elettroencefalografia
Tipi di registrazione
In relazione alle modalità di registrazione si distinguono diversi tipi di EEG. Durante la registrazione dell’EEG basale (durata di ca. 20 minuti), viene chiesto al paziente di eseguire alcuni ordini per verificare la reattività dei ritmi di base (per es., aprire o chiudere gli occhi); vengono quindi effettuate le più comuni prove di attivazione (iperventilazione e stimolazione luminosa intermittente) per facilitare la comparsa di eventuali anomalie.
L’EEG viene registrato per ca. 45 minuti: nella prima fase il paziente dovrebbe dormire (ca. 30 minuti), mentre durante la seconda fase l’esame procede come un EEG basale. In questo caso la preparazione per i pazienti consiste nel rimanere svegli durante la notte antecedente il giorno dell’esame; infatti, la privazione di sonno è un tipo di attivazione che permette di evidenziare meglio eventuali anomalie non documentabili in situazioni basali. Studio video-EEG. Contemporaneamente all’EEG viene registrato il video, sincronizzato, che riprende il paziente. Questa metodica, che permette di analizzare il correlato clinico delle anomalie EEG, si rivela utile nella diagnosi di particolari tipi di epilessia, nella diagnosi differenziale tra fenomeni epilettici e condizioni di altra natura e nello studio prechirurgico dell’epilessia resistente.
L’EEG poligrafico è una registrazione contemporanea del segnale EEG e di altri segnali biologici, per es., l’elettrocardiogramma (ECG), l’attività elettrica muscolare (elettromiogramma, EMG), il respiro (pneumografia, PNG), l’attività oculare (elettrooculogramma, EOG). Una sua variante, la polisonnografia, è la tecnica di riferimento per lo studio del sonno e per la diagnosi in pazienti affetti da disturbi del sonno o da fenomeni di altra natura (per es., epilessia) che occorrono nel sonno. Essa consente la registrazione, oltre che dell’EEG, di diversi altri parametri (movimenti oculari, tono muscolare in muscoli antigravitari, frequenza cardiaca, respiro, saturazione ematica di ossigeno, flusso oro-nasale), necessari per la valutazione dei fenomeni fisiologici e patologici che possono occorrere durante il sonno. Il test di latenza multipla del sonno (5 prove di 20 minuti effettuate a intervalli di due ore) è una valida misura della tendenza fisiologica ad addormentarsi durante le normali ore di veglia. I parametri monitorati sono, oltre all’EEG, i movimenti degli occhi (EOG), la frequenza cardiaca (ECG) e il muscolo sottomentoniero (EMG). Il test è utile per quantificare la sonnolenza diurna e verifica la velocità con la quale l’individuo si addormenta (la latenza media del sonno di 5 minuti o meno è considerata patologica) o la comparsa anormale di sonno REM.
È una registrazione prolungata nelle 24 ore o più. Durante le 24 ore il paziente conduce una vita del tutto normale, avendo cura di segnalare su un diario le attività svolte ed eventuali episodi critici. Questo tipo di indagine è indicato per aumentare le probabilità di registrare una crisi, monitorare le anomalie in alcuni casi di epilessia o in corso di riduzione/sospensione della terapia. Il monitoraggio EEG è la registrazione dell’attività encefalica in condizioni particolari, per es. in corso di interventi chirurgici (come nel caso della chirurgia vascolare, per valutare il grado di compenso cerebrale in corso di chiusura transitoria della arteria carotide) o in terapia intensiva.
Nello studio dell’epilessia resistente, per una miglior definizione dell’area epilettogena, esiste anche la possibilità di ricorrere a tecniche di registrazione EEG invasiva, che permettono una migliore definizione del segnale: l’elettrocortigrafia (ECOG) utilizza elettrodi subdurali (le derivazioni registranti sono poste in griglie o in strisce poste direttamente sulla superficie corticale); la stereoelettroencefalografia (SEEG) utilizza elettrodi ‘profondi’ intracerebrali (i contatti registranti sono posti lungo l’elettrodo che viene inserito nelle strutture cerebrali con tecnica stereotassica): in entrambi i casi gli elettrodi possono essere utilizzati per registrare ma anche per stimolare le varie aree cerebrali.
Attraverso alcune procedure di analisi, è possibile estrarre dal segnale EEG i cosiddetti potenziali evento-relati (Event Related Potentials, ERPs), che consistono in modificazioni dell’attività elettrica cerebrale prodotte da eventi interni o esterni all’individuo (stimolazioni sensoriali, compiti cognitivi o azioni motorie). I potenziali sono normalmente non riconoscibili in quanto di bassa ampiezza e mascherati dall’attività EEG. Con una particolare tecnica (ripetizione degli stimoli e sovrapposizione elettronica, o averaging, dei singoli tracciati ottenuti) si riesce a filtrare il segnale dei potenziali evocati dal tracciato EEG. I potenziali evocati più frequentemente utilizzati sono quelli somato-sensoriali, quelli visivi e quelli uditivi. Gli ERPS esaminano l’integrità delle vie di conduzione nervosa periferiche e centrali. Nell’ambito della ricerca infine vengono utilizzate alcune tecniche EEG avanzate, non facili da adottare nella pratica clinica quotidiana per problematiche e complessità tecniche. La magnetoelettroencefalografia (MEG) che, a differenza dell’EEG, rileva le correnti (o i dipoli) orientati tangenzialmente, è considerata una metodica più efficace nella localizzazione tridimensionale degli eventi neuronali. L’EEG ad alta risoluzione, effettuata mediante l’uso di un elevato numero di elettrodi (fino a 256) e di software dedicati all’elaborazione del segnale EEG, permette una maggiore risoluzione spaziale e una migliore definizione dei dipoli. Nelle più moderne applicazioni, l’EEG è infine utilizzato nell’ambito delle tecniche multimodali, ossia combinato o coregistrato con altre metodiche perlopiù di imaging cerebrale funzionale (➔).