elettroencefalografia
Registrazione grafica dei fenomeni elettrici che si svolgono nel cervello. È mezzo di indagine di fondamentale importanza per lo studio della fisiologia e della fisiopatologia dei centri nervosi e sussidio prezioso per la diagnostica di alcune malattie cerebrali a focolaio, per le variazioni che il tracciato (elettroencefalogramma) in questi casi presenta. L’esistenza di differenze di potenziale elettrico fra punti diversi del cervello fu primitivamente dimostrata dal fisiologo R. Caton (1875), ma la loro registrazione a cranio integro è merito dello psichiatra H. Berger (1929). La registrazione è realizzata applicando in punti diversi del capo due o più elettrodi d’argento (derivazioni) collegati, attraverso un amplificatore elettrico, a un oscillografo (metodo bipolare), oppure (metodo monopolare) applicando uno o più elettrodi sul capo e un altro su una parte del corpo elettricamente inattiva.
È il tracciato ottenuto con l’elettroencefalografia. In condizioni normali e in condizioni di assoluto riposo psicosensoriale, con il soggetto a occhi chiusi, consiste in oscillazioni sinusoidali che hanno una frequenza di 8÷13 Hz e un’ampiezza media di 10÷100 microvolt; tale ritmo prevale nelle regioni occipitali e prende il nome di ritmo alfa. In base alla loro frequenza si distinguono inoltre dei ritmi beta (superiori a 15 Hz), teta (4÷7 Hz) e delta (0,5÷3 Hz). In seguito a una qualsiasi stimolazione, come quella implicita nell’apertura degli occhi, il ritmo alfa scompare o si riduce notevolmente d’ampiezza: tale fenomeno prende il nome di reazione d’arresto o di risveglio. Durante le convulsioni epilettiche il tracciato è caratterizzato da più ampie e più frequenti oscillazioni di punte, rapide o lente, isolate o organizzate in scariche (disritmia epilettica). Durante le crisi di piccolo male epilettico compare un complesso costituito da un’onda ampia e lenta e da un’onda aguzza. Opportuni accorgimenti permettono di individuare i punti di origine delle anomalie del tracciato e di localizzare il focolaio morboso.