egli (elli; ei; e'; ello; ella; el)
Allotropi del pronome di terza persona, non sempre sicuramente definibili dal punto di vista grafico per le incertezze della tradizione, queste forme presentano sia coincidenze nell'uso sintattico sia divergenze e peculiarità in quello semantico-stilistico.
Egli;elli. - 1.1. Pronome maschile di III persona sia singolare sia, più raramente, plurale; è attestato nella Vita Nuova 23 volte, nella sola grafia ‛ elli ', nelle Rime 26 volte (20 ‛ elli ', 6 ‛ egli '), nel Convivio 53 (50 ‛ elli ', 3 ‛ egli '), nella Commedia 166 volte, nella grafia normalizzata ‛ elli ', discutibile forse soltanto in Pg XXII 153 per ch'elli è glorïoso e tanto grande, in base a considerazioni di allitterazioni non soltanto foniche ma anche grafiche. Dalla pronuncia con -Il- procede la forma scorciata ‛ el ', da quella palatalizzata, con -gl-, procede ‛ ei ', onde a sua volta ‛ e '. Alla forma pronunciata con -ll- si dovrà accostare ‛ ello ' che s'intenderà, però, come maschile rispetto al femminile ‛ ella ' più che come derivazione da ‛ elli ' con cambio di desinenza (o singolare rispetto al plurale ‛ elli '), come dimostrano la pur scarsa documentazione e l'uso particolare di ‛ ello '.
1.2. Nella Vita Nuova ‛ elli ' vale come singolare in 18 casi, in due dei quali è soggetto di espressione impersonale (XVI 7 4 Lasso!, avviene elli a persona?; XIX 22 s'elli avvenisse che molti le potessero audire) e in altri due è prolettico (VII 3 3 s'elli è dolor alcun; XXIII 20 21 Elli era tale a veder mio colore). Negli altri 5 casi è plurale (XXXIV 2, XXXVI 5 11, XXXIX 10 12, XL 3, 4). E. si riferisce sempre a soggetto animato, reale o personificato, come in XXIII 24 51 turbar lo sole e apparir la stella, / e pianger elli ed ella.
1.3. Nelle Rime ‛ elli ' è plurale in 3 casi (LI 2 sed elli / non s'accecasser: è in rima col v. 8 che già mai pace non farò con elli, unico caso in cui è usato dopo preposizione e non come soggetto; LXVII 12).
È soggetto di verbo o locuzione impersonale in L 37 e s'elli avven che li risponda male; XCI 75 Ond'elli avven che tanto fo dimora, e 92; LXXV 10 che, s'egli è vero, tu ti puoi rifare, per cui cfr. Mastro Torrigiano di Firenze Esser donzella 7 " ca, s'egli è ver caval sonar la rotta ". Per la posizione di e. successiva al verbo, cfr. Rime dubbie III 13 se l'uomo si dà a la donna, sicché ciò che la donna vuole voglia egli, e ciò che la donna odia odi elli, vuole Amore che questi siano due e uno sotto la vertù sua: il passo è notevole sia per l'uso di e. di fronte a vocale (e) e di ‛ elli ' di fronte a consonante (vuole), che riproduce l'origine fonetica della forma palatalizzata (‛ elli ' è diventato e. di fronte a parola iniziante per vocale), sia per il contrasto tra le due forme del pronome, associate all'assonanza con la parola precedente nel seguito voglia egli.
1.4. Nel Convivio le attestazioni di ‛ elli ' con valore di terza plurale sono 7 (cfr. II VI 1 e non dico udite perch'elli odano alcuno suono, ch'elli non hanno senso, ma dico udite, cioè con quello udire ch'elli hanno; IV VII 9 Elli non sanno dove rovinano; Le dolci rime 114 ch'elli son quasi dèi) e 3 con funzione di soggetto di verbo impersonale (II Voi che 'ntendendo 56 Onde, se per ventura elli addivene / che tu dinanzi da persone vadi; IV XXI 8 E s'elli avviene che...; XVIII 3 s'elli appare che l'una vaglia quanto l'altra).
