ELENA di Savoia, regina d'Italia
Nacque a Cettigne l'8 gennaio 1873, sestogenita fra gli undici figli di Nicola I Petrović Njegoš, principe (poi re) del Montenegro, e di Milena, figlia del voivoda Pietro Vukotić. Trascorse in patria i primi anni, affidata alle cure dell'istitutrice svizzera Luisa Neukomn.
Dodicenne, entrò nell'Istituto Smolny, fondato a Pietroburgo dalla zarina Caterina II per le giovinette della nobiltà; ivi furono educate anche tre sorelle maggiori della principessa: Militza, Anastasia e Maria. Per i vincoli di devota amicizia che legavano i Petrović ai Romanov, le principesse montenegrine furono alla corte russa considerate quasi come appartenenti alla famiglia imperiale (lo zar Alessandro II era stato padrino della principessa Elena).
Compiuti gli studî, la principessa tornò a Cettigne. Coltivò la letteratura e compose versi, di cui alcuni pubblicati nella rivista letteraria russa Nedelja. Nei viaggi all'estero le arti furono l'oggetto preferito delle sue osservazioni. Dotata di singolare attitudine per il disegno a penna e all'acquerello, promosse l'arte nel Montenegro: fu essa medesima l'autrice del disegno del monumento al principe Danilo I. Si dedicò con passione anche alla caccia e alla pesca.
Alla fine dell'aprile 1895 i sovrani d'Italia, recatisi a Venezia per inaugurare l'Esposizione internazionale di belle arti, ebbero alcuni colloqui con la principessa Milena ivi giunta in compagnia delle figlie Elena ed Anna; il 2 maggio le principesse intervennero allo spettacolo di gala nel teatro La Fenice. Nella primavera del 1896 alla corte russa la principessa Elena s'incontrò col principe di Napoli, recatosi a Mosca per assistere all'incoronazione dello zar Nicola II. Il 16 agosto dello stesso anno il principe ereditario d'Italia arrivò a Cettigne, e, due giorni dopo, il fidanzamento dei due principi fu annunziato ufficialmente. Imbarcatasi ad Antivari, la principessa Elena giunse a Bari il 21 ottobre e nella Basilica Palatina di S. Nicolò, il santo venerato dall'Occidente e dall'Oriente cristiano, compì il rito della sua professione di fede cattolica. In Roma, il 24 ottobre, fu celebrato il matrimonio civile nel Quirinale e quello religioso in S. Maria degli Angeli.
Nella corte italiana la principessa Elena conservò le abitudini della prima giovinezza, apprezzando soprattutto le gioie famigliari; e divenuta (29 luglio 1900) regina d'Italia, diede alla corte impronta di grande semplicità e modestia. Ai suoi cinque figli si è dedicata con infinita tenerezza materna, educandoli al sentimento del dovere, agli affetti famigliari, alla pietà verso i miseri. Sensibilissima alle sofferenze umane, la sovrana fu sempre, nelle sventure che colpirono il popolo, sagace confortatrice. Accorse col re nelle zone devastate dal terremoto calabro-siculo del 28 dicembre 1908, dando esempio mirabile di coraggio, di abnegazione, di pietà e cooperando efficacemente all'organizzazione dei soccorsi. Esortò il comandante della corazzata russa Slava a trasportare subito i feriti più gravi a Napoli, e a bordo della corazzata Regina Elena, trasformata in ospedale, prodigò la sua opera instancabile d'infermiera, creando anche accanto, sulla nave, un laboratorio, che organizzò personalmente, per la confezione del vestiario. Fondò, nei pressi di Messina, il villaggio Regina Elena, fornito di ogni possibile comodità. A Roma, la sovrana continuò l'opera caritatevole iniziata a Messina, istituendo, tra l'altro, nel palazzo del Quirinale, un laboratorio, da lei personalmente diretto, per la confezione di indumenti.
