ELETTRA (᾿Ηλέκτα)
Divinità in origine della luce, fu poi detta figlia di Oceano, moglie di Taumante, madre di Iride e delle Arpie, oppure una delle Pleiadi. Nella poesia, ma non nell'epos omerico, passò come figlia di Agamennone. Già nella Oresteia di Stesicoro sembra aver avuto un ruolo importante; in seguito divenne una figura cara alla tragedia. Nella tragica vicenda della casa di Agamennone, E. è la testimone impotente dell'assassinio del padre, compiuto dalla madre.
Risparmiata da Egisto, che non osa sbarazzarsi di lei, continua a vivere maltrattata e umiliata nella casa della madre, tutta tesa al pensiero della vendetta. E quando Oreste, che lei stessa aveva salvato dalle braccia di Clitennestra (Soph., El., 296 ss.), ritorna per vendicare il padre e si fa riconoscere, è lei che lo esorta e lo sostiene, implacabile, con ferrea determinazione, fino al matricidio. Questa, nelle sue linee essenziali, la vicenda di E. che, nell'opera dei tre grandi tragici, si colorisce via via di sfumature diverse (cfr. Le Coefore di Eschilo e l'Elettra di Sofocle). Singolare è il racconto di Euripide: dopo l'uccisione di Agamennone, per evitare che E. possa avere figli che rivendichino il trono, Clitennestra l'ha costretta a sposare un contadino. Questi la rispetta, ma E. è costretta a vivergli accanto, conducendo una vita di miseria e di stenti. Qui la ritrova Oreste e insieme concertano la vendetta. Egisto viene ucciso, ma Oreste esita di fronte al matricidio ed è E. che gli impone il suo odio e la sua volontà di vendetta e attira Clitennestra con un inganno nella capanna, dove Oreste la uccide. Per ordine dei Dioscuri E. sposa poi Pilade a cui darà due figli: Strophios e Medon. La versione delle nozze di E. con Pilade è accolta anche nell'Oreste di Euripide, in cui E. ha un ruolo importante, e nell'Aletes di Sofocle.
E. è presente all'uccisione di Egisto su uno stàmnos berlinese da Vulci di stile severo (Berlino 2184) e su un sarcofago dell'Ermitage di Leningrado. Sulla ceramica più tarda appare invece frequentemente la scena del riconoscimento dei due fratelli presso la tomba del padre, secondo il racconto delle Coefore. Essa è rappresentata ad esempio, su uno skỳphos ora a Copenaghen; su gemme, tra le quali notevole è l'opalina di vetro blu al Metropolitan Museum di New York con E. che conversa con la vecchia nutrice, mentre Pilade è ritto accanto ad Oreste, seduto, e vicino gli è il cane; e anche su alcuni rilievi melî di terracotta, di cui il migliore è conservato al Louvre: a sinistra, E. è seduta in lacrime davanti alla tomba; le sta accanto la vecchia nutrice; a destra sopraggiungono Talthybios, che conduce un cavallo, e, dietro a lui, Oreste e Pilade. Incerta è l'interpretazione di un altro rilievo melio dei Musei di Berlino: sullo sfondo è rappresentata una tomba; davanti ad essa stanno una fanciulla e un giovane, che impugna con la destra levata una spada. Il Brunn vede nella fanciulla Ifigenia; il Conze la intende invece come E. e vede nella scena il momento in cui Oreste si impegna solennemente alla vendetta per incitamento di E., mentre il Furtwängler pensa a una versione, ignota alle nostre fonti letterarie, di un equivoco di Oreste che porta al riconoscimento dei due fratelli. Infine come Oreste ed E. vengono generalmente interpretati un gruppo marmoreo di età romana con impiego di tipi arcaici del museo di Napoli e il gruppo marmoreo della Collezione Ludovisi, opera di Menelaos (v.), scolaro di Stephanos.
Monumenti considerati. - Stàmnos di Berlino: E. Gerhard, Etruskische u. Campanische Vasenbilder d. Königl. Mus. Berlin, Berlino 1843, tav.24; Ann. Inst., 1853, tav. H; Furtwängler-Reichhold, ii, p. 77; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, fig. 478; J. D. Beazley, Red-fig., p. 193, 7; C. Robert, Bild und Lied, in Philologische Untersuchungen, v, 1881, p. 149 ss. Sarcofago a Leningrado: C. Robert, Die antiken Sarkophagreliefs, Berlino 1890, ii, p. 166 ss., tav. liv. Per la scena presso la tomba v. p. es. uno skỳphos di Copenaghen: R. Gargiulo, Recueil des Monuments du Musée Royal-Bourbon, Napoli 1845, ii, tav. 38; F. Inghirami, Pitture di vasi Etruschi, Fiesole 1852, tav. 140; P. Jacobsthal, Die melischen Reliefs, Berlino 1931, p. 181-2; J. D. Beazley, Red-fig., p. 721, 5. Altre rappresentazioni: L. Séchan, Études sur la tragedie grecque dans ses rapports avec la ceramique, Parigi 1926, p. 88 ss.; A. D. Trendall, The Coephoroi Painter, in Studies Presented to D. M. Robinson, ii, St. Louis 1953. Gemme: A. Furtwängler, Gemmen, tavv. 24, 15; 58, 4; G. M. A. Richter, Cat. Engraved Gems, Metr. Mus. New York, Roma 1956, p. 127 ss., n. 635, tav. lxxi. Rilievo del Louvre: A. Conze, in Ann. Inst., 1861, p. 340; Mon. Inst., vi, tav. 57, i; P. Jacobsthal, op. cit., n. i, tav. i; n. 2, tav. 2; n. 94, tav. 53. Rilievo di Berlino: A. Conze-H. Brunn, in Ann. Inst., 1861, p. 340 ss.; Mon. Inst, vi, tav. 57, 2; C. Robert, op. cit., p. 169, nota 17; A. Furtwängler, in Roscher, i, col. 1235 ss.; P. Jacobsthal, op. cit., n. 104, tav. 61. Gruppo di Napoli: M. Borda, La Scuola di Pasiteles, Bari 1953, p. 43 ss. Gruppo di Menelaos: v. Menelaos. Cfr. inoltre, per una pittura parietale con E.: S. Gabra-E. Drioton, Peintures à fresques et scènes peintes à Hermoupolis Ouest, Il Cairo 1954.
Bibl.: A. Furtwängler, in Roscher, I, col. 1235 ss.; E. Bethe, in Pauly-Wissowa, V, 1905, col. 2313 s.; L. A. Stella, Mitologia greca, Torino 1956, p. 682 s.