NAURIZIO, Elia
NAURIZIO, Elia. – Nacque a Trento il 4 febbraio 1589 da Paolo, pittore appartenente a una famiglia originaria di Norimberga, e da Ursula di Schwaz (Trento, Arch. della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, Registri dei nati e battezzati, I, p. 166).
Il padre, artista di riferimento per la committenza religiosa a Trento nell’ultimo quarto del XVI secolo, dettò testamento nel 1597 affidando alla moglie il compito di prendersi cura dei sei figli. Non si sa con certezza se morì subito dopo aver testato e tale circostanza pone molti dubbi in merito alla formazione giovanile di Elia, della quale non esiste alcuna notizia.
Dal 17 gennaio 1610 e fino al 1655 il suo nome compare nelle matricole dei soci della Confraternita alemanna degli zappatori, un sodalizio che per secoli ebbe un ruolo centrale nella vita dei tedeschi presenti in città (Trento, Bibl. comunale, Arch. della Congregazione di Carità, 854, c. 10v). Un atto dell’Archivio parrocchiale di Malé attesta che il 30 aprile 1613 fu padrino di battesimo di Domenica Cenau, figlia di Bartolomeo, tedesco abitante a Croviana (Mosca, 2002, p. 192).
La documentata presenza del pittore a Croviana supporta l’ipotesi che vede nel giovane Elia Naurizio l’autore degli affreschi con Storie della Vergine della cappella di S. Michele della chiesa di S. Giorgio – datati 1611 – e della pala d’altare della stessa cappella, risalente al 1613 circa (Colbacchini, 1996-98, pp.108-112). Il ciclo decorativo e il dipinto che orna l’altare furono commissionati dal barone Giovanni Battista Pezzen, la cui sorella Lucia figura come madrina di battesimo insieme a Naurizio nel documento del 13 aprile 1613. Le opere di Croviana mostrano come il pittore a questa data fosse ancora fortemente legato ai modi del padre.
Non si hanno ulteriori testimonianze prima del 1623, anno in cui è documentato a Innsbruck presso la corte dell’arciduca Leopoldo V d’Austria, dove operò in qualità di Hofmaler e Kammermaler («pittore di corte» e «pittore da camera»). Nel 1625 eseguì un ritratto in miniatura di Leopoldo V e, ottenuto dall’arciduca un permesso di viaggio temporaneo, si recò nel giugno dello stesso anno a Vienna, dove tuttavia non soggiornò a lungo, poiché in novembre risulta nuovamente a Innsbruck, impegnato nell’esecuzione di un lavoro piuttosto gravoso (Urkunden und Regesten..., 1896, nn. 14984, 15048, 15059, 15066, 15081).
Di questa e di altre opere attestate dalle fonti – come il ritratto a mezzo busto dell’arciduca Leopoldo ricordato da Philipp Hainhofer nelle sue memorie di viaggio del 1628 (Bothe für Tirol..., 22 febbraio 1821; Lemmen, 1830, p. 174) – non rimane traccia, forse a causa dell’incendio che nel 1636 devastò la residenza di Ruhelust (Mich, 1989, p. 827). Si è conservata invece la grande pala d’altare nella chiesa dei Servi di Maria a Innsbruck (Chini, 1991, p. 90, n. 23), erroneamente attribuita a Martino Teofilo Polacco (Egg-Ammann, 1980, p. 102 n. 277).
Nel 1627 entrò nell’Ordine dei servi di Maria per uscirvi solo un anno dopo (ibid., p. 67). Fece ritorno a Trento nel 1629, anno in cui realizzò il disegno per l’incisione di Wolfgang Kilian raffigurante la scenografia allestita dai gesuiti per festeggiare l’elezione di Carlo Emanuele Madruzzo a vescovo della città (Weber, 1933, p. 250). È databile al 1629 anche il ciclo di affreschi con Storie della vita di Maria della cappella di S. Maria nel Castello di Caldes, commissionato dalla famiglia Thun in occasione delle nozze del barone Giovanni Arbogasto (Colbacchini, 1996-98, pp. 93-112).
Il 3 aprile 1630 sposò in S. Maria Maggiore a Trento Maddalena Manart di Anversa, abitante in città; alla cerimonia furono presenti in qualità di testimoni il barone Osvaldo III Trapp e il conte Filippo Lodron (Trento, Arch. della parrocchia di S. Maria Maggiore, Registro dei matrimoni, II, p. 67). Dello stesso 1630 è la prima opera trentina datata e firmata, la Madonna con Gesù Bambino e santi della chiesa di S. Maria Assunta a Calavino. Nel 1631 fu chiamato a fornire una consulenza in merito ai lavori del nuovo altare maggiore della chiesa di S. Maria Maggiore a Trento, opera realizzata dai lapicidi Cristoforo Benedetti senior e Camillo Vinoto su progetto di Mattia Carneri. Nel contratto, datato 17 ottobre, si fa esplicito riferimento a quanto era stato «colorito» da Naurizio (Rasmo, 1943, p. 88) al quale furono promessi 200 ragnesi. Nella stessa chiesa fu esposta fino al 1963 l’opera più nota di Naurizio: la grande tela oggi conservata al Museo diocesano tridentino raffigurante una Congregazione generale del Concilio di Trento in S. Maria Maggiore, datata 1633.
