BARISANA, Eleonora (dialettalmente Dianora)
Nacque a Barletta nel tardo, 500. Suora francescana abilitata a vivere coi propri familiari ("monaca di casa"), era probabilmente imparentata col "torriero" del Castel Nuovo di Napoli, dove abitava, godendo di una piccola rendita di 14 ducati sull'arrendamento del vino (anni 1596 e seguenti). Quando gli implicati nella congiura antispagnola di Calabria capeggiata da Tommaso Campanella vennero imprigionati nel Castello (novembre 1599), ella conobbe il filosofo di Stilo e intessé con lui una relazione amorosa, documentata nel canzoniere campanelliano da un gruppo di componimenti (Poesie,nn. 140-149), che attestano le consuete schermaglie galanti, doni di frutta e di capelli intrecciati, caritatevole assistenza della donna allo sconfortato recluso, il quale, con facile richiamo, vedeva in lei la "stella DIAN, oRA" del suo pericolante naviglio, la seguace di s. Francesco " (colui che in Cristo, amando, trasformossi"), che dava sollievo ai patimenti e coraggio alle anime "afflitte e meste".
Qualche anno dopo, Campanella ricorderà di aver trascorso le pause dei drammatici processi "burlando con quelle donzelle, che m'invitavano dalle fenestre a pazzie più cll'io non volevo" (lettera a C. Pflug del luglio 1606), ma un sentimento più profondo sembra averlo legato alla B., o almeno una passione sensuale, che gli ispirò il realistico sonetto 145. Dopo l'atroce supplizio della "veglia" (4-5 giugno 1601), la donna assistette l'amante nella lunga convalescenza (cfr. il sonetto 149 "Sopra un bagno mandatoli dalla sua donna") e, durante l'anno (agosto 1603luglio 1604) in cui egli rimase segregato nel torrione del Castello, lo aiutò con abnegazione e non senza rischio a riprendere il lavoro, custodendo per lui e somministrandogli libri e manoscritti. "Detti libri", confesserà poi il 13 luglio 1606 Felice Gagliardo, che aveva diviso la cella del CampaneRa, "ce li consegnava con altri suoi libri e scritti una sua amica, con la quale faceva l'amore, e stava dentro lo Castello, sotto la carcere dove stava Campanella al torrione, la quale avea per sopranome Oriana, la quale con una cordella... li porgeva li libri e scritti ogni volta che li voleva, con qualche segnale datoli"(Oriana, o meglio D[onna] Oriana è trasparente anagramma di Dianora).
Trasferito nel luglio 1604 nell'orrida "fossa" di Castel Sant'Elmo, Campanella venne bruscamente separato dalla sua confortatrice e non la rivide se non molti anni più tardì, nel maggio 1618, quando la capricciosa sorte lo ricondusse al carcere del Castel Nuovo; la donna non sopravvisse che fino al 2 marzo 1620 e venne "sepolta a Monte Calvario". Nel variopinto e caotico mondo del Castel Nuovo di Napoli nel primo Seicento, popolato di schiavi turchi, aguzzini, soldati spagnoli, reclusi, galeotti, e insieme di borghesi e nobili ufficiali e gentildonne delle loro famiglie e religiosi, questa figura di suora spregiudicata e non irreprensibile affiora dall'esigua documentazione con accenti di appassionato calore e di coraggiosa carità.
Bibl.: T. Camjpanella, Tutte le opere,Milano 1954, I'.pp. 267-270; L. Amabile, Fra, T. Campanella, la sua congiura..., Napoli 1882, 11, pp. 295 s., 350; III, p. 589; Id., Fra, T. Campanella ne, castelli di Napoli..., Napoli 1887, 1, p. 192; 11, p. 362.