DANTI, Egnazio
Matematico, cosmografo e architetto nato nell'aprile 1536 in Perugia, da una famiglia (v. danti) di matematici e di artisti, nella quale si segnalarono il nonno Pier Vincenzo e il padre Giulio. Battezzato col nome di Pellegrino, assunse quello di Egnazio, vestendo l'abito domenicano, nel 1555, nel convento di Perugia, donde alla fine del 1562 passò a Firenze. Ivi fu per dodici anni a servizio del granduca Cosimo, per incarico del quale dipinse le celebri carte geografiche negli armadî della cosiddetta Guardaroba di Palazzo Vecchio (lavoro terminato poi da Stefano Bonsignori). In questo periodo il D. pubblicò numerose opere, tra le quali le Sette tavole del Trattato della Sfera (1567), il Trattato sull'uso e la fabbrica dell'astrolabio (1569), il Trattato sull'uso della sfera (1569), la traduzione della Sfera di Proclo (1573), e quella della Prospettiva di Euclide (1573), con un notevole commento, nel quale, fra l'altro, propone un perfezionamento alla camera oscura; istruì nelle matematiche i figli di Cosimo e altri gentiluomini fiorentini e dal 1571 ottenne anche una pubblica lettura di matematica nello Studio di Firenze. Dopo la morte di Cosimo, D. fu oggetto, a Firenze, di critiche e persecuzioni, in seguito alle quali gli fu anche tolta la cattedra; ma alla fine del 1576 gli fu assegnata quella di matematica nello Studio di Bologna. Anche durante la permanenza a Bologna spiegò un'attività grandissima, pubblicando le Scienze matematiche ridotte in tavole (1577), l'Anemographia (1578), una nuova edizione del trattato sull'astrolabio, con l'aggiunta di trattatelli minori (1578), il trattato sullo strumento detto Radio latino, rifacimento di quello già scritto da Latino Orsini, e altri scritti. A Bologna costruì anche la cappella delle reliquie in S. Domenico. Nell'estate del 1577 fece un accurato rilievo topografico di tutto il contado perugino, dal quale deriva la carta stampata a Roma nel 1580; negli anni seguenti, pur senza lasciare la cattedra, attese per incarico del pontefice a rilievi topografici nel territorio bolognese, nelle Romagne, nell'Umbria e in altre parti dello Stato pontificio. Nel 1580 Gregorio XIII lo nominò cosmografo pontificio, lo chiamò a far parte della commissione per la riforma del calendario e gli affidò la direzione delle famose tavole geografiche dell'Italia dipinte nella Galleria Vaticana, lavoro insigne, per quanto non scevro di difetti, che fu poi riveduto da Luca Holstenio. A compenso di quest'opera ottenne nel 1583 la nomina alla sede vescovile di Alatri. Nel 1583 pubblicò le Due Regole del Vignola, nel 1586 la 2ª edizione del trattato sul Radio latino. Partecipò anche a varie opere d'ingegneria (lavori di restauro del porto di Claudio a Fiumicino, 1586) e fu chiamato a Roma per coadiuvare il Fontana nella difficile opera d'innalzare il grande obelisco di Piazza S. Pietro. Nel ritorno alla sua diocesi ammalò e morì il 19 ottobre 1586. Il D. fu anche un abile costruttore di strumenti, alcuni dei quali si conservano tuttora nel Museo degli strumenti antichi a Firenze.
Bibl.: G. Spini, Annotazioni intorno al trattato dell'Astrolabio e del Planisfero universale del R.P. I.D., ecc., Firenze 1570; J. Del Badia, E.D. cosmografo e matematico e le sue opere in Firenze, Firenze 1898; M. Fiorini, Sfere terrestri e celesti di autore italiano, ecc., Roma 1899, p. 172 segg.; V. Palmesi, I.D., in Bollettino d. R. Deputaz. di storia patria per l'Umbria, V, 1899.