el-KHĀRGAH (arabo "[oasi] estema"; A. T., 115)
RGAH Oasi del Deserto Libico (Egitto) fra 24° e 26° lat. N. e fra 30° e 31° long. E.; è situata circa 160 km. a E. di ed-Dākhlah (v.) e congiunta al Nilo da una ferrovia a scartamento ridotto, lunga 197 km., che attraversa l'altipiano roccioso desertico e s'innesta al tronco principale egiziano alla stazione di Oasis Junction presso Farshūt, 72 km. a O. di Qenā. Carovaniere la collegano inoltre ad Asyūt, a Luksor, a Esnā, a Edfū ecc. Gli abitanti dell'oasi sarebbero di razza berbera, misti però a elementi immigrati dalla Nubia e da altre parti della valle del Nilo; dediti in gran maggioranza alla coltura del riso, della medica, della palma, degli agrumi, sono in numero di 8348. Gli strati di calcari cretacei intorno all'oasi contengono importanti depositi di fosforiti, che vennero sfruttati per qualche tempo. Il villaggio principale, el-Khārgah (4500 ab.), si trova circa a 60 m. s. m. ed è posto in mezzo a una vasta area coltivata specialmente a palme, a S. del Gebel Ter: è un ammasso compatto di case costruite in mattoni di argilla seccata al sole e separate da un dedalo di vie strette e tortuose, a tratti coperte, generalmente fresche e pulite: due minareti sovrastano le principali moschee. Altri villaggi, a N. del precedente, sono al-Mahārīq e Umm edh-Dhabādhib, che a differenza degli altri, si alimenta anziché da Pozzi, da gallerie filtranti aperte dentro la collina. A S. di el-Khārgah si trovano: Genāḥ, nelle cui vicinanze si apre uno ei più bei pozzi di tutto il Deserto Libico (Ain Estakerab); Būlāq (1016 ab.), centro di fabbricazione dei zambīl (cesti fatti di foglie intrecciate di palma dum) che si esportano in tutto l'Egitto; Jaia e Dakhakhin; Beris, il principale dei villaggi meridionali; Meks Baharīe Meks Qiblī; e finalmente, 10 km. a E. di questo, Dūsh con due candidi marabutti e un vecchio castello (Qaṣr Dūsh) su una vicina collinetta. Più a S. si estende il deserto. Questi varî villaggi sono allineati da N. a S. per una lunghezza di circa 130 km. in una vasta depressione, limitata a E. dalla scarpata dell'altipiano calcareo, la quale si continua anche a N. e a NO., mentre a S., a SO. e a O. la pianura, costituita dalle arenarie nubiane (v. africa: Geologia) e da altre formazioni arenacee, parte antiche parte recenti, si estende ampiamente, risalendo poi a poco a poco, per modo che da questo lato non esiste un limite definito: tuttavia la lunghezza totale dell'oasi si valuta a 185 km., mentre la larghezza varia da 20 a 80 km. Gebel Ter e Gebel Tarif formano come delle isole rocciose nella depressione; Gebel Ghenīmah e Gebel Umm el-Ghanā'im sono speroni che si protendono dalla parete orientale. Il fondo della depressione fu in altri tempi occupato da bacini lacustri, ormai disseccati, di cui esistono però i depositi, intensamente erosi dal vento. Questi sedimenti lacustri, e certi banchi di travertino dovuti ad antiche sorgenti ora inaridite, dimostrano di per sé e per i fossili specialmente vegetali che contengono, di essersi formati in un periodo di clima più dolce e meno secco dell'attuale.
Il fenomeno è dovuto alle formazioni arenacee permeabili poste alla base dei calcari (e tra queste specialmente l'arenaria nubiana) che, protette da strati argillosi impermeabili, convogliano l'acqua: esse, venendo per una accidentalità tettonica (flessura) diretta da N. a S. ad avvicinarsi alla superficie del suolo, diedero luogo in altri tempi alla formazione di sorgenti e di stagni.
Oggi invece, l'acqua si deve quasi sempre ricercare in profondità con perforazioni. Queste attingono a due distinti livelli, l'uno superficiale alla profondità di circa 45 m.; l'altro profondo oltre 80 m. e separato dal primo mediante uno spesso diaframma impermeabile. I pozzi raggiungono una profondità massima di 122 metri, e sono in numero di 230, con una portata globale di 53.000 mc. al giorno. Numerosi pozzi sono estinti, altri, ancora attivi, rimontano a una grande antichità.
Insieme a ed-Dākhlah, l'oasi di el-Khārgah formava per gli Egiziani antichi l'oasi meridionale. Le carovane che qui giungevano vi esportavano soprattutto vino, di cui è menzione in parecchi documenti di contabilità. Saldamente tenuta dai faraoni, aveva uno speciale governatore che l'amministrava. Qualche volta, nell'impero, appare essere servita come luogo di confino. La più importante delle sue rovine è il tempio nella città di Hibis (egiziano Hîbe), elevato dal re Dario I (525-486) al dio Amòn sotto la denominazione di Amen-hîbe, trascritto in greco Αμενηβις. Lo abbellirono anche gl'imperatori romani. Un altro santuario, del tempo di Antonino pio (138-161), si vede a Nadùra.
Bibl.: Birch, The inscription of Darius at El-Khargeh, in Trans. Soc. bibl. arch., V (1879), pp. 293-302; H. Brugsch, Reise nach der grossen Oase El-Khargeh, Lipsia 1878; Fr. Caillaud, Voyage à l'oasis de Thèbes, Parigi 1822-24; Hoskins, A visit to the great oasis, Londra 1835; Lepsius, Hierogl. Inschriften in den Oasen, in Zeitschrift f. ägypt. Sprache, 1874, p. 73-83; J. Ball, Kharga Oasis: its Topography and Geology, Cairo 1900; H. J. L. Beadnell, an Egyptian Oasis, Londra 1909; K. Leuchs, Beobachtungen über fossile und recente aegyptische Wüsten, in Geol. Rundsch., V (1915).