Salvador, El
(XXX, p. 575; App. I, p. 988; II, ii, p. 778; III, ii, p. 652; IV, iii, p. 260; V, iv, p. 613)
Geografia umana ed economica
di Elio Manzi
Popolazione
La già cospicua popolazione salvadoregna ha subito negli ultimi anni un ulteriore incremento, passando dai 5.047.925 ab. del 1992 ai 6.032.000 del 1998. L'aumento demografico è dovuto principalmente alla dinamica naturale: il tasso di natalità si mantiene molto elevato (22‰ del 1996) rispetto a quello di mortalità da tempo in flessione (5,1‰ nel 1993); la densità media, 287 ab./km², è la più elevata dell'area. In crescita figura anche il processo di inurbamento della popolazione: nei primi anni Novanta è risultato quasi del 3% l'anno, e ha portato la popolazione urbana a rappresentare il 46% del totale (1998).
Essendo stato uno degli epicentri dei conflitti che negli anni Ottanta hanno insanguinato l'America Centrale, il S. rappresenta il teatro di importanti fenomeni migratori, con notevoli flussi di rifugiati verso gli Stati Uniti e verso alcuni paesi confinanti. Nonostante si sia conclusa la cruenta guerra civile, scaturita dalla contrapposizione fra l'esercito governativo e il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional, il processo di riconciliazione non può ancora dirsi concluso e la pacificazione ha finito con l'evidenziare ulteriormente la gravità dei problemi in cui, da tempo, il paese si dibatte.
Condizioni economiche
La situazione economica e sociale è caratterizzata da notevoli disparità e contraddizioni: uno scenario che i contraccolpi del conflitto interno, con le ingenti spese militari degli anni passati, non hanno fatto che aggravare e che relega questo paese al 112° posto della graduatoria ONU dell'indice di sviluppo umano (1996). La crisi di due fra i principali prodotti d'esportazione, il caffè e il cotone, fortemente deprezzati durante gli anni Ottanta sui mercati internazionali, ha accentuato l'indebitamento con l'estero e la dipendenza dagli Stati Uniti, principale partner commerciale del Salvador. L'incremento del settore turistico, avviatosi negli ultimi anni, costituisce un'occasione importantissima di sviluppo, ora che la situazione interna consente di aprire il paese, dotato di notevoli bellezze paesistiche e naturali, ai flussi turistici internazionali. Come in altri Stati dell'America Centrale, nel S. sono in atto massicce privatizzazioni e si persegue una politica liberista che privilegia l'apertura dei sistemi economici agli scambi con l'estero e tenta di ridurre l'enorme debito pubblico. Ma tale trasformazione strutturale sta richiedendo notevolissimi costi sociali, e sebbene l'economia salvadoregna abbia registrato negli ultimi anni un certo sviluppo, di questo continua a beneficiare soltanto una ristretta percentuale della popolazione. Secondo stime ONU, oltre il 50% delle famiglie che vivono nelle zone rurali permane in condizioni di estrema povertà; notevoli carenze continuano a caratterizzare i pubblici servizi, dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo, in particolare nel campo dell'istruzione e in quello igienico-sanitario. Molto elevato resta il tasso di mortalità infantile (32‰ nel 1997), nonché quello di analfabetismo (29% nel 1995). L'urgenza di riforme sociali ed economiche trova ostacoli strutturali, quali il deficit cronico della bilancia commerciale, l'alto tasso inflattivo e la sperequazione nella distribuzione della proprietà terriera. Quest'ultimo aspetto, combinandosi con la massiccia pressione demografica, ha comportato l'uso di terreni inadatti all'agricoltura nonché un allarmante processo di deforestazione, fattori che stanno provocando un accelerato degrado ambientale. Nel novembre 1998 tutta la regione centro-americana, e specialmente il S., è stata investita da un ciclone tropicale di particolare intensità, l'uragano Mitch, che ha provocato forti alluvioni ed estese valanghe di fango. Le conseguenze sono state tragiche: nel paese si sono contate migliaia di vittime, e gravissimi danni si sono verificati nel tessuto insediativo, nel patrimonio floro-faunistico e, in generale, nell'economia nazionale.
bibliografia
W. Bulmer-Thomas, Central American integration. Report for the Commission of the European Community, Miami 1992.
J. Wiley, Peace, reconstruction and 'repoblación' in El Salvador, in Yearbook, Conference of Latin americanists geographers, 1993, pp. 57-65.