Nelle altre 40 attestazioni di ‛ elli ' e nelle 3 di e. il pronome è usato al singolare, per lo più anteposto al verbo (I I 8 ciascuno amico si duole del difetto di colui ch'elli ama; II 3 il parladore non lodi o non biasimi quelli di cui elli parla; IV IV 5 a queste ragioni si possono reducere parole del Filosofo ch'egli ne la Politica dice; III XI 5 Questo Pittagora, domandato se egli si riputava sapiente, negò a sé questo vocabulo), con una ridondanza analoga a quella che il lettore moderno nota nell'uso di e. di fronte a verbo impersonale (cfr. IV XXII 5 ogni animale, sì come elli è nato, razionale come bruto, se medesimo ama; XXIV 1 nullo puote dare se non quello ch'elli ha; IV 7 è chiamato Imperadore, però che di tutti li comandamenti elli è comandatore); questo uso di e. come soggetto di proposizione dipendente, per lo più relativa, in cui e. riprende un sostantivo della proposizione precedente, è appena documentato nella Vita Nuova: XXXVI 5 11 Eo non posso tener li occhi distrutti / che non reguardin voi spesse fiate, / per desiderio di pianger ch'elli hanno, sebbene in questo passo, oltretutto in poesia, non manchi il contrasto tra due soggetti, come ad es. in Cv I X 9 e questa grandezza do io a questo amico, in quanto quello [" quello che "] elli di bontade avea in podere e occulto, io lo fo avere in atto e palese. E. è posposto al verbo in IV Le dolci rime 28 e altri fu di più lieve savere, / che tal detto rivolse, / e l'ultima particula ne tolse, / che non l'avea fors'elli! (in rima con belli, quelli).
1.5. Nella Commedia, su 151 attestazioni di ‛ elli ' al singolare, più di 40 fanno parte dell'incipit di dialoghi - e di versi - ‛ ed elli a me ', che ritorna più di una ventina di volte sino al XXI canto dell'Inferno, con un massimo di 4 nel canto VII, per poi diradare, come diradano in genere le attestazioni di ‛ elli ' singolare, dalle 72 dell'Inferno, alle 46 del Purgatorio e alle 33 del Paradiso. La penultima occorrenza di ed elli a me iniziale di verso è in Pg XXVI 106 - nell'intero Purgatorio ve ne sono 10 - e l'ultima, unica in inizio di verso nella cantica, è in Pd XXXII 109 (per la posizione in interno di verso, cfr. Pd VIII 94). Altre formule di incipit, oltre le varianti ed elli (Pg XX 40), ed elli a noi (If XIII 139), ed elli a lui (Pg XXII 64), ed elli a lei (X 85), sono quelle ond'elli (X 91, Pd XXII 61, XXXI 65), ond'elli ancora (Pd VIII 115), ond'elli a me (If XXXII 100, Pg IV 61, ecc.), per ch'elli a me (Pg XV 46). Tali formule progrediscono dalla seconda cantica, sostituendo il tipo ‛ ed elli a me ', caratteristico specialmente della prima parte della prima cantica.
1.5.1. ‛ Elli ' è posposto al verbo nell'interrogazione non viv'elli ancora? di If X 68 (cfr. Pg VII 50 fora elli impedito... ?), strutturalmente diversa dall'imitazione sorpresa delle parole di D. in Elli ebbe?; e nelle formule diss'elli (If XIV 95, XXX 60, Pg I 86, XI 82, ecc.), cominciò elli (a dire), Pg II 113, IX 86, Pd XXXI 113, If IX 92. E., soggetto di verbo o locuzione impersonale in If XXII 32 com'elli 'ncontra [" avviene ", " capita "], Pd II 83 e s'elli avvien, II 85 S'elli è che questo raro non trapassi, III 91 sì com'elli avvien, XIII 70, VIII 118 E puot'elli esser, anticipa il soggetto posposto al verbo in If XXXIII 84 sì ch'elli annieghi in te ogne persona. Riprende in una proposizione relativa un soggetto precedente, in alcuni versi dalla struttura simile: Pd XXVIII 45 per l'affocato amore ond'elli è punto; XXX 12 parendo inchiuso da quel ch'elli 'nchiude; XXXIII 135 pensando, quel principio ond'elli indige; If XXXIV 34 S'el fu sì bello com'elli è ora brutto, e 79 volse la testa ov'elli avea le zanche. E. specifica, invece, un contrasto, in If XXXIII 3 La bocca sollevò dal fiero pasto / quel peccator, forbendola a' capelli / del capo ch'elli avea di retro guasto, pur riprendendo ovviamente il soggetto, quel peccator.
