ELIDE o Eleia (῏Ηλις o 'Ηλεία, nel dialetto locale Γᾶλις, Γαλεία "terra bassa"; A. T., 82-83)
Nome applicato in origine alla sola pianura un po' ampia sul lato O. del Peloponneso, quella che poi fu detta Elide cava (κοίλη ῏Ηλις), esteso poi alla parte alta, in modo da abbracciare la più occidentale delle sei grandi unità della penisola, fra Acaia, Arcadia e Messenia. Il terreno va innalzandosi verso l'interno a gradini; sulla piatta e larga cimosa costiera costruita dalle copiose alluvioni dei fiumi che scendono da oriente, strapiomba il ciglio della zona collinare a rilievo piuttosto mosso che s'interrompe fra quella e gl'impervî, elevati massicci montuosi dell'Arcadia. Il gruppo dell'Olenos (Erimanto, m. 2224), nel quale i calcari mesozoici sovrastano le arenarie e gli scisti del flysch, domina da oriente il crinale calcareo del Santaméri (1016 m.); largamente diffusi all'interno le marne e i conglomerati neogenici, questi ultimi costituiti spesso da potenti coni di deiezione. Tali depositi furono incisi più tardi dai corsi epigenici del Gastoúnēs (Peneo) con l'affluente Ládōn e dell'Alfeo, i due fiumi più notevoli dell'Elide, e modellati in piccole valli giovani terrazzate. La relativa varietà del paesaggio si riflette nel buon numero dì piccole regioni storiche (l'Elide cava, l'Acrorea, cioè la parte orientale montuosa, la Pisatide a nord dell'Alfeo, la Trifilia a sud) che vi riconoscevano gli antichi, i quali del resto rilevavano anch'essi nel paese il contrasto tuttora patente fra le basse terre litoranee, in gran parte infestate da paludi, coperte di boschi e ricche di selvaggina, e le zone interne, montuose, in cui dominava la pastorizia nomade o seminomade.
Il clima, più umido che in qualunque altra parte del Peloponneso, deterrmina, lungo la fascia costiera, condizioni favorevoli all'agricoltura, mentre l'interno è coperto di macchie o di rade foreste di latifoglie. L'Elide produce buone quantità di cereali e di vino, e coltiva anche canapa e lino. Le lagune costiere, di cui la maggiore, quella di Agoulinítsa, misura 33 kmq. di superficie, sono ricche di pesci; per contro la vita marinara trova ostacolo nelle condizioni del perimetro litoraneo, importuoso e mancante di un vero retroterra. I centri abitati si dispongono tutti a poca distanza dal mare, ma non lungo la riva. Pýrgos, il più popoloso, conta all'incirca 20 mila abitanti; il suo porto, Katákōlon, è qualche km. più a O. al riparo di un modesto promontorio, ma ha traffico di scarsa importanza. Amministrativamente l'Elide comprende ora i territorî dell'antica Elide cava e della Pisatide e costituisce una provincia del nomos di Acaia e di Elide (v. acaia).
L'Elide nell'antichità.
La parte setientrionale dell'Elide, che aveva il suo centro nella κοίλη ῏Ηλις, era abitata, secondo la tradizione, dagli Epei: la parte meridionale era dominata dal mitico Neleo e poi da Nestore. Non vi è in questa determinazione geografica alcuna incongruenza: la Pilo su cui dominavano i Nelidi, non era secondo la concezione omerica la Pilo della Messenia, ma quella più a settentrione nella Trifilia.
Fino alle guerre persiane non si sa nulla intorno all'Elide: nel 480 prese parte alla guerra nazionale, e troviamo gli Elei che muovono a fortificare l'istmo al comando di Cleombroto, fratello di Leonida ma non appaiono fra i combattenti di Salamina né di Platea. Nel 471 si fondò la città di Elide mediante un sinecismo. L'Elide, malgrado l'introduzione del governo democratico, rimase tuttavia fedele all'alleanza spartana, e tanto nella guerra di Corinto ed Epidamno contro Corcira, quanto nel primo periodo della guerra archidamica, mandò i suoi contingenti di navi e di soldati in soccorso della lega peloponnesiaca contro Atene. Ma dopo un conflitto con Sparta, sorto verso la fine della guerra archidamica, l'Elide assunse verso di quella un'attitudine ostile e prese parte alla lega di Argo e di Mantinea, alla quale accedette anche Atene per opera di Alcibiade. Gli Elei si ritirarono nella campagna del 418 perché non si ottemperò al loro desiderio di condurre tutto l'esercito federale contro Lepreo che aveva dato occasione alla rottura dell'amicizia spartana; poi si pentirono e mandarono i loro contingenti a Mantinea, ma giunsero troppo tardi per prender parte alla battaglia. Forse per il momento, in seguito all'esito infelice della battaglia, l'Elide s'intese con Sparta e rinunciò a Lepreo, ma prima del 400 certo l'aveva riconquistata. Onde si comprende come Sparta poco dopo aver debellato Atene effettuasse (400 a. C.) una spedizione contro l'Elide comandata dal re Agide, che si allontanò in seguito a un terremoto; ma ripeté la spedizione l'anno seguente. Gli Elei dovettero accettare la dura condizione imposta di lasciar liberi i perieci. L'Elide rimase da allora, sia pure coattamente, alleata di Sparta, sino all'invasione tebana.
