SPINOLA, Eliano
– Figlio di Carrocio, del ramo degli Spinola ‘di Luccoli’, nacque verosimilmente a Genova al principio del XV secolo; nulla si sa invece dell’identità della madre.
La prima attestazione di qualche rilievo, se si eccettua la presenza come fideiussore in un atto del 1430, risale al 28 dicembre 1435, quando, in qualità di delegato dei feudatari spinolini di Valle Scrivia, alle spalle di Genova, sottoscrisse una convenzione con il Comune genovese che interrompeva la tradizionale alleanza con il Ducato di Milano. La prima presenza documentata nell’amministrazione cittadina risale all’anno seguente, quando il suo nome è registrato nella lista degli Emendatori delle Gabelle. Nel 1437, e poi, ancora, nel 1444, nel 1448 e nel 1454, ritroviamo Spinola tra i membri del Consiglio degli anziani; nel 1443, tra i Sindicatori. Nello stesso 1443, fu chiamato a far parte dell’Officium Tunetis, sorto per ottenere un risarcimento in merito a una nave predata nel porto tunisino; quindi, dell’Officium Chii – incarico ricoperto nuovamente nel 1454 –, con funzioni prevalentemente fiscali. Nel 1444 e nel 1447 fece parte, invece, del Consiglio cittadino, tra le fila dei nobili ghibellini. Tali incarichi dovettero garantirgli ampio prestigio in seno all’albergo Spinola di Luccoli, del quale, nel 1448, fu acclamato governatore.
Dal punto di vista patrimoniale, l’anno precedente Spinola aveva aggiunto ai propri possessi di Valle Scrivia, il castello di Borgo Fornari, acquistato assieme ai fratelli Carrocio e Giacomo.
Il ruolo acquisito in seno all’albergo dovette favorire ulteriormente la sua presenza nelle istituzioni. Nel 1452 fu chiamato a far parte degli ufficiali dell’Officium Provisionis Romanie e dei consiglieri di San Giorgio: entrambi incarichi di grande responsabilità, solitamente concessi a persone di maturata esperienza. In quanto signore di Arquata e Borgo Fornari, nel 1454 sottoscrisse il trattato tra la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano e il Comune di Firenze nell’ambito degli accordi per la pace di Lodi. L’apice della carriera è da collocarsi tra gli anni Cinquanta e Sessanta: nel 1455 il suo nome compare tra gli Elettori degli anziani; nel 1459 tra i Riformatori della Casa di San Giorgio; nel 1460 tra gli ufficiali incaricati di rivedere il sistema monetario.
Non manca una discreta attività diplomatica: nel novembre del 1451 Spinola fu inviato come ambasciatore presso Alfonso d’Aragona; il 9 dicembre dello stesso anno fu scelto come membro della commissione che avrebbe dovuto valutare le richieste di liquidazione dei danni procurati da alcuni genovesi ai sudditi del sovrano; nel 1461 fu autorizzato a trattare con un ambasciatore fiorentino; nello stesso anno fu nominato tra i cinquantaquattro cittadini chiamati ad ascoltare gli ambasciatori del re di Francia. Una lettera inviata a papa Pio II nel mese di aprile testimonia, altresì, del suo impegno in favore della crociata contro i turchi. Nel 1464 ricoprì il ruolo di ufficiale del Sale; due anni dopo quello di riformatore degli Statuti, nell’ambito del passaggio della città sotto il governo sforzesco. L’ultima menzione di carattere pubblico risale al 1467, quando lo ritroviamo tra gli ufficiali deputati alla costruzione del nuovo Lazzaretto.
Tali incombenze non lo distolsero dalla cura dei propri affari. Spinola appare costantemente impegnato lungo le principali rotte praticate dai propri concittadini (da Chio alle coste egiziane e siriane, a quelle di Barberia sino all’Inghilterra e alle Fiandre) nel commercio del ferro, del sale, dell’allume, di tessuti, del corallo di Marsacares e del grano. Attività, questa, praticata in prima persona, come mostra la stesura, nel 1439, di un testamento, dettato poco prima di «navigare ad partes orientales» (Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi, 492, notaio Lorenzo Villa, doc. 131), che ne annullava un altro stilato a Napoli qualche tempo addietro, oppure attraverso appositi procuratori. Un atto notarile del 10 dicembre 1456 lo dice, inoltre, proprietario di una cava di pietra situata a Genova sulla collina di Promontorio (dove la famiglia possedeva una villa), di un banco e un filatoio.