Come si evince da un’iscrizione in tedesco posta in un cartiglio, il dipinto fu commissionato dal nobile tirolese Hans Hörmann di Hall a decoro del proprio sepolcro. È segnalato in situ da numerose fonti e fin dai primi tempi l’attenzione dei visitatori si concentrò sull’aspetto di memoria visiva del sinodo, come testimoniano le parole dell’erudito bresciano Michelangelo Mariani, che per primo riferì l’opera a Naurizio: «In questa stessa Chiesa si celebrò il Sacro santo Concilio […] come se ne vede a destra dell’Altare il Ritratto in Quadro di Pittura, mano d’Helia Nauritio» (Mariani, 1673, p. 78). La paternità della tela è confermata dalla presenza di una stampa dello stesso soggetto segnata «Elia Naurizio Pittore Trentino dip.»: l’incisione, databile al 1633 circa, fu realizzata ad Augusta da Johann Heinrich Störcklin per conto dell’editore trentino Giuseppe Antonio Marietti (Pancheri, 2009, pp. 121-124). La matrice iconografica del dipinto, eseguito a settant’anni di distanza dall’evento conciliare, è costituita da una stampa anonima edita a Venezia nel 1563. Una copia, un tempo collocata nella sacrestia della cattedrale, è oggi conservata al Museo diocesano di Mantova: la qualità della stesura pittorica e la fedeltà al modello hanno fatto pensare a una replica dello stesso artista, sebbene non siano del tutto chiare le circostanze che portarono alla sua esecuzione (Rogger, 1993, pp. 115-117).
Negli anni successivi lavorò sia per imprese pittoriche cittadine, sia per pale d’altare del contado. Nel 1643 dipinse l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto della chiesa di S. Maria Assunta di Tavodo, la prima delle quali segnata «Elias Nauricius 1643 / F.». Per la stessa chiesa eseguì nel 1649 la pala, firmata e datata, raffigurante la Sacra famiglia in gloria e santi: un’opera devozionale affollata di figure che presenta tutti i tratti tipici del debole e immobile linguaggio pittorico dell’artista. Nel 1645 ricoprì la carica di consigliere della Confraternita alemanna degli zappatori e come tale venne registrato in un documento di compravendita insieme al massaro Christof Locher e a un altro consigliere, l’oste Wolfgang Nocher (Trento, Bibl. comunale, Fondo Diplomatico 721; segnalato da Luzzi, 2003, p. 107).
Tra il 1646 e il 1648 è documentata un’intensa attività del pittore per la realizzazione di apparati effimeri sacri e profani allestiti a Trento in occasione di celebrazioni, feste e funerali. Nel 1646 eseguì su progetto di Ludovico Sardagna la decorazione dell’arco trionfale eretto in contrada Larga (attuale via Belenzani) in onore di Anna de’ Medici, sposa dell’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria. L’anno successivo, insieme al pittore Carlo Pozzi, prese parte all’esecuzione dei dipinti che ornavano i catafalchi allestiti per le esequie del conte Mattia Galasso. Un altro incarico sopraggiunse nel 1648, quando decorò, aiutato da una schiera di collaboratori, gli archi di trionfo eretti per il passaggio di Ferdinando IV d’Asburgo e della madre Maria Anna (Weber, 1933, p. 252). Appartengono agli ultimi anni di attività le pale d’altare delle chiese di S. Lorenzo a Folgaria e di S. Bartolomeo di Trento (1650) e il S. Ludovico del convento dei francescani di Trento firmato e datato «Elias Nauricius F. / 1652».
Artista di modesta levatura e di particolare conformismo stilistico, Naurizio produsse una lunga serie di anemiche pale d’altare caratterizzate dall’adozione di rigide formule compositive d’immediata leggibilità. Con i suoi dipinti, destinati soprattutto alle chiese delle valli trentine, seppe tuttavia proporre ai committenti opere devozionali in singolare consonanza con le istanze della trattatistica post-tridentina. In linea con lo spirito controriformistico è anche il dipinto allegorico La nave della Chiesa (Riva del Garda, Museo civico), concordemente attribuito dagli studiosi a Naurizio e dipendente, nella sua formulazione compositiva, da una stampa incisa a Roma nel 1602 da Philippe Thomassin (Dal Prà, 1989, p. 132). Dipinti di Elia Naurizio sono conservati anche presso il Castello del Buonconsiglio (Mich, 1995, pp. 58 s.). Firmata ma non datata è la pala raffigurante lo Sposalizio mistico di s. Caterina della chiesa di Bus (Pergine Valsugana), ora in deposito al Museo diocesano tridentino. Numerose, infine, sono le opere stilisticamente riferibili a Elia Naurizio; tra le molte disseminate nel territorio trentino si segnalano: la pala raffigurante il Martirio di s. Stefano dell’omonima chiesa di Favriano (Vermiglio) datata 1638; il Gesù fanciullo con s. Giuseppe, s. Rocco e s. Teresa d’Avila di Dorsino, databile al 1647-48 (Chini, 1987, p. 54); la pala di s. Bartolomeo di Fraveggio, acquistata nel 1654 (Mich, 1989, p. 827); l’Assunzione della Madonna di Baselga del Bondone, collocabile nel 1655 circa; la Madonna con Gesù Bambino in trono e santi della chiesa di S. Osvaldo di Garniga; i dipinti con S. Chiara e S. Caterina da Siena della chiesa di S. Maria Maddalena a Preore; la Madonna con Gesù Bambino, s. Antonio abate e s. Barnaba di Lon (Vezzano); la pala dell’altar maggiore della chiesa dei Ss. Martiri di Cavedine; la pala dell’altare maggiore della chiesa di S. Rocco di Caldes; la Madonna con Gesù Bambino e santi della parrocchiale di Lasino.
