ELEATISMO
. Corrente filosofica greca, che trasse il nome da Elea (latinamente Velia: v.), città della Magna Grecia. Fondatore della scuola eleatica, secondo la tradizione, fu Senofane di Colofone, che avrebbe in tal modo dato finalmente una sede stabile nella tranquilla solitudine di Elea, intorno al 540 a. C., alla sua lunga vita di rapsodo errante. La critica moderna ha però diminuito la sua importanza filosofica in confronto di quella del suo grande seguace, Parmenide di Elea (fiorito intorno al 500 a. C.), giungendo addirittura (col Reinhardt) a considerar Senofane come scolaro, in grigie chiome, del giovane Parmenide. Chiaro, in ogni modo, è che fu Parmenide il vero fondatore della dottrina eleatica dell'essere, poi condotta al suo estremo limite positivo e liberata da ogni ambigua concessione al mondo dell'esperienza sensibile da Melisso di Samo (fiorito intorno al 440 a. C.), e indirettamente sostenuta, mediante la dimostrazione degli assurdi derivanti dal concetto della molteplicità delle cose, da Zenone di Elea (fiorito intorno al 460 a. C.), scolaro ed amico di Parmenide. Ma in questa difesa negativa di Zenone erano già impliciti elementi che dovevano poi colpire alla base lo stesso eleatismo: come divenne palese nella critica di Gorgia che rivolse contro il concetto dell'unico ente gli stessi argomenti che Zenone aveva adoperato per dimostrare l'assurdo del molteplice. Con Melisso e Zenone si concludeva quindi propriamente la storia della cosiddetta scuola eleatica, quale già Platone comprendeva sotto tal nome ('Ελεατικὸν ἔϑνος "gente eleatica", Sophist., 242 d): ma non si concludeva quella dell'eleatismo quale motivo che continuò ad agire, in costante contrasto con quello dell'eraclitismo, sul pensiero greco, determinando molti atteggiamenti speculativi del pluralismo naturalistico (Empedocle, Anassagora, Democrito), delle correnti sofistiche e socratiche - in una delle quali, la megarica (v. megarici) esso tornò anzi ad assumere funzione dominante - e, infine, dei sistemi platonico e aristotelico e di quelli che più tardi ne subirono l'influenza.
Bibl.: La più notevole trattazione che gli antichi abbiano lasciato sull'eleatismo è lo pseudoaristotelico De Melisso, Xenophane, Georgia (di cui v. l'edizione curata dal Diels, in Abhandlungen d. Berl. Akad., 1900; anche per il problema dell'attribuzione). - Tra i moderni, v. K. Reinhardt, Parmen. u. d. Gesch. d. griech. Philos., Bonn 1916; G. Calogero, Studi sull'eleatismo, Roma 1932: oltre alla bibliografia sui filosofi, per cui v. ciascuna voce.