1.5.2. Al plurale ricorre 17 volte nella Commedia sia come soggetto (If IV 34 ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mèrcedi; X 77 S'elli han quell'arte... male appresa; e. è posposto al verbo in If XXXIII 50, forse per creare contrasto ritmico e logico tra Io non piangëa del verso precedente e piangevan elli) sia dopo preposizione, ma soltanto in rima; If III 42 ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli; Pg XXVII 138 seder ti puoi e puoi andar tra elli; Pd XII 133 Ugo da San Vittore è qui con elli: in questi ultimi casi elli è probabilmente da ritenersi il plurale di ‛ ello ' (v. 4.1.).
1.6. Fra le 12 attestazioni di e. nel Fiore (graficamente egl' in CLXXXV 5) si ricordi, per la ripresa del soggetto, XCIII 6 Ma chi venisse il fatto riguardando, / ed egli avesse alquanto sale in testa; CXXXVI 2 Ser Malabocca si fu ripentuto / di ciò ch'egli avea detto o pur pensato.
Per l'uso impersonale e prolettico cfr. XV 2 egli è ben dritto ch'a vostra domanda / i' faccia grazia; XXX 2 fornito sì com'egli era mestiere; XCIX 9 Egli è ben ver ched'i' son traditore; CXXXIII 7 egli è cosa certana; CXLIX 9 egli era tardi; CLXXI 1 E s'egli viene alcun che ti prometta.
Come plurale, e. è attestato soltanto in CXXXII 4 la cagione / ch'egli andavan sì matti e sì tapini.
Ei. - 2.1. Forma scorciata di ‛ egli ', usata per lo più di fronte al verbo, dal quale, come ‛ e ' ', può essere separata da particella pronominale o (e) da negazione; è ad esso posposta nella frase interrogativa di If X 160 perché non è ei teco ? (così la '21; l'ediz. Petrocchi e perché non è teco ?), in quella esclamativa di XXVI 11 Così foss'ei, da che pur esser dee! (implicitamente esclamativo può intendersi anche Pg XIII 76 Ben sapev'ei che volea dir lo muto [" il silenzio "], ove la tradizione del testo oscilla tra e', elli, egli). Nella locuzione ed ei è sottinteso un verbo di " dire ", " rispondere (Pg X 88, XV 127).
2.2. Con funzione di pronome personale anaforico di III singolare ricorre una volta in Vn XXXVIII 10 9 L'anima dice al cor... / Ei le risponde..., una volta nelle Rime (LVII 5 Madonna, quel signor che voi portate / ne gli occhi... / mi dona sicuranza / ... però che là dov'ei fa dimoranza / ... tragge tutta bontade / a sé), una volta nelle Rime dubbie (XIII 13 e se non fosse ch'elli allor si fugge, / sì alto chiama voi quand'ei sospira, / ch'altri direbbe: " Or sappiam chi l'ancide ") e 42 volte nella Commedia (25 nell'Inferno, 10 nel Purgatorio e 7 nel Paradiso), per lo più nella seconda sillaba del verso.
Cfr. If VIII 113 ma ei non stette là con essi guari; X 45 ond'ei levò le ciglia un poco in suso, con eguale incipit di XVI 112, XXII 109, XXIV 149, XXX 109, XXXI 100, Pg XXVII 43, Pd XX 124; If XIV 34 per ch'ei provide a scalpitar lo suolo (cfr. XXIV 122); XXII 81 Ed ei rispuose: " Fu frate Gomita... " (cfr. XXII 132, Pg XV 127, XXI 133).