In seguito all'invasione di Epaminonda l'Elide ricuperò i territorî dei perieci, Corifasio e Ciparissia nella Messenia. Forse le città dell'Acrorea ottennero il diritto di cittadinanza. Lepreo rimase però alleata di Sparta. La riconquista dei territorî dei perieci non le fu riconosciuta al congresso in Atene del 370 e l'Elide continuò sempre più a seguire la parte dei Tebani. Dopo la battaglia di Mantinea, in cui l'Elide, riaccostatasi a Sparta, militò nella parte avversa ai Tebani e alleata di Mantinea, si ristabilì nel Peloponneso una relativa tranquillità, ma che non era destinata a durare. Dopo varî torbidi e alternative di potere tra oligarchi e democratici, l'Elide, in cui finalmente prevalse il partito oligarchico, si volse a Filippo di Macedonia, che appoggiò nelle spedizioni contro Sparta. Tuttavia la politica verso la Macedonia non fu uniforme e costante, e ciò si deve alla temporanea prevalenza del partito democratico, come si rileva dalla cacciata degli oligarchici alla falsa notizia della morte di Alessandro in Illiria e dal fatto che più tardi (331) troviamo gli Elei a combattere sotto le mura di Megalopoli accanto al re spartano Agide; ma l'Elide ritornò presto alla fedeltà, e, poco prima della morte di Alessandro, un'ambasceria degli Elei era alla corte di Alessandro in Babilonia per questioni concernenti il sacrario di Olimpia.
Dopo la morte di Alessandro l'Elide prese parte alla guerra lamiaca, ma forse molto tiepidamente; in ogni modo venne anche nell'Elide instaurata la costituzione oligarchica che durò fino alla restaurazione democratica di Poliperconte. Poscia l'Elide seguì la sorte di tutte le altre città del Peloponneso nelle lotte tra Poliperconte e il suo figlio Alessandro da una parte, e Cassandro dall'altra. Nel 314 Cillene, che si era separata dal resto dell'Elide in circostanze a noi ignote, era assediata da Alessandro, figlio di Poliperconte, e dagli Elei. Aristodemo, generale di Antigono, riuscì a liberarla. Nel seguente anno 313, quando Antigono mandò Telesforo a conquistare le città del Peloponneso, l'Elide passò alla parte di Antigono, il quale mandò il nipote Polemeo a compiere la conquista. Allora Telesforo, rivale geloso di lui, si formò una signoria nell'Elide, ma di fronte a Polemeo non poté mantenerla, e si rifugiò a Cillene, che dovette anche abbandonare. Nella pace del 311 Elide fu dichiarata autonoma come tutte le altre città. Tuttavia ritornò sotto il dominio di Cassandro, cui fu soggetta nel 308; ma nel 303 venne Demetrio nel Peloponneso e l'Elide passò alla sua parte. Quale ne fosse la condizione dopo la battaglia d'Ipso (301), ignoriamo. Sembra essere stata assoggettata da Antigono Gonata; nel 281-0 entrò in una lega contro la Macedonia capeggiata da Areo I e seguì le parti di Pirro nel 273. Subito dopo ebbe luogo la tirannide di Aristotimo, favorita da Antigono Gonata, ma durata solo cinque o sei mesi. Da allora data l'alleanza con l'Etolia che durò circa un secolo, alleanza promossa dai cittadini fuggiti davanti ad Aristotimo.
