RICCARDI, Eleuterio
RICCARDI, Eleuterio. – Nacque il 6 dicembre 1884 a Coldragone, nei pressi di Frosinone (attualmente frazione del comune di Colfelice), da Angelo, vasaio, e da Geltrude Magno, filatrice.
Discendendo da un’antica famiglia di ceramisti, iniziò a plasmare la creta già da bambino. Nel 1900 si trasferì con la famiglia a Roma, dove il padre aveva deciso di spostare la sua attività in cerca di maggior fortuna. Nella capitale, pur continuando l’apprendistato presso il laboratorio paterno, Riccardi cominciò a frequentare con assiduità lo studio dello scultore Giovanni Prini, che gli fece scoprire le possibilità plastiche ed espressive della terracotta, al di là della modellazione di oggetti di uso domestico.
Nel 1905 esordì in pubblico alla LXXV Mostra della Società amatori e cultori belle arti di Roma con una serie di piccole sculture in gesso o ceramica raffiguranti volti di bambini e figure femminili, contraddistinte da un morbido plasticismo memore della maniera di Prini.
Nel 1909 si recò a Monaco di Baviera, dove rimase per alcuni mesi e partecipò alla X Esposizione internazionale di belle arti, ottenendo la medaglia d’oro per il ritratto del padre intitolato Un creatore. Nel 1910, tornato a Roma, indirizzò la sua attenzione verso la pittura e propose un quadro, Autoritratto, alla LXXX Esposizione internazionale promossa dalla Società amatori e cultori belle arti.
Deluso dall’ambiente artistico capitolino, e scoraggiato per la scarsa considerazione dimostrata dai critici e dai galleristi verso la sua produzione plastica, nel 1912 Riccardi lasciò di nuovo l’Italia per stabilirsi a Berlino. Nella capitale tedesca ebbe modo di vedere la retrospettiva dedicata a Vincent Van Gogh (1914), subendo una profonda fascinazione dalle opere esposte; inoltre, conobbe Eva Sheps, giovane violinista di origine polacca, alla quale si legò sentimentalmente.
Nel 1915 fece ritorno a Roma e presentò cinque quadri (Ritratto di padre e bambina, Sul poggiolo, Autunno, Monte Mario, Paese) alla III Esposizione internazionale d’arte della Secessione. L’anno seguente fu invitato, in qualità di pittore, alla IV Edizione della Secessione (Masse e profondità, Cavallo bianco, Parco delle gazzelle, Ritratto della signora De Aloisio, Primavera, Tipo di ragazza, Cavallerizza-Villa Umberto). Nel dicembre del 1917, con una serie di disegni di ascendenza futurista, partecipò alla Mostra nazionale di bianco e nero allestita presso il palazzo delle Esposizioni.
Nel 1918 riprese la ricerca plastica utilizzando, oltre alla terracotta, altri materiali: marmo, pietre di vario tipo, legno, metalli. Nello stesso anno, durante il mese di maggio, insieme al critico Mario Recchi, organizzò alla galleria Epoca di Roma la Mostra d’arte indipendente pro Croce Rossa e vi espose sette dipinti e sei sculture.
Nelle opere pittoriche riferibili ai primi due decenni del secolo, l’artista tentò di coniugare temi e modi di gusto tardosimbolista con l’uso espressionistico del colore (Ritratto femminile, riproduzione in Secessione romana..., 1987, fig. 184). In scultura, invece, sperimentò alcune scomposizioni di forme e volumi di matrice geometrico-futurista (Bruno Barilli al caffè, Colfelice, Raccolta comunale), che ben presto abbandonò a favore di un realismo più tradizionale, declinato nella definizione naturalistica dei soggetti (Il fornaciaio, Colfelice, Raccolta comunale).
Nel 1919, anno in cui sposò Eva Sheps, dalla quale ebbe una figlia (Gemma), partecipò alla LXXXVIII Mostra della Società amatori e cultori con il Ritratto di Giovanni Borelli (riproduzione in Sapori, 1929, p. 325); mentre nella successiva edizione (LXXXIX, 1920) espose il Ritratto del generale Peppino Garibaldi.
Nel 1921 si trasferì a Londra, dove, grazie all’intermediazione della mecenate lady Emerald Cunard, che gli commissionò il busto-ritratto del compositore Frederick Delius (Londra, Royal College of Music), divenne in breve tempo il ritrattista preferito dagli esponenti dell’alta società britannica. Durante il soggiorno londinese si dedicò soltanto all’attività di scultore e conobbe un notevole successo collezionistico. Sul suo lavoro si catalizzò l’attenzione della critica ufficiale, soprattutto in occasione delle personali allestite alle Leicester Galleries nel 1921 e alla Goupil Gallery nel 1922. Nel 1923 ricevette dal governo inglese l’incarico di realizzare due monumentali statue in marmo raffiguranti lord Edwin Samuel Montagu, segretario di Stato per l’India, destinate alle città di Bombay e Calcutta.
