ELAIOUSSA SEBASTE (᾿Ελαιοῦσσα Σεβαστή)
Città della Cilicia Piana, posta anticamente presso il mare, tra i fiumi Samos e Korykos, corrispondente all'odierna AyaŞ.
Identificata con la Vilusha dei testi hittiti, le prove più antiche dell'esistenza della città non risalgono tuttavia oltre la fine del II sec. a. C. Verso la metà del I sec. a. C. fu retta da Tarcondimato Filantonio, che appoggiò Pompeo e poi Antonio; nel 20 a. C. Augusto la diede a Tarcondimato figlio (Cass. Dio, liv, 9,2), che per riconoscenza cambiò il nome della città in quello di Sebaste, come aveva fatto per Anazarbos divenuta Caesarea. Nel 74 il regno di E. cessò di essere indipendente e la città entrò a far parte della provincia di Cilicia. La storia successiva è scarsamente documentata, ma sappiamo che E. ebbe una certa importanza come città marinara: ναυάρχις si legge su una moneta di Geta.
Della città romana restano importanti rovine: un acquedotto, un teatro, una grande cisterna (20,50 × 12,80, con 10,50 m di altezza), una necropoli e un tempio (stilobate m 17 × 33) periptero, che conserva cinque colonne con capitelli di tipo intermedio tra il corinzio e il composito. Forse era dedicato a Zeus. Nella parte S-E del tempio, verso la metà del V sec., fu costruita una chiesa cristiana del cui pavimento a mosaico è stata scoperta, nel 1952-53, la parte corrispondente all'abside; il tema raffigurato è un paràdeisos, con figure di animali; i colori impiegati sono il bianco, il grigio, l'azzurro, il giallo, il rosa, il rosso mattone e il bruno; sono assenti le tessere di vetro.
Fuori della città sono conservati in buono stato un acquedotto romano, rifatto in epoca bizantina, e la necropoli. La zecca di E. S. produsse solo pochi tetradracmi di Antioco VIII, mentre fu la principale zecca di Seleuco VI. Nelle vicinanze di E. S. e da essa dipendente è Kanytellis della quale si conservano una torre di difesa di età ellenistica, gli avanzi di quattro chiese cristiane e due interessanti edifici sepolcrali. Il primo, di età tardo-romana, ha pianta rettangolare con tre colonne sulla fronte; il secondo, del I-II sec. a. C., presenta un'edicola con vòlta a botte nella cella ed arco in facciata.
Bibl.: J. Keil-A. Wilhelm, in Österr. Jahreshefte, XVIII, 1915, Beiblatt, p. 45 ss.; R. Paribeni-P. Romanelli, in Mon. Ant. Lincei, XXII, 1914, col. 96 ss.; J. Keil-A. Wilhelm, Monumenta Asiae Minoris Antiqua, Manchester 1931, p. 221 ss.; A. R. Bellinger, in Amer. Numism. Soc. Museum Notes, III, 1948, p. 27 s.; P. Naster, in Rev. Belge de Numism., XCVI, 1950, p. 13 ss.; M. Gough, A Temple and Church at Ayas (Cilicia), in Anatolian Studies, IV, 1954, p. 49 ss. Su Kanytellis: P. Verzone, in Palladio, VII, 1957, p. 65 ss.