2.2.1. Con e. si collegano bisticci e assonanze, tra i quali si ricordino, più evidenti, quelli di If XXII 47 domandollo ond'ei fosse, e quei rispuose; XXIV 32 ché noi a pena, ei lieve e io sospinto; XXVI 11 (v. 2.1.); XXXI 100 Ond'ei rispuose: " Tu vedrai Anteo "; Pg X 88 " se tu non torni? "; ed ei: " Chi fia dov'io... "; XVIII 127 Io non so se più disse o s'ei si tacque, e, tra i meno evidenti, quelli di If X 60 (v. 2.1.), XIII 25 Cred'ïo ch'ei credette ch'io credesse. In alcuni di questi casi l'opposizione fonica si assomma a quella logica, nel contrasto tra ei e io.
2.3. Con funzione di pronome anaforico di III plurale e. ricorre 23 volte nella Commedia, in 9 delle quali occupa la prima o la seconda sillaba del verso: If IV 34 ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi, e 101; X 49 S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte (cfr. XXVI 64); XX 33 per ch'ei gridavan tutti: " Dove rui...? "; XXII 101 sì ch'ei non teman de le lor vendette; XXIII 17 ei ne verranno dietro più crudeli; XXXIII 59 Ed ei, pensando ch'io 'l fessi per voglia / di manicar; Pg II 50 ond'ei si gittar tutti in su la piaggia; Pd XVI 44 Chi ei si fosser e onde venner quivi è l'unica attestazione di e. nella terza cantica, mentre ricorre 18 volte nell'Inferno e 4 nel Purgatorio: non è casuale la corrispondenza con il progressivo rarefarsi di e. (v. 2.2.), anche come pronome di terza singolare, attraverso la Commedia.
E'. - 3.1. Forma scorciata di ‛ ei ' (v.), è usato di fronte a forme verbali sia di terza singolare che di terza plurale. Al singolare forma anche il soggetto di espressioni verbali impersonali, secondo una tradizione che affiora, ad es., nel senese Folcacchiero Tutto lo mondo 5 " E' pare ch'io viva i[n] noia de la gente ".
3.2. Nella Vita Nuova ricorre 6 volte, nei soli capitoli dal XXXII al XXXVIII, 2 volte al plurale (XXXII 5 4 e s'e' non fosser, XXXIV 2 E' riguardavano quello che io facea) e 3 al singolare, una volta con funzione prolettica (XXXIII 7 14 E' si raccoglie ne li miei sospiri / un sòno di pietate), una come soggetto di locuzione impersonale (XXXV 3 E' non puote essere che con quella pietosa donna non fia nobilissimo amore) e una con funzione anaforica (XXXVIII 7 ne la seconda [parte] dico come l'anima... dice al cuore... ne la terza dico com'e' le risponda).
3.3. Nelle Rime ricorre 9 volte, di cui due al plurale (LXV 12 ed e' son chiusi, LXXXIII 45 E' parlan con vocaboli eccellenti, a inizio di verso), una all'impersonale (LXVII 1 E' m'incresce di me sì duramente, con cui il Contini [Poeti II 582] confronta Lapo Gianni Donna, se 'l prego 37 " Donna, e' mi dole ancor ". Con e' prolettico inizia un sonetto, forse di Cino da Pistoia, relegato tra le Rime spurie, E' non è legno di sì forti nocchi) e sei volte come pronome di richiamo (LXVI 3 raccomando lo spirito che more: / e' se ne va si dolente; e LXXVII 6 la gente si guarda da lui, / chi ha borsa a lato, là dov'e' s'appressa: si osservi qui, come in Vn XXXVIII 7 [v. 3.2.] il contrasto tra l'accentazione rizotonica di ‛ dove ', ‛ come ' e quella suffissale di ‛ com 'e ', ‛ dov 'e ', a sua volta distinta nell'articolazione della vocale tonica dalla pronuncia di ‛ com 'è ', ‛ dov ' è '; CIII 35 E' m'ha percosso in terra, a inizio di verso; CIV 97 s'elli avvien che tu alcun mai truovi / amico di virtù, ed e' ti priega, per la cui posizione cfr. LXV 12; Rime dubbie X 14, XIII 5 a inizio di verso).
