el-FARĀFRAH (A. T., 115)
FRAH Gruppo di oasi nel Deserto Libico, a SO. di el-Baḥariyyah e a NO. di ed-Dākhlah, distante circa 160 km. dalla prima e 170 dalla seconda. Il nome alluderebbe al gorgogliare delle sorgenti; gli antichi Egizî l'indicavano come "il paese dei bovini". L'unico villaggio (Qaṣr el-Farāfrah) si trova a 27°3′30″ lat. N. e 28° 0′ 15′′ long. E.; l'altezza oscilla tra 70 e 90 m. s. m., ma scende a 26 m. a N., ad ‛Ain el Wādī. Da Asyūt, che si trova a E. sul Nilo, dista circa 300 km. attraverso il deserto: i punti di partenza delle carovane sono però Meir o Dashlūt, o più spesso Ben ī ‛Adī presso Manfalūṭ, 30 km. a N. di Asyūṭ, la traversata del deserto risultando qui più breve. Carovaniere la congiungono per ‛Ain el-Wādī a el-Baḥariyyah, per Bir Dikker a ed-Dūkhlah, per Ain Iddaila a Baḥrein e Sīwah.
Al pari delle altre oasi libiche, el-Farāfrah giace in un'ampia depressione del tavolato calcareo, la quale assume una forma irregolarmente triangolare ed è limitata da ripide scarpate sia a NE. sia a N. e a NO., mentre a S. il suolo risale insensibilmente su una distanza di 200 km., fino a raggiungere il ciglio della scarpata settentrionale di ed-Dākhlah. Gli altipiani circostanti si estendono a circa 240 m. di altezza sul piano di Qaṣr el-Farāfrah e così a circa 320 m. s. m. La superficie della depressione, generalmente coperta di sabbia mobile e in parte di vere e proprie dune, è piuttosto monotona, rotta solo da alcune colline isolate di forma conica, distribuite sul lato occidentale presso le scarpate, dalle quali furono separate per erosione. Una seconda depressione, larga almeno 80 km. ed estesa verso S. a perdita di vista, è quella d'Iddaila (Ain ed Daila), che giace a O. della precedente, separata da essa da un lembo di altipiano largo una diecina di km. e con essa formante un unico gruppo, se pure non esiste una vera comunicazione, mediante un diverticolo tuttora inesplorato, che si aprirebbe nella scarpata a NNO. di Qaṣr el-Farāfrah.
Gli altipiani sono formati di duri e compatti calcari nummulitici dell'Eocene; il suolo della depressione è invece costituito da creta bianca tenera e friabile, al disotto della quale si estende un complesso di arenarie e argille fogliettate, affioranti solo in qualche punto; le "arenarie nubiane", con le quali si collega in generale la circolazione profonda delle altre oasi, debbono giacere qui assai profonde. Comunque la depressione conta una ventina tra sorgenti e pozzi; e due, una salata e l'altra dolce, si trovano nella depressione di Iddaila. Tra le sorgenti di el-Farāfrah propriamente detta le più importanti sono quelle dette Ain el Bellad e Ain Ebsai, la prima delle quali (temperatura 26°) trovasi presso Qaṣr el-Farāfrah, e provvede acqua alle coltivazioni dell'oasi omonima e a tutti gli usi degli abitanti. Questi, detti Farfarānī, sono in numero di alcune centinaia (542 nel 1897) con un centinaio di case di fango aggruppate intorno a un castello, Qaṣr, che sorge su un rilievo alto circa 10 m. sul piano circostante, e dà il nome al villaggio. D'indole mite, sebbene senussi, essi si dedicano alla coltivazione della palma, dell'albicocco, del melograno, di rari olivi; dalle colture erbacee traggono orzo, grano, dura, riso, cipolle in misura appena bastante al bisogno; esportano piccole quantità di datteri e olive, importano spesso cereali e farina. Sebbene più vasta delle altre oasi libiche, el-Farāfrah è economicamente la meno importante: parte delle sorgenti sono circondate solo da qualche ciuffo di arbusti, o da gruppetti di palme inselvatichite, come ad ‛Ain el-Wādī, o da resti di coltivazioni abbandonate; poche hanno dattorno aree coltivate di qualche importanza. Il clima, tuttavia, vi è più salubre che nelle altre oasi, più che per la mitezza relativa della temperatura, o le scarse pioggerelle, per la mancanza di ristagni d'acqua e per l'ampiezza della depressione, aperta ai venti freschi e salubri del N. Gli animali, compresi i cammelli, vi possono vivere in ogni stagione.
el-Farāfrah fu nota agli antichi, che la chiamavano Trinytheos oasis; Ascherson vi rinvenne una stele della XVIII dinastia, e la tradizione attribuisce ai Romani l'armatura in legno dei pozzi. Nel secolo passato fu visitata da Caillaud e Letorzec nel 1820 e poco dopo dal Pacho; accuratamente studiata dal Rohlfs nel 1873-74, fu rilevata e illustrata dal Beadnell nel 1897-98.
Bibl.: G. Rohlfs, Drei Monate in der lib. Wüste, Cassel 1876; H. J. L. Beadnell, Farafra Oasis: its topography and geology, Rep. Geol. Surv. Egypt, III, 1889 (in volume separato, Cairo 1901).