INTERGUGLIELMI, Elia
Nacque nel 1746 a Napoli dove è documentato già nel 1762 in qualità di disegnatore e modellatore nel Real Opificio di pietre dure (González Palacios, p. 145). A Napoli l'I. viene ricordato fra gli allievi dell'anziano pittore G. Bonito. Maggiormente formativo per l'I. fu tuttavia l'alunnato presso il pittore A. Dominici di origine palermitana, ma napoletano di adozione. Forse grazie a un suggerimento di Dominici o, come sostengono le antiche fonti, attratto dalla notorietà di V. D'Anna, l'I. si trasferì a Palermo intorno al 1767, data che appare insieme con la firma sulla tela con S. Nicolada Bari in gloria della chiesa di S. Anna la Misericordia. Per la stessa chiesa e probabilmente in anni assai prossimi - se non nello stesso 1767 - l'I. dipinse l'Annuncio as. Anna e S. Anna e la Vergine.
In queste pale d'altare sono leggibili le ascendenze culturali napoletane del suo linguaggio mediate attraverso D'Anna e P. De Matteis. Dell'Annuncio a s. Anna esiste il bozzetto (Alcamo, coll. privata: Bongiovanni, 1996-97), in cui, in rapporto all'opera finita, l'I. rivela un pittoricismo sciolto e una maestria nell'uso del colore davvero notevoli. Inoltre un nostalgico richiamo alla scultura presepiale napoletana settecentesca è rintracciabile nella figura dell'angelo, poi rappresentato con varianti nella pala d'altare.
Non è documentata l'attività dell'I. dal 1767 fino al 1782, quando mise in opera l'armoniosa e raffinata decorazione a monocromo sulle pareti absidali della chiesa palermitana di S. Maria degli Agonizzanti (inserita omogeneamente entro riquadri architettonici) sottoposta in quel periodo a una radicale ristrutturazione progettata dall'architetto Antonino Interguglielmi, probabilmente parente del pittore.
I lavori architettonici della chiesa sono datati 1778-83. L'I. intervenne nelle fasi più avanzate, dipingendo in affresco le Storie della vita della Vergine - con riferimenti piuttosto puntuali a L. Giordano e a F. Solimena - e le pale d'altare con S. Giuseppe e il Bambino, la Madonna e s. Anna - una replica con poche varianti di quella dipinta per S. Anna la Misericordia - e S. Rosalia, legata quest'ultima ai modi di D'Anna. Tutte e tre queste pale sono firmate e datate 1782.
Le forti analogie stilistiche con gli affreschi monocromi di S. Maria degli Agonizzanti hanno suggerito l'attribuzione all'I. della Visitazione di Maria a Elisabetta, pala dipinta per uno degli altari della chiesa di S. Francesco di Sales, annessa al real educandato Maria Adelaide a Palermo (Vitella).
In questi anni la pittura dell'I. si mostrava ben confacente alle esigenze dell'aristocrazia palermitana, spesso in competizione con quella partenopea. Infatti i suoi interventi decorativi in palazzi e ville palermitani tra gli anni Ottanta del XVIII secolo e il primo decennio del successivo con il loro portato stilistico, fra tardobarocco e nuove sollecitazioni neoclassiche, caratterizzano un aspetto non secondario nella storia delle arti figurative a Palermo. L'I. non disdegnava, però, di effettuare anche interventi minori come attestato da "13 Teste di Serafini e Serafine pittati a sguazzo" inserite nella macchina effimera per l'esposizione delle quarant'ore, allestita nel gennaio 1789 nella chiesa della Confraternita di S. Maria del Soccorso per la quale ricevette un'onza (Bongiovanni, 1997, p. 181). Sempre in quel torno di anni è databile la Madonna col Bambino e santo cappuccino, della chiesa palermitana dei Quattro Santi Coronati, attribuitagli di recente (Bongiovanni, 1993, pp. 186 s.).