3.4. Nel Convivio ritorna 3 volte nelle canzoni e altre 5 in citazioni da queste stesse. Riprende un soggetto precedente in II Voi che 'ntendendo 26 sed e' non teme angoscia di sospiri; è soggetto di impersonale in III Amor che ne la mente 9 E certo e' mi conven lasciare in pria, e 73 Canzon, e' par che tu parli contraro / al dir d'una sorella che tu hai: questo congedo viene non soltanto citato, ma anche rielaborato nella prosa (IX 4 O canzone, che parli di questa donna cotanta loda, e' par che tu sii contraria ad una tua sorella).
3.5. Nella Commedia ricorre 18 volte al singolare, come soggetto d'impersonale, soltanto in If XVI 115 E' pur convien che novità risponda, e Pd XXXIII 79 E' mi ricorda ch'io fui più ardito, in ambo i casi a inizio di verso; altrove ha funzione anaforica: If XI 69 questo baràtro e 'l popol ch'e' possiede; XIII 144, XXVII 100, XXXIII 21, Pg III 55, VI 21, VII 11, XXI 24, 120 e 131, XXIV 54 a quel modo / ch'e' ditta dentro vo significando; Pd V 21 e 126, XII 9, XIII 122, XXX 103, XXXIII 79.
Al plurale ne è notevole l'uso in inizio di proposizione: If XII 104 E' son tiranni / che dier nel sangue e ne l'aver di piglio. Altre attestazioni in If XVI 86, XXI 131 e 135, XXIII 53, XXX 89 Io son per lor tra sì fatta famiglia; / e' m'indussero a batter li fiorini (in inizio di verso e con riferimento a lor del verso precedente; v'è una certa analogia con Pd XX 36 quelli onde l'occhio in testa mi scintilla, / e' di tutti lor gradi son li sommi, unico esempio in cui e' è distaccato fortemente dal predicato verbale); Pg X 104.
3.6. Nel Fiore le attestazioni di e' soggetto di espressione impersonale (LIV 13 ched e' v'ha gran periglio; LXXVII 7 ched e' gli ne increscesse; LXX 12 E' non ha guari ch'i' ne son venuto; LXXVI 3 ched e' vi piaccia, da confrontare soltanto con l'ircocervo linguistico di Rime dubbie V 17 ma e' mi piace che li dardi e i stocchi / semper insurgant contra me de limo) sono meno frequenti di quelle in cui e' anticipa un sostantivo con funzione di predicato nominale, secondo una struttura forse popolareggiante del verso, non frequente in D.; cfr. XXIX 3 ched e' non era suo intendimento; LVII 10 chéd e' non è nessuna sì attempata; LXV 9 Chéd e' n'è ben alcuna sì viziata; XCII 3 ched e' non è nessun sì gran prelato; XCIV 9, CCXXII 9 chéd e' non è più gioia che ben amare; per quest'uso di e' dopo ched in principio di verso cfr. G. Cavalcanti Certe mie rime 9 " ched e' non prenda sì gran smarrimento "; Dante, un sospiro 4 " ched e' non fosse in compagnia d'amore ". Soltanto tre volte sembra attestato al plurale (LVIII 13 ma e' son esca per ucce' pigliare, XC 1, CXII 2) e altrettante come pronome di richiamo (VIII 14, CLXXII 9 E quand'e' ti farà più pregherìa, CXCVI 10). Non si confonda questo uso di e' con l'omografa abbreviatura di ‛ eo ', " io ": Cv 6 ch'e' son mastro divino, / e le cose sacrete m'indovino (cfr. XXXV 2, LI 8, CXLVI 11, CXLIX 5, CLIII 2), attestato soltanto nel Fiore.
Ello. - 4. Attestato una sola volta nella Vita Nuova (XXXVII 3 propuosi di fare uno sonetto, e di comprendere in ello questa orribile condizione), due volte nelle Rime dubbie (III 3 2 Donne, i' non so di ch'i'mi prieghi Amore, / ch'ello m'ancide, XX 8 ché non potria senz'ello [pensiero d'amore] gioia avere), dieci volte nel Convivio, in una delle quali in un'integrazione (IV XIV 13 E se la oblivione del suo basso antecessore non fosse venuta, sì come si suppone, ed ello fosse grande di nobilitade), il pronome personale e. ritorna 10 volte nella Commedia (6 delle quali in rima; v. 4.1.), cioè 7 volte nell'Inferno, 1 nel Purgatorio e 2 nel Paradiso. In un'attestazione del Convivio e. è soggetto di una locuzione impersonale (III Amor che ne la mente 89 s'ello v'è a grato) e in un'altra anticipa il predicato nominale: II VI 4 se ello è beneficio, esso che lo riceve si mostri conoscente inver lo benefattore; e s'ella è ingiuria... (v. 5.1.2.).