Riccardi dimostrò sempre particolare interesse e predisposizione verso il genere del busto-ritratto, nel quale, oltre alla fedele registrazione delle fisionomie, propose un’acuta introspezione psicologica dei soggetti, ottenendo opere di vivace intensità espressiva (Ritratto di lord Buckmaster, riproduzione in Donfrancesco, 1986, p. 42; Ritratto di Diana Karenne, riproduzione in Sapori, 1929, p. 329).
Nel 1926 tornò a vivere a Roma. Nel 1929, nell’ambito della I Mostra del Sindacato laziale fascista degli artisti, allestì una personale con ventitré sculture, tra le quali Mio padre, Il Duce, Innocenza-Bice Valori (tutte ripr. in Donfrancesco, 1986, pp. 35, 57, 59). Nel 1930, alla seconda edizione della Sindacale del Lazio, espose cinque ritratti in bronzo.
Nel 1931 Riccardi fu invitato alla I Quadriennale nazionale d’arte di Roma (sculture Ritratto della signora Dettori e Madre dell’eroe). In seguito, alla III Mostra del Sindacato regionale fascista del Lazio del 1932 si presentò sia come pittore con una serie di paesaggi (Case a Positano, Piazza di Spagna, Villa Borghese), sia come scultore con alcuni busti-ritratti.
Nel 1935 ottenne un premio alla II Quadriennale nazionale di Roma per le due statue Attesa e Fanciulla. Nel 1936 partecipò alla XX Biennale internazionale d’arte di Venezia, con la scultura Primavera, e alla VI Mostra del Sindacato fascista belle arti del Lazio (sculture: Ritratto del pittore Ferruccio Scattola, Ragazza esotica, Ragazzo abruzzese). Nella successiva edizione della Sindacale laziale (VII, 1937) propose il dipinto Cantiere industriale e le sculture Nudo e Ritratto. Nel 1938 fu presente alla VIII Sindacale laziale con Testa di bimba (scultura). L’anno seguente fu invitato alla III Quadriennale nazionale d’arte di Roma ed espose le sculture Flora e Adolescente (Fossombrone, Casa museo-quadreria Cesarini).
Nel 1940 inviò un Ritratto (scultura) alla IX Mostra del sindacato interprovinciale laziale. Nel 1941 fu tra gli artisti chiamati a rappresentare il Lazio alla III Mostra nazionale del sindacato fascista organizzata a Milano (Putto – scultura). Nel 1942 prese parte alla X Mostra del sindacato interprovinciale fascista belle arti del Lazio (con le sculture Il fornaciaio e Testa di ragazza) e, l’anno seguente, sempre a Roma, espose un disegno alla IV Quadriennale nazionale d’arte.
Nel secondo dopoguerra Riccardi tornò a dedicarsi prevalentemente alla pittura, e alla V Quadriennale romana del 1948 presentò tre quadri: due paesaggi e una Natura morta con fiori.
Nel corso degli anni Cinquanta, a causa dell’acuirsi dei disturbi alla vista, fu costretto a ridurre la sua attività e a concedersi lunghi periodi di riposo.
Nel dicembre del 1959 tornò a esporre, poiché invitato alla VIII Quadriennale (Il poeta Mario Rivosecchi, Lo scrittore Corrado Alvaro, Il poeta Nicola Moscardelli – sculture).
Morì a Roma il 19 giugno 1963.
Fonti e Bibl.: F. Sapori, Artisti contemporanei: E. R., in Emporium, LXIX (1929), pp. 323-338; Id., Scultura italiana moderna, Roma 1950, pp. 473, 353-355; M. Rivosecchi, E. R. ritrattista d’istinto, in Capitolium, XXXIX (1964), pp. 628-631; V. Mariani, E. R.: un artista dimenticato, in Notiziario d’arte, XVI (1967), 1-2, pp. 20-22; B. Donfrancesco, Il fornaciaio: E. R. scultore, Colfelice 1986; Roma 1934, a cura di G. Appella - F. D’Amico (catal.), Modena 1986, pp. 124, 226; Secessione romana 1913-1916, a cura di R. Bossaglia - M. Quesada (catal.), Roma 1987, p. 306, figg. 184-186; La pittura in Italia. Il Novecento. 1900-1945, a cura di C. Pirovano, Milano 1992, pp. 473, 480-483, 486, 508; V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi 1994, p. 881; Catalogo generale della Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea di Roma, a cura di G. Bonasegale, Roma 1995, p. 698; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 2003, pp. 776, 802.