Sul finire degli anni Ottanta eseguì varie decorazioni a fresco nel grande palazzo dei marchesi di S. Croce a Palermo (poi noto come palazzo S. Croce - S. Elia), in cui, entro specchiature geometriche di gusto già neoclassico, dipinse decorazioni a monocromo, mentre nel grande salone con lo Stemmadi famiglia stese un'articolata decorazione floreale esemplata in gran parte da analoghe proposizioni di Dominici. Nel 1790 in occasione dei matrimoni delle principesse Maria Teresa e Maria Luisa di Borbone, rispettivamente col futuro imperatore Francesco e con il futuro granduca di Toscana Ferdinando, dipinse una tela raffigurante La cappella reale, che faceva coppia con Lo scalone di palazzo reale dipinto da Dominici che con ogni probabilità procurò all'I. questa commissione. L'opera è oggi esposta nella saletta neoclassica del palazzo reale di Napoli. Nel 1791 firmava una Trinità e santi nella chiesa di S. Francesco a Nicosia. Ancorato al linguaggio di Dominici era l'affresco che dipinse nel 1792 in uno dei saloni di palazzo Gangi a Palermo con Marte che presenta Giove al principe. L'anno successivo la medesima composizione fu riproposta nel palazzo Filangieri di Mirto dove intorno a questo tema, entro un elaborato e raffinato schema decorativo geometrizzante, dipinse grottesche, elementi zoomorfi e fitomorfi e, su tondi e poligoni, le Fatiche di Ercole e le Quattro stagioni. Contestualmente nel medesimo palazzo affrescò Venere e Adone attorniati da riquadri con una ghirlanda "ercolanense" su fondo nero. Sul raccordo con la parete entro specchiature geometriche eseguì piccole scene mitologiche a finto stucco su fondo scuro con il Giudizio di Paride nella stessa sala. All'I. sono da riferire anche i paesaggi arcadici dipinti a olio su tela inseriti come soprapporte. Al 1796 si data la decorazione firmata nel palazzo Coglitore a Palermo in cui domina, al centro di una delle volte del salone, la figura di Diana e tutto intorno si dispongono, entro specchiature geometriche, Giochi di putti. In questo stesso palazzo è raffigurata, in un'altra sala, la Giustizia all'interno di un'articolata prospettiva di imponenti architetture con vasi traboccanti di fiori e ulteriori interventi hanno riguardato le soprapporte e i sopraspecchi dipinti a olio con Amori mitologici. Per le analogie con la Diana di palazzo Coglitore, è stato riferito all'I. l'intervento con il medesimo soggetto nella decorazione di villa De Cordova ai Colli (Siracusano, 1986, p. 364). L'I. e i suoi collaboratori - fra cui è certamente da annoverare il figlio Emanuele - allo scadere del secolo lavorarono in alcuni prestigiosi edifici per la villeggiatura nella campagna di Bagheria. Nonostante le consistenti ridipinture il Trionfo del principe illuminato, affrescato nel salone ellittico di villa Valguarnera a Bagheria, mostra quanto il gusto tardobarocco sia stato sopraffatto da una equilibrata spazialità neoclassica. Entro gli anni 1796-97 è databile la decorazione di villa Trabia a Bagheria sotto la direzione dell'architetto Teodoro Gigante, nipote del più famoso Andrea che aveva lasciato in eredità gran parte dei suoi disegni proprio all'I. (Di Ferro). L'I. dipinse il vestibolo con esili danzatrici, fantastici animali e giochi di puttini, mentre su un delicato fondo azzurrino figurine in bianco impersonano scene mitologiche. Al piano superiore, entro riquadri su fondo dello stesso colore, dipinse le Fatiche di Ercole con risultati decorativi in linea con quelli degli interni di R. Adam. L'intervento decorativo a villa Trabia si data in due momenti: 1796-97 e 1805, data quest'ultima del matrimonio di Giuseppe Lanza di Trabia con Stefania Branciforte. L'affresco della volta del salone principale con la Pittura incoronata da Apollo, firmato e datato 1796, mostra la misura del radicato attaccamento alle matrici decorative napoletane che non saranno del tutto dimenticate anche quando le novità formali neoclassiche prenderanno il sopravvento. Poco dopo, tra il 1799 e il 1806, si data l'intervento a palazzo Butera a Palermo eseguito dall'I. con la collaborazione del figlio Emanuele dove, oltre ad alcune decorazioni nel "nuovo quartino", è da riferire lo Stemma dellafamiglia sorretto dalla Fama e da due genietti alati. A lui sono pure ascrivibili alcuni affreschi del secondo piano con coppie allegoriche dei pianeti allora conosciuti (Guttilla, 1993, p. 260). Nell'ambito degli interventi di decorazione sono da annoverare le tele con le Allegorie delle Virtù (Felicità, Prudenza, Clemenza e Pace), con le Stagioni (Autunno, Estate, Primavera) e con due Giochi di putti (putti che accendono un fuoco e putti che giocano con le colombe), provenienti dal palazzo dei duchi di Cesarò al Cassaro, poi trasferiti nella sala rossa e nella sala verde del palazzo Comitini a Palermo (Accascina). All'I. sono stati attribuiti tre paesaggi e due ritratti (del duca e della duchessa di Reitano) oggi pure a palazzo Comitini (Dipinti…, pp. 41 s.), e l'Allegoria del Giorno e della Notte, affrescata in uno dei saloni di villa Bordonaro ai Colli, oggi villa Adriana (Siracusano).