4.1. Nella Commedia è preceduto da preposizione in 5 occorrenze, tutte in rima (da ello, If XXXII 124, XXXIV 51; sovr'ello, XXIX 23; con ello, Pg XXIX 117, Pd IV 11); funge da soggetto in If XVIII 88 Ello passò per l'isola di Lenno (varianti: Esso, Elli); XXII 94 i' temo ch'ello / non s'apparecchi; XXIV 121 il domandò poi chi ello era (varianti elli, egli); XXVIII 57 s'ello non vuol qui tosto seguitarmi (varianti elli, egli; ma ello può esser qui sintomo di una coloritura dialettale, perché la persona cui si riferisce Maometto è il piemontese fra Dolcino, ed elo è forma già anticamente diffusa nell'Italia settentrionale); Pd XXXI 45 e spera già ridir com'ello stea (varianti elli, egli, ella).
4.2. Anche quando si riferisce a un oggetto o a un atteggiamento (il carro di Pg XXXI 117, il desir di D., in Pd IV 11), questo pronome (non privo di antecedenti letterari siciliani: cfr. Iacopo da Lentini Chi non avesse mai 5 " ma s'ello [" egli "] lo toc〈 c >asse in alcun loco "), li presenta personificati, e il suo valore è in genere più " egli " che " quello ": così nel Convivio (ove ello indica un soggetto umano in II IX 5 sì come quello che mira riceve la forma ne la pupilla... così... la sua forma se ne va in quello ch'ello mira; III IV 7 non dovemo lodare l'uomo per biltate che abbia da sua nativitade ne lo suo corpo, ché non fu ello di ciò fattore; XI 3 E che ello [Numa Pompilio] fosse in quel tempo, pare che ne tocchi alcuna cosa Tito Livio), in II XIV 1 ello ci mostra di sé due visibili cose, il pronome e. chiaramente personifica il Cielo stellato, che mostraci l'uno de li poli, e l'altro tiene ascoso; e mostraci uno suo movimento... e un altro... quasi ci tiene ascoso.
Ella. - 5.1. Il femminile singolare e., usato per lo più con funzione di soggetto, ma anche dopo preposizione, ricorre 43 volte nella Vita Nuova, 54 nelle Rime, 68 nel Convivio, 104 nella Commedia e 17 nel Fiore. Nelle opere in prosa la forma scorciata ‛ ell ' è accolta dagli editori soltanto in Cv II X 9 però ch'ell'apre, e III XIV 12 com'ell'avvalora e accende. Le altre probabili letture ' ell' ' ricorrono, infatti, in poesia: Vn XXII 16 12 Ell'ha nel viso e XL 10 12 Ell'ha perduta; Cv II Voi che 'ntendendo 46 Mira quant'ell'è pietosa e umile. Sia in queste opere sia nelle Rime la grafia ‛ ell ' ', che sembra egualmente da preferirsi davanti ad ‛ ha ' (LXXIII 3), ‛ è ' (LXXV 11, LXXXIII 15 ell'è verace insegna: a inizio di verso, con ritmo ascendente come negli esempi citati della Vita Nuova e, come vedremo, in alcuni della Commedia), è da collegarsi con il mancato coincidere dell'accento ritmico con la sillaba iniziale di e.: cfr. CII 4 e poi s'accorse ch'ell'era mia donna, e 7 sì che non par ch'ell'abbia cor di donna. Inversamente, è preferita la lettura e. anche di fronte a ‛ è ', ad es. in XC 50 guarda la vita mia quanto ella è dura; XCI 10 quella vertù che natura mi diede / nol sosterria, però ch'ella è finita; CI 26 Io l'ho veduta già vestita a verde / sì fatta, ch'ella avrebbe messo in petra / l'amor ch'io porto. Anche nella Commedia le oscillazioni grafiche tra e. ed ‛ ell ' (ricorre 12 volte nelle edizioni correnti) riguardano If II 11 guarda la mia virtù s'ell'è possente (Mad sela e, scil. s'ella è); Pd VII 108 de la bontà del core ond'ell'è uscita (Ash ondela escita, scil. ond'ella è 'scita); XIV 15 etternalmente sì com'ell'è ora (come ella è, in varie tradizioni); XXV 46 dì quel ch'ell'è (dì quel ch'ella è, in varie tradizioni), ma non If V 58 Ell'è Semiramìs, di cui si legge; Pg XXVII 106 Ell'è d'i' suoi belli occhi veder vaga; Pd III 86 ell'è quel mare al qual tutto si move. Inversamente, alla preferibile lettura e. si affianca quella scorciata, ad es. in Pg VII 12 Ella è... non è... (Co, Ham, Pr elle, scil. ell'è); Pd XXXI 33 ond'ella è vaga (Parm. elle vaga, scil. ell'è vaga).