C. Menjivar, Salvadorian migration to United States in the 1980s, in International migration, 1994, pp. 370-401.
Storia
di Ghita Micieli de Biase
Il S. fu sconvolto per dodici anni da una sanguinosa guerra civile che vide contrapposti i gruppi guerriglieri del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN) alle forze armate e paramilitari del regime conservatore dominato, a partire dalle elezioni legislative del 1988, dal partito d'estrema destra Alianza Republicana Nacionalista (ARENA). Alla fine della guerra civile, sancita ufficialmente nel dicembre 1992, seguirono i difficili anni della ricostruzione attivata secondo i termini prescritti, nel gennaio 1992, dagli accordi di pace di Chapultepec (castello presso Città di Messico) che prevedevano la ristrutturazione delle forze armate e l'attuazione, sotto osservazione di un'apposita missione ONU (ONUSAL), di riforme istituzionali ed economico-sociali.
Nelle prime consultazioni generali svoltesi dopo la fine del conflitto (marzo 1994) l'ARENA mantenne i suoi 39 seggi (su 84) nell'Assemblea Nazionale, risultando il primo partito della capitale, e vinse anche le contemporanee elezioni municipali. Il FMLN si qualificò principale partito d'opposizione (21 seggi) oscurando i suoi alleati (Convergencia Democrática, CD, e Movimiento Nacional Revolucionario, MNR, un seggio ciascuno) mentre il Partido Demócrata Cristiano (PDC) scese a 18 e il Partido de Conciliación Nacional (PCN) a 4. Il candidato dell'ARENA, A. Calderón Sol, conquistò la presidenza della Repubblica al secondo turno e confermò la linea del predecessore A. Cristiani.
Calderón dovette stringere nel maggio 1995 un patto di governabilità con una nuova formazione di centro-sinistra, il Partido Demócrata (PD), costituito nel marzo da due fazioni dissidenti del FMNL, Resistencia Nacional (RN) e Expresión Renovadora del Pueblo (ERP), insieme al MNR e a dissidenti del PDC. Il patto, dopo aver reso possibile l'approvazione della osteggiata legge sull'aumento al 13% dell'imposta sul valore aggiunto, si sciolse nel giugno 1996 in seguito ai contrasti sorti sulla politica di tutela sociale e sulla riforma scolastica. Scemava, contemporaneamente, l'iniziale favore incontrato dalla politica neoliberista di Calderón. Il rigoroso piano economico 1995-96, sostenuto dal FMI, e attuato nonostante l'opposizione di più settori, suscitò infatti un forte malcontento sociale, che veniva espresso nella capitale con ripetute manifestazioni e occupazioni simboliche. L'azione giudiziaria (conclusa nell'ottobre 1996) per l'assassinio di F. Manzanares Mojaraz, membro del FMNL, confermò inoltre la sospettata presenza di 'squadre di purificazione sociale' all'interno delle forze di polizia, più volte accusate di omicidi o attentati di matrice politica. I termini per l'applicazione del piano di pace furono perciò prorogati fino al luglio 1997, data della partenza dell'ultima missione di verifica ONU.
Particolarmente grave rimase in questi anni la situazione dell'ordine pubblico per l'aumento della delinquenza comune. La 'crociata anti-delinquenza' di Calderón, che prevedeva l'istituzione di pattuglie congiunte di forze armate e polizia, la modifica costituzionale (art. 27) per estendere la pena di morte ai responsabili di rapimento e di stupro, insieme al programma di scambio di armi contro buoni di acquisto, non riuscì a evitare i disastrosi risultati delle elezioni politiche del marzo 1997. L'ARENA perse 11 seggi, superando di appena un deputato il FMLN (27 seggi), che riuscì a prevalere anche nelle elezioni municipali (nelle principali città e nella capitale San Salvador, dove ottenne 7 su 16 seggi e la carica di sindaco).
Senza maggioranza, l'ARENA si trovò a governare con partiti tradizionalmente ostili come il PCN e il PDC. Dovette ritirare la mozione sulla reintroduzione della pena di morte e riuscì, con difficoltà, a far passare nel luglio 1997 la prima privatizzazione di un'azienda pubblica (Administración Nacional de Telecomunicaciones, ANTEL). Lacerata all'interno dalle accuse di corruzione l'ARENA cercò di recuperare credibilità eleggendo a capo del partito l'ex presidente Cristiani (ottobre 1997). L'elezione al primo turno (52% dei voti) di F. Flores, candidato dell'ARENA, alle presidenziali del marzo 1999 sembrò risollevare le sorti del partito. La vittoria tuttavia venne ridimensionata dai risultati delle elezioni legislative del marzo 2000 nelle quali l'ARENA conquistò 29 seggi contro i 31 del FMLN. Gli ex guerriglieri riportarono un notevole successo anche nelle contemporanee elezioni amministrative.
bibliografia
W.D. Stanley, The protection racket state. Elite politics, military extortion, and civil war in El Salvador, Philadelphia 1996.
T.S. Montgomery, Constructing democracy in El Salvador, in Current history, February 1997, pp. 49-54.
K. Murray, El Salvador. Peace on trial, Oxford 1997.