Non appena l'Italia partecipò alla grande guerra europea, il palazzo del Quirinale divenne l'Ospedale territoriale n. 1, organizzato con alto intelletto dalla sovrana. La reggia fu trasformata nell'ospedale rispondente alle esigenze più moderne della terapia, mediante lavori eseguiti per conto della Real Casa e diretti dalla regina. L'ospedale fu costituito il 16 luglio 1915; poté contenere circa 250 letti e fu destinato principalmente a feriti di truppa. Dovunque aleggiò sempre vigile lo spirito animatore e benefico della sovrana che seguì la malattia di ogni degente, vegliò al letto dei più gravi; accorse nel suo ospedale in qualunque ora del giorno e della notte, dirigendo, sorvegliando, sostituendo spesso di persona le infermiere, quando occorreva, nelle più umili mansioni. La regina provvide efficacemente all'assistenza morale dei soldati, prima ancora che fossero dalle autorità militari impartite istruzioni e sorgessero iniziative in proposito. Venivano quotidianamente distribuiti a tutti giornali e riviste e una biblioteca di circa 750 volumi era a disposizione dei malati; inoltre furono tenuti cicli di conferenze illustrate da proiezioni cinematografiche, né mancò una scuola di musica. Si cercò di applicare in adatti lavori manuali i militari che ne avevano la possibilità: così si istituì un piccolo laboratorio da falegname, un altro per la confezione di sigarette destinate ai soldati al fronte, ecc. La regina, che fin dall'inizio si era particolarmente interessata ai mutilati di guerra, nel 1917 volle che l'ospedale del Quirinale fosse ad essi unicamente destinato. Fu così adibito a sezione di primo (cure chirurgiche) e secondo (cure fisiche) concentramento dei mutilati di guerra appartenenti al IX Corpo d'armata. Per iniziativa della sovrana ebbero maggiore incremento i laboratorî e scuole già esistenti e altri ne sorsero per lavori in metallo, in pirografia, in cuoio, ecc.; a complemento delle scuole di cultura elementare non mancarono conferenze istruttive. Nelle scuole come nei laboratorî, la regina con la sua presenza incoraggiò insegnanti ed alunni, provvide largamente il materiale, premiò i diligenti. L'opera di assistenza morale fu completata da rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche, feste nel giardino del Quirinale e a Villa Savoia, doni e sussidî. L'ospedale del Quirinale cessò di funzionare il 23 aprile 1919, dopo aver curato 2648 feriti, tra i quali 1831 grandi invalidi. Tra le benefiche iniziative della regina durante la guerra 1915-1918 è la fondazione Elena di Savoia, per borse di studio ai figli dei ferrovieri morti o mutilati in servizio ferroviario o militare durante la guerra. La sovrana volle - e ne diede per prima l'esempio - che le donne d'Italia si privassero di qualche monile a vantaggio dei figli di coloro che si erano sacrificati per la patria: si raccolsero 18.522 gioielli, che furono posti in lotteria. Col patrimonio di 3.445.950 lire la fondazione Elena di Savoia iniziò il 1° gennaio 1920 la sua opera, che tuttora continua.
Non solo nei momenti gravi per l'Italia, ma continua si esplica l'attività filantropica della regina Elena. Ella non si limita a concedere patronati, ma dà la sua personale direttiva, come, ad esempio, per l'organizzazione della terza giornata della Croce Rossa (14 giugno 1931). Visita frequentemente ospedali, istituti di beneficenza, mostrando particolare interesse per i bimbi. Ma la sua opera caritatevole è spesso occulta: sono innumerevoli gl'infelici da lei beneficati, gl'infermi a cui fa prodigare le cure più moderne della scienza. Ella ben personifica la pietà regale.
Bibl.: G. Marcotti, Il Montenegro e le sue donne. Il matrimonio del principe ereditario d'Italia, Milano 1896; F. Martini, Conversazioni della domenica, in Illustrazione italiana, XXIII, 30 agosto 1896; U. Pesci, La principessa Elena. Nozze reali, numero unico dell'Illustrazione italiana, XXIII (1896); P. Lombroso, Un couple royal moderne, in La Revue, IV (1903); Ivanovich, The King and Queen of Italy, in The Contemporary Review, dicembre 1903; Croce Rossa Italiana, L'Ospedale del Quirinale, Roma 1918; id., L'Ospedale Territoriale n. 1. Quirinale. Relazione dal 16 luglio 1915 al 23 aprile 1919, Roma 1919; Lotteria a favore della fondazione Elena di Savoia, Roma 1918; Relazione della fondazione "Elena di Savoia"), Roma 1923; V. Solaro del Borgo, Giornate di guerra del Re soldato, Milano 1931.