5.1.1. E. è, si potrebbe dire, il pronome di Beatrice, con il quale questa gentilissima viene indicata in 36 su 40 occorrenze nella Vita Nuova. Che il denominatore comune di e. sia il riferimento a gentilezza e a un non so che di soprannaturale, dimostrano le 4 attestazioni restanti: in IX 1 e. si riferisce alla gentile donna schermo de la veritade (V 3); in XVIII 3 a una delle gentili donne cui D. confessa lo fine... novissimo del suo amore; in III 8, dell'ora ne la quale... era questa visione apparita, D. dice ch'ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte, un'ora ricca di simboli e valori particolari, miracolosa come Beatrice: anch'ella era uno nove, cioè uno miracolo (XXIX 3); infine, XXIII 24 51 mi parve vedere a poco a poco / turbar lo sole e apparir la stella, / e pianger elli ed ella.
Anche nella Commedia la maggior frequenza di e. (18 volte in Inferno, 40 in Purgatorio, 46 in Paradiso) comincia dal canto XXX del Purgatorio (in XXVIII 67 Ella ridea da l'altra riva; ai vv. 77 e 88 e. si riferisce a Matelda), in chiaro collegamento con l'apparizione della nuova guida di D.; cfr. Pg XXX 80 com'ella parve a me, 82 Ella si tacque, 100 Ella, pur ferma in su la detta coscia, XXXI 37 Ed ella (così in Pd Il 61, XXIV 34); XXXII 86 Ond'elta (a me, XXXI 22, Pd I 100, III 42), e Pd II 52 Ella sorrise, XVIII 20, XXIII 35 Ella mi disse. Tra i versi dalla struttura similare si ricordino Pd I 85 Ond'ella, che vedea me sì com'io; XXI 49 Per ch'ella, che vedëa il tacer mio; XXVII 103 Ma ella, che vedëa 'l mio disire. Questa caratteristica formale, che si apre con Vn II 2 Ella era in questa vita già stata tanto, II 8 Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di deo, e ha il suo apice in XXVI 5 2 quand'ella altrui saluta, e 5 Ella si va, sentendosi laudare (e, nella ‛ ragione ', XXVI 8 questa mia donna venne in tanta grazia, che non solamente ella era onorata e laudata, ma per lei erano onorate e laudate molte), si chiude con la spaurita domanda di D.: " Ov'è ella? " (Pd XXXI 64).
5.1.2. Neppure nel Convivio mancano tracce di questo uso di e., ad es. in I XII 6 e 13, II XII 6-7 E imaginava lei fatta come una donna gentile... E da questo imaginare cominciai ad andare là dov'ella si dimostrava veracemente; III Amor che ne la mente 41-45 Quivi dov'ella parla si dichina / un spirito da ciel, che reca fede / come l'alto valor ch'ella possiede / è oltre quel che si conviene a nui. / Li atti soavi ch'ella mostra altrui / vanno chiamando Amor. Ovviamente, a queste attestazioni di e. se ne affiancano altre meno caratterizzabili in tal senso, nelle quali e. funge da pronome anaforico: III V 9 se una pietra potesse cadere da questo nostro polo, ella cadrebbe... nel mare Oceano; IX 16 la stella puote parere non com'ella è; IV II 7 la nostra mente, in quanto ella è fondata sopra la complessione del corpo; V 4 la ottima disposizione de la terra si ha quando ella è monarchia.