Con tutta probabilità, Spinola fu implicato nel rinnovamento edilizio allora in corso in città, teso ad ampliare e abbellire le abitazioni medievali o a edificarne di nuove, come nel caso del palazzo Spinola dei Marmi, innalzato tra il 1445 e il 1456 dal fratello Giacomo, non molto distante dall’abitazione del nostro, situata nella contrada di Luccoli.
Tra le voci da lui scambiate compaiono, inoltre, beni di pregio e oggetti d’arte, acquistati nel corso dei numerosi viaggi. Fu tale attività a permettergli di stringere forti legami con Alfonso V d’Aragona re di Sicilia, con cui intrattenne una corrispondenza tra il 1456 e il 1457.
Il 2 giugno 1456, Spinola manifestò ad Alfonso la sua gratitudine per la benevolenza manifestatagli, annunciando di volersi recare al suo cospetto con una gemma di grande valore («sardius sive balasius», Genova, Biblioteca civica Berio, m.r.Cf. Arm.26, Lettere del virtuosissimo Giacomo Bracelli..., c. 27r), che, tuttavia, non era ancora riuscito ad acquistare. L’affare non andò a buon fine, a causa dell’altissimo prezzo dell’oggetto e della mancanza del denaro necessario, dovuta al ritardo nel pagamento d’una partita di grano fornita alle truppe del sovrano. Va osservato che queste sue relazioni si svilupparono in maniera autonoma rispetto agli indirizzi politici del Comune genovese, tornato a scontrarsi con l’Aragonese.
Dalla corrispondenza intrattenuta con il cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini tra il 1461 e il 1466, sappiamo, inoltre, che Spinola entrò in contatto con papa Paolo II, interessato all’acquisto di oggetti quali icone sacre, tappeti e arazzi orientali, pitture e sculture antiche, vasi e monete, raccolte «undique ex Graecia et Asia» (Bedocchi, 2014, doc. 16). Nel 1464 chiese, inoltre, al papa d’intercedere in favore del figlio Domenico che, abbandonata la moglie, Teodora Lomellini, per questioni patrimoniali, si era ritirato temporaneamente in convento.
Tali relazioni – cui si deve aggiungere l’amicizia con il cancelliere Iacopo Bracelli, probabile estensore di alcune delle sue lettere – concorrono a inquadrarne l’operato nell’ambito degli ideali umanistici dell’aristocrazia genovese del tempo. Nonostante la prevalente funzione d’intermediario, non si possono avere dubbi, infatti, sulla sua fascinazione per l’arte e l’antico.
Dall’inventario degli arredi della propria abitazione, risalente al 1479, si apprende di come egli possedesse, oltre a diversi mobili di pregio, tappeti, arazzi e quattro quadri, tra cui una maestà con scena della Passione. L’inventario elenca, inoltre, più di quaranta libri, tra cui una dozzina di opere religiose e oltre venti opere di autori classici.
Mercante, imprenditore, rivenditore d’opere d’arte, di gioielli e di rarità antiquarie, corrispondente di papi e sovrani, oltre che cittadino impegnato nella gestione della cosa pubblica, Eliano Spinola è da annoverare, dunque, tra le personalità più attive del panorama politico e culturale della Genova del Quattrocento. Il suo testamento, dettato il 16 luglio 1472 – poco prima della morte, avvenuta, comunque, entro il 13 agosto 1473 –, fu pubblicato dal figlio Giorgio cinque anni dopo.