Tra le pale d'altare eseguite per committenti ecclesiastici sono da citare la Deposizione e anime purganti dipinta nel 1801 per la chiesa delle Anime purganti di Bagheria e le tele gemelle della chiesa di S. Rosalia nella contrada di S. Lorenzo a Palermo con la Presentazione al tempio e il Martirio di s. Lorenzo, quest'ultima influenzata dai valori fortemente chiaroscurali della pittura secentesca. Al 1802 o poco dopo è riferibile l'ampia tela con L'apertura delParlamento nel palazzo reale di Palermo dipinta dall'I. in occasione della cerimonia tenutasi l'8 marzo 1802 nella grande sala oggi chiamata sala di Ercole. Il dipinto, conservato nel palazzo reale di Caserta, reca una lunga iscrizione nella quale l'artista viene ricordato come pittore storico; committente fu il re delle Due Sicilie. Nella fase declinante della carriera dell'I. sono da inserire alcune stanche e ripetitive pale d'altare, quali il S. Giuseppe da Copertino dipinto nel 1816 per la chiesa di S. Francesco dell'Immacolata di Ragusa Ibla, e le tele con la Madonna del Carmine (firmata e datata 1817), S. Benedetto distrugge gli idoli e Cristo fra i dottori, tutte nella chiesa di S. Giacomo di Capizzi, sui Nebrodi.
L'I. morì a Palermo il 16 maggio 1835.
Fonti e Bibl.: G.M. Di Ferro, Biografia degli uomini illustri trapanesi, I, Trapani 1830, p. 132; G. Palermo, Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni, Palermo 1858, p. 296; M. Accascina, Le pitture del palazzo Comitini. Note sul Settecento palermitano, in Dedalo, giugno 1933, pp. 358 s.; Id., Ottocento siciliano. Pittura, Roma 1939, pp. 16 s.; D. Malignaggi, in IX Mostra di opere d'arte restaurate, Palermo 1974, pp. 176-178; Id., La pittura del Settecento a Palermo, Palermo 1978, pp. 33 s.; A. González Palacios, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1979, pp. 145-147; S. Grasso, Il palazzo Butera a Palermo: acquisizioni documentarie, in Antichità viva, XIX (1980), 5, pp. 33-38; D. Malignaggi, Le arti figurative del Settecento in Sicilia, in La Sicilia nel Settecento. Atti del Convegno… 1981, II, Messina 1986, pp. 730 s.; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 363-373; Id., La pittura del Settecento in Sicilia, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 523, 525 s., 751 s.; G. Bongiovanni, in Le confraternite dell'arcidiocesi di Palermo. Storia e arte, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 1993, pp. 182-187; M.C. Di Natale, Le confraternite dell'arcidiocesi di Palermo: committenza, arte e devozione, ibid., pp. 62 s.; M. Guttilla, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, II, Pittura, Palermo 1993, pp. 259 s.; G. Barbera, in Opere d'arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa, III, (1990-1992), a cura di G. Barbera, Siracusa 1994, pp. 102 s.; M. Vitella, Il real educandato Maria Adelaide, in Il Natale nel presepe artistico, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 1994, pp. 138 s.; F. Lo Piccolo, In rure sacra, Palermo 1995, pp. 223, 231, 290; G. Bongiovanni, Un bozzetto inedito di E. I., in Colapesce, 1996-97, nn. 2-3, pp. 279-282; Id., in L'architettura del Settecento in Sicilia, a cura di M. Giuffrè, Palermo 1997, pp. 181 s., 300, 394, 412; Dipinti della provincia… di Palermo, Palermo 1998, pp. 38-42; L. Bellofatto, in Far parlamento, a cura di S. Rossi - R. Capozzi, Roma 1998, pp. 93 s.; M. Guttilla, Pittura e incisione del Settecento, in Storia della Sicilia, X, Roma 1999, pp. 337-340.