Nella guerra sociale (220-217) gli Elei prima si mantennero neutrali, poi passarono alla parte degli Etoli, e quando si fece la pace nel 217 sulla base dello statu quo, l'Elide fu ridotta agli antichi confini. Filippo rimase in possesso della Trifilia, Lasione e Psofi vennero aggiudicate agli Achei. Venne così determinata la linea di condotta che gli Achei seguirono negli anni seguenti; quando nel 212-11 e poscia nel 200 gli Etoli si accostarono a Roma, gli Elei furono loro alleati. Ma nelle Istmie del 196 la Trifilia ed Erea furono aggiudicate agli Arcadi, che facevano parte della lega achea: onde gli Elei, che pretendevano la restituzione di queste regioni, ne furono esasperati, e quando si inasprirono le relazioni tra gli Etoli e i Romani, sul principio rimasero neutrali; ma quando Antioco fu sbarcato a Calcide, entrarono nettamente in guerra contro Roma. La disfatta di Antioco alle Termopili troncò ogni aspirazione degli Elei, che furono costretti a entrare nella lega achea, trovandosi a parità di diritto con Psofi e Lasione, una volta loro suddite. Così l'Elide finisce di avere una storia propria, e solo una reviviscenza si nota dopo la guerra che finì con la battaglia di Leucopetra e la distruzione di Corinto: l'Elide fu allora staccata dall′Acaia, e forse ebbe la Trifilia e Lasione. Durante la guerra tra Cesare e Pompeo gli Elei seguirono quest'ultimo, ma la vittoria di Cesare li indusse a passare dalla sua parte. Nelle guerre dei triumviri contro i tirannicidi, gli Elei come gli altri Greci seguirono le parti di questi ultimi. Sotto l'impero l'Elide godé più che ogni altro paese della Grecia i benefici della pace, finché nella metà del sec. III le invasioni germaniche produssero deserto e desolazione (anno 267 d. C.), aggravata ancora da frequenti terremoti. L'ulteriore storia della regione, è connessa con le vicende di tutto il Peloponneso, (v. grecia: Storia).
Costituzione. - Nell'Elide come nell'Argolide e nella Laconia vi erano i cittadini di pieno diritto e i perieci, cioè la popolazione assoggettata. Di una popolazione servile come classe sociale al modo degl'iloti a Sparta e dei gimneti ad Argo non v'è testimonianza diretta, quantunque è probabile che non sia mancata. Nel territorio, fino al 471 in cui si fece il sinecismo, mancava un centro: quindi lo stato era costituito da una federazione di villaggi, e il governo era oligarchico con la partecipazione di poche famiglie illustri. Nel 471, col sinecismo presso il fiume Peneo, ai piedi dell'acropoli detta di Oxilo, fu connessa una rivoluzione democratica che infranse l'ordine gentilizio creando dieci tribù sull'esempio ateniese. Gli organi costituzionali però probabilmente non furono cambiati, e solo il numero di qualche collegio poté subire delle alterazioni. Il consiglio (βωλά = βουλή) e l'assemblea popolare (δᾶμος = δῆμος) dovevano sussistere insieme anche al tempo della più stretta oligarchia: gli ellanodici, creati in un tempo in cui Elleni era diventato nome di nazionalità, avevano la sopraintendenza dei giuochi, e crebbero di numero o diminuirono secondo che fu aumentato o stremato il territorio in cui i cittadini erano pareggiati ai genuini Elei, come gli abitanti dell'Acrorea a cui fu concesso il diritto di cittadinanza nel 368. Allora il numero degli ellanodici fu elevato a 12, nel 364 fu ridotto a 8 e poi ritornò a 10, numero che rimase inalterato. Vi era la magistratura della demiorgia (dialettalmente ζαμιωργία) che doveva essere un supremo collegio. Se il magistrato, che è indicato come quello che ha il supremo potere, fosse il presidente di un collegio o esercitasse un potere individuale, non sappiamo, come neppure siamo informati circa la competenza dei basilāes (βασιλᾶες), sottomessi, sembra, ai damiorgi e agli ellanodici, presentando così un riscontro con l'assottigliamento d'autorità dei reges sacromm a Roma. Le notizie più determinate sulla struttura costituzionale dell'Elide le abbiamo in un documento riportato da Tucidide in cui sono enumerati i damiorgi, quelli che tengono le magistrature (τὰ τέλη), i tesmofilaci e un collegio di 600; ma non sono naturalmente menzionate quelle cariche che non avevano carattere strettamente politico.
Bibl.: Oltre alle maggiori storie greche, vedi l'articolo Elis di Swoboda, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, coll. 2368-2432; J. Beloch, La costituzione dell'Elide, in Rivista di filologia, IV (1876); G. Gilbert, Handbuch der griech. Staatsaltertümer, Lipsia 1885, pp. 95-103; B. Niese, Drei Kapitel eleischer Geschichte, in Genethliakon für Robert, Berlino 1910, pp. 1-47; Busolt-Swoboda, Griech. Staatskunde, Monaco 1920, passim.