Il documento contiene una serie di disposizioni di natura economica riguardanti i proventi di una colonna di 100 luoghi a moltiplico a lui intestata presso il Banco di San Giorgio, da devolvere, per un terzo, al Comune di Genova, per l’estinzione di alcune gabelle; per gli altri due terzi, ad alcuni istituti religiosi e ai poveri di Arquata e Borgo Fornari. Spinola istituì, inoltre, un fondo dotale per le fanciulle povere, beneficando, altresì, diversi monasteri cittadini, oltre all’Ospedale di Santa Maria Annunziata di Napoli, in ricordo, forse, dei suoi legami con la corte aragonese. Oltre a ciò, concesse un lascito alla nuora, Teodora Lomellini, moglie del figlio Domenico, e alla seconda moglie, Battina Spinola, dividendo tutti gli altri beni mobili e immobili tra Domenico e Giorgio, figli della prima moglie, Argenta Lomellini. Ordinò di essere sepolto nella Certosa di San Bartolomeo di Rivarolo (il portale della cappella funeraria si trova, oggi, al Victoria and Albert Museum di Londra). La beneficenza pubblica gli avrebbe fruttato la realizzazione di una statua, commissionata al ticinese Alessandro della Scala da Carona nel 1511, tutt’oggi conservata a Genova presso palazzo San Giorgio.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto, 519, n. 3, c. 1v; Archivio Segreto, 584, cc. 64v-65r; Notai antichi, 492, notaio Lorenzo Villa, doc. 131; Notai antichi, 493, notaio Lorenzo Villa, docc. 9, 25; Notai antichi, 741, notaio Oberto Foglietta, doc. 229; Notai antichi, 718, notaio Bartolomeo Risso, doc. 321; Genova, Biblioteca universitaria, ms. B.I. 32, Jacobi Bracellei, De Genuensibus claris, ms. secolo XV, cc. 8r-10v; Genova, Biblioteca civica Berio, m.r.Cf. Arm.26, Lettere del virtuosissimo Giacomo Bracelli cancelliere della Repubblica di Genova nell’anno mille quattrocento trenta circa scritte a’ diversi Prencipi et a’ suoi amici con altre sue opere. Ad uso dell’Ill’mo Signor Tomaso Fransone, ms. sec. XV, cc. 22r-24r, 41r-44r; ms. m.r.B/I/3,16/17, Jacobi Bracellei Genuensis Lucubrationes De Bello Hispaniensi libri quinque. De Claris Genuensibus libellus unus. Descriptio Lyguriae libro uno. Epistolarum liber unus. Additumque diploma mirae antiquitatis. Tabelle in agro Genuensi reperte, Paris 1520, cc. LIXr-LXv; Genova, Biblioteca universitaria, Fondo Manoscritti/1, ms. cart. aa. 1698-1758, C.V.35, Colonna di Eliano Spinola.
M. Deza, Istoria della famiglia Spinola, descritta dalla sua origine fino al secolo XVI, Piacenza 1694, pp. 271 s.; A. Olivieri, Monete e medaglie degli Spinola di Tassarolo, Genova 1860, pp. 50 s., 178 s.; L.T. Belgrano, Anticaglie, in Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura, XIII (1886), pp. 213-217; C. Braggio, Giacomo Bracelli e l’umanesimo dei Liguri, in Atti della Società ligure di storia patria, XXIII (1890), pp. 65-74; J. Heers, Gênes au XVe siècle. Activité économique et problèmes sociaux, Paris 1961, pp. 187, nota 3, 540-543, 558 s.; L. Tacchella, Busalla e la Valle Scrivia nella storia, Verona 1981, pp. 305-307; A. Gagliano Candela, Un antiquario genovese del XV secolo: E. S., in La storia dei Genovesi, Atti del Convegno internazionale di studi sui ceti dirigenti nelle istituzioni della Repubblica di Genova... 1984, Genova 1985, pp. 423-439; C. Di Fabio, Nascita e rinascita della statuaria celebrativa laica a Genova fra Tre e Quattrocento. Opizzino, Giacomo Spinola di Luccoli e la parte di Domenico Gagini, in Medioevo: i committenti, Atti del Convegno internazionale di studi, Parma... 2010, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2011, p. 30 nota 95; A. Bedocchi, E. S. di Luccoli e i rapporti con la corte aragonese, in Immagini del Medioevo. Studi di arte medievale per Colette Dufour Bozzo, a cura di A. Dagnino et al., Genova 2013, pp. 257-265; Ead., E. S. di Luccoli mercator e antiquarius Januensis (XV sec.). Note biografiche e documenti epistolari, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei, classe di scienze morali storiche e filologiche. Rendiconti, XXIV (2014), pp. 117-180.