Morì a Trento l’8 novembre 1657 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore.
Fonti e Bibl.: Trento, Arch. della parrocchia di S. Maria Maggiore, Registro dei matrimoni, II, p. 67; ibid., Libro dei morti, II, p. 46; Arch. della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, Registri dei nati e battezzati, I, p. 166; Bibl. comunale, Arch. della Congregazione di Carità, 854, c. 10v; M. Mariani, Trento con il Sacro Concilio et altri notabili, Trento 1673, p. 78; G. Tovazzi, Parochiale Tridentinum (1764-1806), a cura di R. Stenico, Trento 1970, pp. 297 s., 343; Bothe für Tirol und Vorarlberg, 22 febbraio 1821; J. von Lemmen, Tirolisches Künstler-Lexikon..., Innsbruck 1830, p. 174; Urkunden und Regesten aus dem K. K. Statthalterei-Archiv in Innsbruck von David Ritter in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, XVII (1896), 2, nn. 14984, 15048, 15059, 15066, 15081; F. Menestrina, Bernardo Clesio e i restauri del palazzo di Cavalese, in Tridentum, VII (1904), 3, pp. 108 s.; S. Weber, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, Leipzig 1931, pp. 362 s.; Id., Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), a cura di N. Rasmo, Trento 1977, pp. 250-252; G.B. Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze 1939, pp. 42, 55, 58, 80, 83, 122; N. Rasmo, Gli scultori Benedetti e Domenico Molin, Firenze 1943, pp. 88 s.; E. Egg - G. Amman, Die Kunst, in Barock in Innsbruck (catal.), a cura di E. Egg, Innsbruck 1980, pp. 67, 102; N. Rasmo, Storia dell’arte in Trentino, Trento 1982, pp. 318, 320; W. Belli - L. Videsott, «Dimostrazioni d’honor e di giubilo»: uno studio sull’effimero a Trento nel ’600, in Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda, LXII (1983), 1, pp. 21, 25, 28, 31; E. Chini, L’arte nelle Giudicarie Esteriori, in E. Chini - M. Levri - L. Dalponte, Le Giudicarie Esteriori. Banale, Bleggio, Lomaso, Trento 1987, pp. 53 s.; L. Dal Prà, in La chiesa di S. Maria Assunta a Riva del Garda (catal.), a cura di M. Botteri, Riva del Garda 1989, pp. 132-137; E. Mich, N., E., in La pittura in Italia. Il Seicento, a cura di M. Gregori - E. Schleier, Milano 1989, II, p. 827; E. Chini, I dipinti, in Dalle chiese delle giudicarie esteriori: un esempio di catalogazione (catal.), a cura di E. Chini - F. Menapace, Trento 1991, pp. 90 s.; I. Rogger, I luoghi del Concilio, in I Madruzzo e l’Europa 1539-1658: i principi vescovi di Trento tra papato e impero (catal., Trento), a cura di L. Dal Prà, Milano-Firenze 1993, pp. 115-119; E. Mich, in Un museo nel Castello del Buonconsiglio: acquisizioni, contributi, restauri (catal., Trento), a cura di L. Dal Prà, Trento 1995, pp. 57-60; R. Colbacchini, La cappella di S. Maria nel castello di Caldes, in Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda, LXXV-LXXVII (1996-1998), 1, pp. 93-116; E. Chini, La pittura dal Rinascimento al Settecento, in Storia del Trentino, IV. L’età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Bologna 2002, p. 785; A. Mosca, Croviana nella storia, Croviana 2002, pp. 191-193; S. Luzzi, Stranieri in città. Presenza tedesca e società urbana a Trento, Bologna 2003, p. 107; R. Pancheri, Il Concilio di Trento: storia di un’immagine, in L’uomo del Concilio. Il cardinale Giovanni Morone tra Roma e Trento nell’età di Michelangelo (catal., Trento), a cura di R. Pancheri - D. Primerano, Trento 2009, pp. 103-149.