elettrodiagnostica
Branca della diagnostica che si serve di metodi e di grandezze elettriche; di solito però tale termine viene riservato allo studio delle modalità delle reazioni muscolari consecutive a stimolazioni elettriche con correnti qualitativamente e quantitativamente determinate, integrando l’indagine clinica dello stato funzionale dei nervi motori e dei muscoli.
L’esame elettrodiagnostico deve essere praticato quando si sospetta una interruzione (anatomica o fisiologica) di un nervo motore o una miopatia (atrofia muscolare, miotonia, miastenia, ecc.), perché permette il rilievo di elementi diagnostici e prognostici assai importanti.
Si usano correnti faradiche e galvaniche, come nell’elettroterapia; le prime si ottengono da un induttorio a slitta, munito di un interruttore capace di determinare impulsi di corrente estremamente brevi (anche di 0,01 s). Le seconde si ottengono dalla normale corrente alternata a mezzo di un trasformatore e di un raddrizzatore. Gli apparecchi sono muniti di due elettrodi che, salvo il caso eccezionale di interventi chirurgici nei quali gli organi da esaminare siano messi allo scoperto, vengono applicati sulla superficie cutanea: uno (elettrodo indifferente) in forma di placca ad ampia superficie, al dorso, sulla linea mediana, l’altro (elettrodo esplorante), a forma di bottone, sui cosiddetti punti motori, cioè in corrispondenza del muscolo studiato (stimolazione diretta) o del suo nervo motore (stimolazione indiretta). Si tiene conto del grado di eccitabilità (normale, iper-, ipo-, ineccitabilità), della grandezza e della qualità della contrazione (pronta, lenta, vermicolare, sostenuta, esauribile) e, per la corrente galvanica, del rapporto di grandezza tra la contrazione che si desta alla chiusura del catodo e quella che, con corrente di pari intensità, si desta alla chiusura dell’anodo: cioè se, come di norma, la prima prevale sulla seconda, o se avviene il contrario (inversione della formula).
I più caratteristici rilievi dell’esame elettrodiagnostico sono la reazione a distanza, in cui la contrazione migliore è ottenuta lontano dal punto motore e in vicinanza dell’inserzione tendinea; la contrazione galvanotonica, nella quale la contrazione, invece di estinguersi, permane per tutto il passaggio della corrente; la reazione miotonica, che consiste in una contrazione eccessivamente prolungata, che si osserva sia con la corrente faradica, sia con la galvanica, ma solo nella stimolazione diretta. Reazione miastenica di Jolly: caratteristica della miastenia: le contrazioni tetaniche, provocate da ripetute stimolazioni faradiche, dopo qualche tempo si fanno meno valide e si estinguono, ma si presentano quando si ripete la prova dopo breve interruzione. Reazione degenerativa: nella sua forma completa è caratterizzata da ineccitabilità faradica e galvanica alla stimolazione indiretta, ineccitabilità faradica diretta, ipoeccitabilità galvanica diretta con contrazione lenta e galvanotonica, inversione della formula e reazione a distanza.