CERVA, Elio Lampridio
Di famiglia patrizia, è ritenuto il più insigne rappresentante dell'umanesimo in Dalmazia e il più fervido e tenace difensore della romanità di Ragusa. Nato intorno al 1460, fece i primi studî in patria sotto rinomati maestri tra cui quel Tideo Acciarini, che fu antesignano degli studî umanistici in Dalmazia e in Calabria. Giovanetto venne portato a Roma da suo zio Stefano Zamagna, ambasciatore della repubblica presso Sisto IV, ed entrato a far parte della seconda Accademia romana, in breve si distinse per l'arte oratoria, per la facilità e l'eleganza del comporre. Pieno di sogni di gloria, fece ritorno alla sua città, dove ben presto intravide quella che doveva essere la sua missione: affermare l'origine romana, difendere la latinità dì Ragusa minacciata dall'immigrazione delle genti slave. Ancor giovane salì tutti i gradini della carriera politica fino alla carica di rettore della Repubblica. Sposò una conterranea della nobile famiglia de Giorgi, ma dopo la morte di lei entrò nel sacerdozio. Il C. per l'intelletto e l'erudizione primeggiava fra i concittadini, che gli affidarono il rettorato della scuola dopo la partenza del famoso umanista Becichemo, ed egli approfittò di questa sua posizione per ammonire i Ragusei di guardarsi dalla "barbarie circonvicina" e di coltivare la lingua avita, il latino. Quest'alto sentimento di romanità forma la base della sua più interessante opera poetica, del poema epico De Epidauro, sfortunatamente incompiuto, ove canta la distruzione di Epidauro e la conseguente origine di Ragusa. In due codici della Vaticana si conservano molte sue poesie latine di vario argomento, amoroso, familiare, religioso, e discorsi dedicati al card. Alessandro Farnese, nei quali ripete le sue patriottiche affermazioni con un'ostinazione appassionata e piena di grandezza. Morì a Ragusa nel 1520. Scrittore abbondante, spontaneo ed arguto, si esprime con incisiva robustezza.
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