BIANCHI, Eliodoro
Nacque a Cividate al Piano (Bergamo) il 6 maggio 1773 da Massimo e da Claudia Balestra. Ancora fanciullo, ebbe i primi insegnamenti di musica da suo padre, buon musicista e organista della cattedrale di Palazzolo Bresciano; cantò poi nelle chiese come soprano. È incerto, o per lo meno non documentabile, un suo trasferimento a Napoli, ove avrebbe studiato contrappunto con G. Tritto e appresa l'arte del canto. Sembra che abbia esordito come tenore a Treviso; certo è, invece, che nel 1794, appena ventunenne, cantò con successo al Teatro Obizzi di Padova nella stagione di carnevale e che, nello stesso anno, si produsse anche al Teatro Falcone di Genova. Successivamente fu scritturato al Teatro Rangoni di Modena (1795) e, nella primavera 1796, al Teatro alla Pallacorda di Firenze, poi a Lucca e, nel carnevale 1797, al Teatro S. Moisè di Venezia. Passò quindi presso alcuni teatri napoletani: nel 1797 al Fondo, come "mezzocarattere", e sino al 1801 ai Fiorentini e al Nuovo; il 10 luglio 1799 veniva eseguito a Napoli un Inno a quattro voci con orchestra che egli aveva composto per Ferdinando IV di Borbone. Nel 1801 partecipò brillantemente ad alcuni concerti al Temple de Mars (rue du Bac) e alla Salle Favart di Parigi, mentre nel 1803 conquistò il pubblico milanese cantando per l'intera stagione al Teatro alla Scala, dove ritornò, salvo brevi interruzioni, dal 1809 al 1814.
Nel carnevale 1804 interpretò per la prima volta, al Teatro Argentina di Roma, opere del genere serio. Recatosi a Vienna nel 1805, fu di nuovo a Parigi e a Londra nel 1806-7. Durante il soggiorno parigino sposò la cantante Carolina Crespi, dalla quale ebbe due figli, Giuseppina e Angelo, che coltivarono l'arte del canto e la composizione.
Celebri maestri composero per il B. arie nelle loro opere: Rossini scrisse per lui una parte nel Ciro in Babilonia (Teatro Comunale di Ferrara, carnevale 1812), nell'Aureliano in Palmira (Milano, Teatro alla Scala, 1814)e nell'Edoardo e Cristina (Venezia, Teatro S. Benedetto, 1819). Il suo repertorio fu vasto; fu soprattutto eccellente interprete delle opere di Pietro Alessandro Guglielmi (Il Sacrificio di Iefte)e del figlio Pietro Carlo (Gli amanti in cimento,L'equivoco degli sposi, La presunzione corretta), di Cimarosa, di Paisiello e di V. Fioravanti.
Nel 1835 il B. abbandonò il teatro; in occasione della rappresentazione d'addio, cantò nei Baccanali di Roma di P. Generali, opera che per molti anni era stata il suo cavallo di battaglia. Stabilitosi a Milano, aprì una scuola di canto che formò allievi valorosi e alcuni celebri, fra cui C. Badiali, Elisa Orlandi, E. Crivelli e N. Ivanov. Nell'estate del 1836 il B. si ritirò a Palazzolo Bresciano, ove morì il 10 maggio del 1848.
Qualche biografo gli attribuì alcune composizioni; lo Schmidl lo esclude, attribuendole invece "ad un omonimo che viveva a Milano intorno alla metà del sec. XIX, che ridusse per canto e pianoforte La Cena degli Apostoli di Wagner, per la casa Lucca, e fece rappresentare a Bari, nel 1873, un'opera dal titolo Le gare d'amore".
Bibl.: Castil-Blaze,Théâtres lyriques de Paris. L'opéra italien de 1548 à 1856, Paris 1856, pp. 280, 349, 465; G. Donati-Petteni,L'arte della musica in Bergamo, Bergamo 1930, p. 50; A. Geddo,Bergamo e la musica, Bergamo 1958, p. 208; G. Gatti,Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), II, a cura di G. Tintori, Milano 1964; F. J. Fétis,Biographie univ. des Musiciens, I, Paris 1877, p. 406; R. Eitner,Quellen-Lexikon der Musiker, II, p. 28; C. Schmidl,Diz. univ. dei musicisti, I, p. 179; Encicl. dello Stettacolo, IIcol. 460.