura un alzarsi del tono morale nella vita interiore della donna; perciò io credo con ferma fede che a partire dall’età presente, e sempre più andando verso le età future, la dignitosa ed alta coscienza della donna sarà formata dalla scienza». Riguardo al tema delle capacità intellettuali delle donne, in particolare nel campo della matematica, si espresse in Donne matematiche (ibid., 16-17, p. 213), recensione al discorso tenuto il 28 dicembre 1901 presso l’Accademia virgiliana di Mantova dal matematico Gino Loria, di cui mise in luce, in maniera caustica ma ironica, le idee conservatrici e ostili nei confronti delle donne. Altri suoi articoli apparsi sulla rivista furono: La pedagogia di Herbart e le scuole di magistero nelle Università (18-19, pp. 225-227), La moderna biologia speculativa (II [1903], 7-8, pp. 89-90), il necrologio di Margherita Traube Mengarini (XI [1912], pp. 189 s.); recensì altresì i volumi: La nervosità dei fanciulli, di A. Combe (I [1902], 14-15, p. 191), e Come essere felici sebbene maritati, di G.I. Hardy (ibid.).
Durante il suo lavoro presso il gabinetto di zoologia in qualità di assistente, ebbe occasione di tenere corsi su vari rami della disciplina, oltre che portare avanti ricerche originali (Un caso di Encefalocele congenito Corvinus (Ernia cerebrale Le Dran) in embrioni di Mus decumanus v. albinus, in Anatomischer Anzeiger, XXI [1902], 12, pp. 322-341; Osservazioni su di uno scheletro di cavicorne a quattro corna disseppellito sull’Appennino emiliano: nota, in Monitore zoologico italiano, XV [1904], 9, pp. 287-296). Mantenne l’incarico fino al 1910, quando dovette lasciare per motivi di salute. Nel 1911, dopo un anno di aspettativa, venne messa a riposo.
Nel 1936, sentendo avvicinarsi la morte, scrisse: «Voglio che sia posto presso al mio corpo, nel feretro, un ritratto di ciascuno dei miei genitori e di mio marito e una piccola bandiera italiana tricolore a ricordo e compendio dei miei affetti più forti e più saldi. […] Ho amato il lavoro, che ha dato la gioia, conforto, dignità, indipendenza alla mia vita […]. Ho vissuto col cuore pieno del più intenso amore per tutti i miei cari e per la diletta mia Patria, l’Italia. Fui entusiasta dei più elevati ideali umani.» (Gurrieri, 1939, p.138).
Morì a Bologna, il 7 agosto 1939.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico del-l’Università, N. E., f. 2188; Mantova, Archivio storico del Comune, Fondo Anagrafe Antica, N. E.;Comitato di propaganda pel miglioramento delle condizioni della donna, Relazione della Presidenza. Novembre 1890-giugno 1893, Bologna 1893; R. Gurrieri, In memoria della Dott. E. Gurrieri nata N., in L’Università italiana, s. 6, I (1939), 9-10, pp. 137 s.; B. Dalla Casa, associazionismo borghese ed emancipazione femminile a Bologna: il Comitato di propaganda per il miglioramento delle condizioni della donna (1890-1893), in Bollettino del Museo del Risorgimento, XXXII-XXXIII (1987-88), pp. 145-165; M. Focaccia, E. N. Gurrieri, in Dizionario biografico delle scienziate italiane (sec. XVIII-sec. XX), II. Mate-matiche, astronome, naturaliste, a cura di S. Linguerri, Bologna 2012, pp. 249-252.