5.1.3. Nella Commedia e. si riferisce anche a entità o cose femminili, reali o personificate: tale può ritenersi la costa, là dov'ella / frange più sua rattezza, onde è nato s. Francesco (Pd XI 50) o il cielo di Venere, la stella / che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio, di cui D. dice di non essersi accorto del salire in ella (Pd VIII 13).
5.2. Il plurale ‛ elle ' ricorre 5 volte nella Vita Nuova, 13 nel Convivio, 2 nelle Rime, 5 nella Commedia (4 nell'Inferno, a inizio di verso: III 67 Elle rigavan, e VI 37 Elle giacean) e 5 nel Fiore (in CCIV 2 sembra preferibile la grafia quand'ell'udiron quel villan gridare).
El. - 6.1. Attestata in prosa una sola volta (Cv III IV 9 per difetto de la vertù da la quale trae quello ch'el [il nostro intelletto] vede), questa forma scorciata di ‛ elli ' ricorre, invece, 3 volte nelle Rime, 1 nelle Rime dubbie e 80 volte nella Commedia: come ‛ ei ' (v.), di cui el è più frequente, funge da soggetto di espressione verbale impersonale (Rime dubbie XV 12 e s'el v'aggrada; If X 97 El par che voi veggiate; XXXII 98 El converrà che tu ti nomi; Pg VI 28 El par che tu mi nieghi; XX 101 ma com'el s'annotta) e, in un solo caso, da prolessi del soggetto, collocato dopo il verbo: If XXVIII 7 S'el s'aunasse ancor tutta la gente.
6.2. El si riferisce a soggetti animati di vario valore: dal Cristo (nel verso ricco di assonanze di Pd XIX 105 vel pria vel poi ch'el si chiavasse al legno, di una parte della tradizione del testo, cui il Petrocchi preferisce né pria né poi ch'el si chiavasse al legno) a Lucifero (If XXXIV 34 S'el fu sì bel com'elli è ora brutto), dall'angelo nunziante (Pg X 40 Giurato si saria ch'el dicesse " Ave! ") al gigante Fialte (If XXXI 86 A cigner lui qual che fosse 'l maestro, / non so io dir, ma el tenea soccinto / dinanzi l'altro e dietro il braccio destro).
6.3. Anche per quanto riguarda la posizione di el nel verso, l'uso nella Commedia è affine a quello di ‛ ei ' (v.): quasi sempre anteposto al verbo, tranne in cominciò el (If IX 8, Pg XVII 92, XXIV 44) e in diss'el, inserito nel discorso diretto (If XXXIII 142) o ad esso posposto (Pg I 42, XXIV 82: ma la tradizione reca in questi casi anche diss'ei, forse diss'e', e diss'elli), el ritorna 29 volte in inizio di verso (Pg XXIV 37 El mormorava; e non so che " Gentucca " / sentiv'io là, ov'el sentia la piaga; If XXXII 115 El piange qui l'argento de' Franceschi; X 97, XV 46, XVI 121, XXV 16, Pg I 112 - con cui cfr. XXVI 139 e Pd XVIII 28 -, III 7, VI 7) o nella prima sillaba del verso (If XIX 81 ch'el non starà piantato coi piè rossi; cfr. XXVI 38, XXXI 128, Pg XVIII 117, Pd XI 56 e 111; per s'el, cfr. If XXVIII 7, XXXIV 34) o nella seconda sillaba del verso, dopo le seguenti iniziali: ed, If X 31 e 35, XIX 52, XXXIV 71, Pg II 51, XII 13, XIV 132, Pd XV 140; ond', Pg XXXI 116: cfr. Caccia da Siena Per forza di piacer 26 " ond'el si move a far tanta amistate "); diss', Pg I 42; dov', If XXIII 6; com', XXIV 101; pur, XXVII 12; ma, XXI 72.